La Cina ha venduto segretamente l’equipaggiamento militare alla Russia

martedì 25 luglio 2023


Nonostante i suoi appelli alla pace, nell’ultimo anno la Cina ha aumentato attivamente il commercio di beni – a duplice scopo – con la Russia, in particolare aiutando Mosca a ottenere tecnologie occidentali non disponibili per la Federazione Russa a causa delle sanzioni. Secondo i dati delle dogane russe e cinesi, quest’anno la Russia ha importato droni dalla Cina per un valore di oltre 100 milioni di dollari. Anche le esportazioni cinesi di ceramica verso la Federazione Russa, un componente utilizzato nei giubbotti antiproiettile, sono aumentate del 69 per cento (oltre 225 milioni di dollari).

“Ciò che è molto chiaro è che la Cina, nonostante tutte le sue affermazioni di essere un attore neutrale, in realtà sostiene le posizioni della Russia in questa guerra”, ha affermato Helena Legarda, analista specializzata in Difesa e Politica estera cinese del Mercator Institute for China Studies, un think tank di Berlino.

Le importazioni di beni cinesi a duplice uso in Russia sono spesso effettuate tramite società di comodo, create per mascherare le attività commerciali. Tali importatori spesso portano i tratti distintivi delle società “di un giorno”, come sono note le società di comodo in Russia, istituite da attori che vogliono nascondere i loro affari. Tendono a essere ubicate presso oscuri indirizzi residenziali e hanno poco personale o pochi beni. I loro rendiconti finanziari, spesso, non riportano i livelli di fatturato che i documenti doganali implicherebbero. Ad esempio, una di loro, denominata Silva, ha ordinato 100mila giubbotti antiproiettile ed elmetti alla società Shanghai H-Win. Secondo i registri pubblici, Silva è stata registrata solo lo scorso settembre. Ha riportato entrate pari a zero per il 2022. Una ricerca su Google Street View del suo indirizzo a Ulan-Udė, la capitale della Buriazia, porta i visitatori in un condominio fatiscente.

Altro importatore sui generis è la Pozitron, una società con sede a Rostóv sul Don. Secondo i dati doganali condivisi da Import Genius, ha importato più di 60 milioni di dollari di “caschi softair”, “ceramiche varie” e altri articoli dall’azienda cinese Beijing KRNatural a novembre e dicembre 2022. Questi flussi sono verificabili con le dichiarazioni di conformità presentate, tra fine ottobre e dicembre 2022, da Pozitron per un totale di 100mila caschi. Le dichiarazioni rivelano anche che Pozitron ha anche acquisito, lo scorso dicembre, un vasto assortimento di droni dalla multinazionale cinese Sz Dji Technology Co., Ltd. Sebbene la quantità non sia chiara, i modelli specificati includono quelli noti per essere stati utilizzati nel teatro di guerra ucraino, come il quadricottero Mavic 2 Enterprise Advanced di Dji o il drone leggero Mini 2. Secondo la sua dichiarazione finanziaria, Pozitron, che è stata fondata solo nel marzo 2021, sta vivendo ottimamente la guerra in Ucraina: i suoi ricavi sono passati dai 31 milioni di rubli, circa 400mila dollari, nel 2021 a 20 miliardi di rubli, quasi 300 milioni di dollari, nel 2022.

Nel caso dei droni, il produttore cinese Dji afferma di aver interrotto i legami con la Russia e di “impedire attivamente l’uso dei suoi prodotti in combattimento”. Tuttavia, una ricerca su Import Genius mostra che una società cinese chiamata Iflight ha continuato a spedire droni Dji alla Nebesnaya Mechanika via Hong Kong, a cura di una società locale chiamata Lotos. L’ultima spedizione è stata consegnata lo scorso 10 ottobre.

Come osserva la pubblicazione, il commercio di giubbotti antiproiettile, droni e termocamere tra Cina e Russia evidenzia la vulnerabilità delle sanzioni occidentali, poiché queste attrezzature rientrano nella categoria dei beni dual use. Shanghai H-Win, come altre società cinesi che producono apparecchiature a duplice uso, ha registrato un’impennata degli affari dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia. Secondo una recente analisi del Kse Institute, un think tank affiliato alla Kyiv School of Economics, più del 60 per cento dei componenti critici importati nelle armi russe trovate sul campo di battaglia provenivano da società statunitensi.

È una questione che il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha sollevato durante la sua visita a Pechino lo scorso mese. Ha detto ai giornalisti che la Cina aveva assicurato che “non fornirà assistenza letale alla Russia per l’uso in Ucraina”. Blinken, tuttavia, ha espresso “preoccupazioni continue” circa il fatto che le aziende cinesi possano fornire pure della tecnologia statunitense che la Russia può utilizzare per far avanzare la sua aggressione in Ucraina.

(*) Docente universitario di Diritto Internazionale e Normativa sulla Sicurezza


di Renato Caputo (*)