Haiti, l’isola dimenticata

venerdì 21 luglio 2023


L’opinione pubblica è inguaribile. La malattia è il catto-socialismo dei media. Ricordate gli alti pianti dei giornali pietisti all’indomani del devastante terremoto di Haiti del 2010? Ci furono oltre 220mila morti, tutto il mondo si incoccodrillò di lacrime, qualcuno fece utili donazioni, altri si ripromisero di farle, ma poi sull’Isola cadde il silenzio.

Eppure – se possibile – la situazione è ancora peggiorata: Haiti ha uno Stato inesistente, un’economia defunta, una miseria tale che gli haitiani non hanno nemmeno il denaro per emigrare (il 54 per cento degli abitanti vive con meno di un dollaro al giorno). Poi c’è il paradossale Paradiso terrestre dell’altra metà dell’isola, Santo Domingo. Neanche Dante poteva immaginare che Paradiso e Inferno potessero convivere fianco a fianco.

Gli haitiani sono nella condizione descritta nella parabola del ricco e di Lazzaro (Evangelo di Luca 18, 19:31), che non è una parabola catto-comunista come certa esegetica fa credere, ma ci porta nel campo delle situazioni rovesciate: il ricco vive splendidamente, mentre alla porta del suo palazzo giace Lazzaro, povero e pieno di ulceri. Poi muore Lazzaro, e dopo spira anche il ricco che finisce nell’Ades infernale. Segno che la vita non è mai stabile. Il ricco dal suo angolo d’inferno vede Lazzaro che riposa nel “seno di Abramo”, cioè nel Paradiso provvisorio prima del Giudizio finale, così come l’Ades precede il “lago di fuoco”, l’inferno senza fine. Il ricco chiede ad Abramo di mandargli Lazzaro per alleviargli le pene. Invano. Se la vita umana è instabile, nella visione giudaico-cristiana la condizione post-umana è invece definitiva (sia essa una Vita Nova oppure una laica Mai-più-vita).

Ebbene, l’haitiano vive in pieno sia la condizione in vita di Lazzaro, sia la condizione in morte del ricco. Dal suo Sheol guarda l’altra Nazione sulla stessa Isola – Santo Domingo – come un luogo felice. Per giunta, dalle parti di Port-au-Prince si vive un’altra iattura: la dittatura del vudù politico. Il vudù è una religione derivata dall’animismo africano trasportato nelle Antille e lì contaminatosi col cattolicesimo. Le divinità sono i Loa, detti anche Papa. Papa Ghebe presiede alla comunicazione tra vivi e morti.

I Tonton macoutes haitiani sono sia la denominazione locale dell’uomo nero, figura magica di uomo che rapisce i bambini diffusa ovunque, sia il nome popolare del gruppo paramilitare della Milice Voluntaire de la Sécurité Nationale, creata dal vudù-dittatore François Duvalier, noto anche come Papa Doc, che riuscì nel difficile compito di aggiungere, al pessimo colonialismo francese e in seguito statunitense, la violenza statale, sopprimendo ogni sogno di uno sviluppo verso la democrazia e la libertà.

Non si può capire il potere di Duvalier e la stessa vita di Haiti senza comprendere quanto sia centrale la cultura magico-religiosa nella vita di quella, pur solare, isola caraibica. Dopo aver superato un coma diabetico, facendosi curare nella base statunitense di Guantanamo, Duvalier cominciò ad agghindarsi e mostrarsi in pubblico con un cappello a cilindro e una marsina neri, con gli occhiali scuri e un sigaro in bocca, il che corrisponde all’iconografia tradizionale del Baron Samedi, la divinità che nel vudù guida i morti nel viaggio verso l’aldilà.

Gran parte degli haitiani, già devastati da fallite rivoluzioni castriste e dai Tonton macoutes, finirono per credere che Duvalier fosse Baron Samedi in persona. Il terrore della popolazione aumentò ancora, come se nel Medio Evo Satana fosse diventato Imperatore del Sacro Romano Impero (in fondo, Il Maestro e Margherita di Michail Afanas’evič Bulgàkov parla delle forme paranormali di cui il potere si veste, a volte, per sottomettere le persone). Del resto, Papa Doc fu chiamato così perché, dopo la laurea in Medicina, aveva “magicamente” debellato la framboesia ad Haiti, usando le ancora sconosciute penicilline.

Così, questo “rispetto” del potere del vudù ad Haiti è diffuso anche nelle pochissime famiglie colte e agiate. Negli anni Ottanta conobbi all’Università di Bologna, dove stavo facendo una ricerca per la Rai sul mondo magico, uno studente in Medicina haitiano, figlio di un ambasciatore. Cercai di ottenere da lui informazioni sul vudù e sulla “medicina” tradizionale afro-haitiana su cui era molto edotto. Fu complicato: si rinchiudeva, dimostrava paura e comunque un “rispetto” estremo che comunque, ça va sans dire, è bene avere sempre quando si affrontano temi riguardanti l’inconscio collettivo o le culture magiche.

Dopo il terremoto, due devastanti uragani, un’epidemia di colera, l’assassinio di un presidente e una fame cui sopperisce la sola Onu, che altro possiamo aggiungere? Il controverso finanziere minerario canadese Frank Giustra, presidente del Fiore Group, ha fondato “Acceso”, fondazione che supporta l’agri-business (che non è una parolaccia ma serve a creare aziende agricole in aree depresse) in Colombia, El Salvador e Haiti.

Dal 2020 dirige l’International Crisis Group. Su Haiti Giustra dice: “È impossibile capire il livello di sofferenza degli haitiani dopo tutto quello che hanno passato in poco più di un decennio, che è avvenuto in luoghi in cui il dominio imposto dalle bande criminali è totale e include anche parte della polizia, che per il resto è impotente. I cittadini haitiani sono arrivati a richiedere l’arrivo di truppe internazionali per combattere e sradicare le gang criminali, il che non è cosa immediata e comunque prevede un addestramento completo della polizia locale”.

Haiti, inoltre, ha il più alto livello di insicurezza al mondo per quanto riguarda gli alimenti: non c’è mai certezza sulla presenza di cibo nel giorno seguente, al di là della possibilità di pagarlo o meno. Il 50 per cento della popolazione non ha modo di pagare il pane e il 22 per cento dei giovani è denutrito. A ciò si accompagna la compresenza del colera.

Forse il poeta Guido Gozzano profetizzava l’Haiti di oggi quando scrisse La più bella?

Ma bella più di tutte l’Isola Non-Trovata:

quella che il Re di Spagna s’ebbe da suo cugino

il Re di Portogallo con firma sugellata

e bulla del Pontefice in gotico latino.

L’Infante fece vela pel regno favoloso,

vide le fortunate: Iunonia, Gorgo, Hera

e il Mare di Sargasso e il Mare Tenebroso

quell’isola cercando… Ma l’isola non c’era.

(…) S’annuncia col profumo, come una cortigiana,

l’Isola Non-Trovata… Ma, se il pilota avanza,

rapida si dilegua come parvenza vana,

si tinge dell’azzurro color di lontananza…


di Paolo Della Sala