Mosca vuole esportare la fame nel mondo

martedì 18 luglio 2023


L’ultima nave che ha lasciato il porto di Odessa, come parte dell’accordo sul grano, è partita domenica mattina. Di recente, la Russia ha regolarmente minacciato di interrompere il funzionamento del corridoio del grano, nonostante gli appelli delle Nazioni Unite e della Turchia, che sono diventate mediatrici dell’accordo. La decisione di Mosca di non estendere l’accordo sull’esportazione del grano ucraino attraverso il Mar Nero è ora definitiva e non sono previsti ulteriori colloqui: lo ha riferito l’agenzia di stampa russa Tass, citando un alto funzionario di Mosca all’Onu.

Il presidente Volodymyr Zelensky ha affermato che l’Ucraina è pronta a continuare l’“accordo sul grano” senza la Russia e invierà segnali appropriati ai mediatori dell’accordo: le Nazioni Unite e la Turchia. Lo ha riferito Serhiy Nikiforov, addetto stampa del presidente Zelensky, sintetizzando quanto detto dal leader ucraino in un’intervista.

“Avevamo due accordi: il primo siglato tra Ucraina, Turchia e Onu; e il secondo sottoscritto dalla Russia con la Turchia e l’Onu. Pertanto, quando la Russia dice che si sta fermando, rompe i suoi accordi con il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres e con il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Non con noi. Noi non avevamo accordi con loro”, ha spiegato il presidente ucraino.

Dopo il segnale ufficiale della Federazione Russa sulla risoluzione degli accordi, Zelensky ha incaricato il Ministero di preparare comunicazioni ufficiali alle Nazioni Unite e alla Turchia “affinché rispondano – ha commentato Zelensky – se sono pronte a portare avanti la nostra iniziativa”.

“Anche senza la Federazione Russa, bisogna fare di tutto per poter utilizzare questo corridoio del Mar Nero. Non abbiamo paura. Le compagnie proprietarie delle navi si sono avvicinate a noi. Hanno detto che sono pronte ad andare avanti, se l’Ucraina intende proseguire le esportazioni e la Turchia le lascia passare; quindi, tutti sono pronti a continuare a fornire grano”, ha aggiunto il presidente ucraino.

Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, in un’intervista alla Cbs aveva espresso l’opinione che un eventuale ritiro della Russia dall’accordo sul grano sarebbe costato a Mosca ingenti costi diplomatici. Il segretario generale dell’Onu, Guterres, ha aspramente criticato la chiusura da parte della Russia: “Milioni di persone pagheranno il prezzo per l’uscita della Russia dall’accordo sul grano”.

Venerdì scorso, parlando con i giornalisti, Erdoğan ha evidenziato che la “Black Sea Grain Initiative” è già passata alla storia come un grande successo diplomatico e ha consentito il trasporto di oltre 33 milioni di tonnellate di grano, evitando carenze alimentari in molti Paesi. Il presidente turco aveva anche sottolineato di sperare che l’accordo potesse essere esteso oltre il 17 luglio, a seguito degli sforzi delle Nazioni Unite e della Turchia.

“Ci stiamo preparando – aveva notato Erdoğan – ad accogliere Putin ad agosto. Abbiamo la stessa opinione con lui sulla questione dell’estensione del corridoio del grano del Mar Nero”. Successivamente, però, il Cremlino – attraverso il portavoce Peskov – aveva smentito tale concordanza di opinioni tra Mosca e Ankara.

In questo conflitto, ancora una volta, il Cremlino vuole utilizzare il grano come strumento di pressione per cercare di ottenere la rimozione delle sanzioni imposte alla Russia a seguito dell’aggressione a danno dell’Ucraina. Cedere potrebbe rivelarsi un grave errore.

(*) Docente universitario di Diritto Internazionale e Normative sulla Sicurezza


di Renato Caputo (*)