martedì 1 agosto 2023
Che ruolo giocano gli oligarchi russi nella guerra contro l’Ucraina? Loro vorrebbero convincere gli altri che non hanno nulla a che fare con il conflitto e, per farlo, mantengono un silenzio assordante da un anno e mezzo su ciò che sta accadendo, o peggio, cercano di contestare le sanzioni loro imposte, rilasciando interviste fumose e ingarbugliate che tentano di confondere le idee agli interlocutori.
Tuttavia, almeno 81 dei 200 russi più ricchi, inseriti dalla rivista Forbes nell’ultima classifica prebellica, hanno partecipato apertamente alle forniture all’esercito russo. Questi uomini d’affari sono ora sotto sanzioni, ma solo 14 fra loro lo sono in tutti i Paesi occidentali.
L’importo totale dei contratti sottoscritti, a partire dal 2014, dalle loro imprese con l’industria della difesa russa durante il conflitto militare in Ucraina è enorme: almeno 220 miliardi di rubli, pari a quasi 3 miliardi di dollari.
Proiettili e sistemi d’arma, fabbricati grazie a questi oligarchi, sono stati utilizzati contro l’Ucraina, incluse le città di Bucha, Vinnytsia e Mariupol, sottolineano gli investigatori.
The Project, gruppo di giornalisti investigativi russi, ha rivelato in che modo esattamente gli uomini d’affari citati nell’indagine stanno aiutando l’esercito russo.
Solo per fare un esempio, il Teatro Drama di Mariupol, in cui vennero uccisi centinaia di cittadini ucraini, è stato distrutto dalle bombe aeree Fab-500. Per creare questa tipologia di ordigno, le imprese di Oleg Deripaska (En + Group) e Viktor Vekselberg (Renova) forniscono polvere di alluminio.
I transistor vengono forniti all’esercito russo dalla società Angstrem, mentre gli avviatori per motori elettrici sono spediti da Jsc Mez Uralelektro. Entrambe queste aziende sono di proprietà dell’Afk Sistema Pao, una grande società conglomerata russa fondata da Vladimir Yevtushenkov.
Secondo l’inchiesta, tra gli uomini d’affari russi che si sarebbero arricchiti rifornendo l’esercito russo figurerebbero anche: Alexey Mordashov (Severstal), Vladimir Potanin (Norilsk Nickel), Vagit Alekperov (Lukoil), Mikhail Fridman (LetterOne), Roman Abramovich (Millhouse), Gennady Timchenko (Novatek), Alisher Usmanov (Usm), Yuri Kovalchuk (Banca di Russia), Arkady Rotenberg (Mostotrest) e altri.
Lo stabilimento dell’impresa statale “Y.M. Sverdlov”, nella regione di Nizhny Novgorod, è responsabile del “caricamento” dei missili anticarro 9M117M1-3 Arkan. I prodotti chimici necessari per la sua realizzazione sono forniti prevalentemente dalla Uralchem di Dmitry Mazepin (150mo posto nella classifica di Forbes). Si tratta di: acido nitrico, nitrato di ammonio e soluzione acquosa di ammoniaca. A sua volta, Sibur, una società petrolchimica russa che appartiene a Leonid Mikhelson (5° posto nella graduatoria di Forbes), Gennady Timchenko (6° posto) e altri uomini d’affari, ha fornito alcol isottilico indispensabile per la produzione dei missili. Le polveri di alluminio necessarie sono invece prodotte dalla società Rusal Ural di Viktor Vekselberg e Oleg Deripaska (rispettivamente al 20° e al 37° posto nella classifica di Forbes).
Per quanto riguarda le armi leggere dell’esercito russo, i comproprietari dell’azienda Kalashnikov fino alla fine del 2017 erano: Iskander Makhmudov (19° posto), Andrey Bokarev (59° posto) e il viceministro della Difesa Alexey Krivoruchko. L’acciaio viene fornito alla Kalashnikov dalla Severstal di Alexey Mordashov.
I servizi per l’assicurazione delle attrezzature militari dell’esercito russo in Ucraina sono forniti dalle compagnie Sogaz di Yuri Kovalchuk e Alfastrakhovanie, che appartiene a Mikhail Fridman, German Khan, Alexey Kuzmichev, Petr Aven e Andrey Kosogov. In particolare, quest’ultimo ha assicurato gli automezzi di ben 65 unità militari e altre organizzazioni collegate alla Guardia nazionale e al Ministero della Difesa.
Solo un oligarca, Oleg Tinkov, si è recentemente opposto alla politica delle autorità russe, rinunciando alla cittadinanza della Federazione Russa, dopodiché la Gran Bretagna gli ha revocato le sanzioni. Tuttavia, gli investigatori sottolineano come l’uomo d’affari abbia manifestato la sua posizione contro la guerra solo dopo l’inizio dell’aggressione russa su vasta scala in Ucraina, e che, prima di allora, quando viveva ancora in Russia, aveva sempre dichiarato sostegno a Vladimir Putin.
Questa investigazione ha analizzato i contratti conclusi dal governo con imprese parzialmente o interamente possedute da oligarchi russi, dall’inizio della parziale occupazione del territorio dell’Ucraina. È importante considerare che dopo il 2017, approfittando dei cambiamenti nella legislazione russa, il Ministero della Difesa e gli impianti militari hanno iniziato a classificare in modo massiccio i loro contratti; quindi, la maggior parte dei contratti che sono stati trovati dagli investigatori si riferiscono al periodo 2014-2018. Con ogni probabilità, il numero reale di uomini d’affari russi che trae profitto dalla guerra è molto più alto.
(*) Docente universitario di Diritto Internazionale e Normative sulla sicurezza
di Renato Caputo (*)