Erdoğan: il fantino del Palio di Siena che parte di rincorsa

lunedì 17 luglio 2023


Potrebbe sembrare blasfemo, per un senese di contrada, assimilare le azioni di diplomazia strategica del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan a quelle di gara tenute dal fantino che parte di rincorsa da fuori i canapi per il Palio di Siena. Ma se andiamo ad analizzare le “mosse” che Erdoğan costruisce negli ambiti dei vertici internazionali, l’allegorica similitudine si nota.

L’incontro di Vilnius non ha fatto altro che rafforzare la posizione del turco Recep, in quanto la sua entrata in corsa nell’ovale dei membri Nato, dietro la sua disponibilità di dare il nulla osta alla Svezia nell’Alleanza, ha solo condizionato tale concessione alla riapertura dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Così, ha ottenuto dai Capi di Stato Ue la disponibilità a riaprire un “discorso” e dalla Svezia – membro dell’Unione Europea – la garanzia di sponsorizzare la Turchia musulmana per un ingresso in pompa magna nel club cristiano europeo.

La posizione di Erdoğan è stata definita, esageratamente, un “passo storico”, che porrebbe la Nato in una posizione di sicurezza geografica soprattutto alla luce della crisi ucraina; anche Joe Biden, presidente degli Stati Uniti e Annalena Baerbock, ministro degli Esteri tedesco, hanno manifestato soddisfazione per quello che viene spacciato per accordo. Ma che, a oggi, è solo una comunione di intenti condizionati. Va tuttavia ricordato che ogni cedimento del presidente turco all’ingresso della Svezia, come 32esimo membro dell’Alleanza, è stato preceduto dalla richiesta e garanzia della propedeuticità dei negoziati per accettare la Turchia nell’Ue. Infatti, i colloqui di Erdoğan sono stati intensi con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, durante i quali hanno concordato di far resuscitare le relazioni tra Turchia e Ue, senza commentare quali erano stati gli elementi che avevano affossato i negoziati nel 2019, alla luce degli impegni non rispettati, legati al processo di adesione.

Ricordo alcuni punti della Risoluzione europea del maggio 2022, facente riferimento al Consiglio europeo del 2019, che menziona, tra l’altro, le circostanze salienti delle deficienze turche. In breve: la necessità che la Turchia normalizzi le relazioni con tutti gli Stati membri, eliminando ogni ostacolo per la libera circolazione delle merci, comprese le restrizioni ai mezzi di trasporto, senza pregiudizi o discriminazioni; l’articolo 46 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, quindi un impegno da parte turca a conformarsi a tali regole; le attività illegali di trivellazione della Turchia nel Mediterraneo orientale, per non dimenticare la dichiarazione dell’Unesco del 10 luglio 2020 sulla basilica di Santa Sofia a Istanbul, trasformata in moschea da Erdoğan nel 2020 (dal 1935 era un museo). Insomma, tutte queste inadempienze turche hanno congelato ogni negoziato necessario ad armonizzare un costruttivo processo di adesione nell’Unione europea. E al momento tali inosservanze non sembra che siano state minimante risolte.

Tuttavia, gli Stati Uniti non ritengono vincolante lo scambio Svezia-Nato/Turchia-Ue. Allo stesso tempo, è certo che la Turchia non rappresenti un Paese qualunque. Ankara ha fatto istanza di adesione alla Comunità economica europea nel 1987 e all’Unione europea nel 1999, però i negoziati di adesione all’Ue, iniziati nel 2005, sono stati afflitti da una serie di complesse problematiche, soprattutto dalla mancanza di entusiasmo da parte dei principali Paesi Ue, molto sospetti e guardinghi circa il diverso “profilo” della Turchia rispetto a una omogeneità generale degli Stati membri (indugiando soprattutto sulla sua storia).

Ma Erdoğan ha continuato a ripetere che il via libera turco all’ingresso della Svezia nella Nato dipende dal raggiungimento dei punti inclusi nell’accordo tripartito siglato lo scorso anno, al vertice dell’Alleanza a Madrid, da Turchia, Svezia e Finlandia. Così il “fantino” Erdoğan attende il prossimo vertice – magari organizzato a Siena – quando i “cavalli di Stato” saranno schierati fermi ai canapi. E lui, prendendo i suoi nervosi tempi, attenderà il momento giusto per “partire di rincorsa”, stupendo nuovamente con una plateale uscita, ma non garantendosi la vittoria.


di Fabio Marco Fabbri