Russia-Occidente: la guerra dello spionaggio

sabato 15 luglio 2023


In Russia il sistema di spionaggio rappresenta uno dei massimi impegni che ogni presidente e oligarca coltiva e sviluppa con estrema cura. I più sofisticati meccanismi di controllo delle persone sono sviluppati da ogni “potenza” che intenda collocarsi in una posizione di credibilità internazionale; e in un mondo globalizzato tali modalità spionistiche rivestono un ruolo strategico nel sempre più necessario “monitoraggio” della società.

Vladimir Putin, ereditando basi metodologiche incisive, ha basato la costruzione del suo potere proprio su questa ossessiva necessità di controllo, sviluppando una tecnologia di sorveglianza che almeno fino a un anno e mezzo fa veniva utilizzata ufficialmente in tutto il mondo, Stati Uniti compresi. Il Cremlino ha elaborato sistemi di controllo e spionaggio, che si collocano al vertice della sofisticatezza tecnologica. Non indugiando sulle motivazioni di tale ossessione che, con sistemi ovviamente diversi, trae le origini dall’epoca zarista, sviluppata poi in epoca sovietica, più recentemente i timori maggiori sulla possibilità che le dinamiche sociali possano sfuggire al controllo autocratico, grazie alla proliferazione dei social media, ha fatto sì che strumenti come DpiDeep packet inspection – siano diventati essenziali e organici al potere. In particolare, questo sistema è da tempo utilizzato per monitorare Internet in tutta la Russia. Così, le più grandi aziende di riconoscimento vocale hanno sviluppato e stretto forti legami con gli autocrati russi, che sono tra i migliori clienti del pianeta. Prima l’Unione Sovietica e poi la Russia hanno lavorato molto sulle strumentazioni per spiare i propri cittadini. Inoltre, le tecnologie utilizzate da Mosca sono ancora attive nelle ex Repubbliche sovietiche, in molti Stati africani, in Sud America, ma anche in Canada e persino negli Stati Uniti.

Ricordo che una delle società leader mondiale nella tecnologia di riconoscimento vocale ha due denominazioni: a San Pietroburgo, dove è nata l’azienda, è conosciuta come Stc, Speech Technology Center; mentre a New York City opera con il nome di SpeechPro. Queste sigle, mascherate da un significato fuorviante, non nascondono le origini di queste società, le quali si sono nutrite delle tecnologie segrete sovietiche, che erano sovrintese dal Kgb. Infatti, proprio in epoca stalinista, queste tecnologie hanno visto il loro sviluppo all’interno dell’apparato-Gulag, dove venivano liberamente sperimentate.

Ma la rete che unisce questi sistemi di controllo rispecchia esattamente il loro scopo. Infatti, l’articolazione tra società, società controllate e branche parcellizzate è quasi impossibile da circoscrivere. Così, sappiamo che il sistema “Citadel”, un malware, detiene la maggioranza del mercato della società russa Sorm; tra gli operatori e consulenti si annoverano ex generali russi, ex agenti segreti dell’Fsb e ibride figure burocratiche del Ministero dell’Interno. Inoltre, Citadel è l’azienda fornitrice delle strumentazioni necessarie all’applicazione della “Legge Yarovaya” varata nel 2016, voluta da Putin, che consta di una serie di pesanti misure di controllo e antiterroristiche, che devono essere rigidamente osservate dagli operatori di telecomunicazioni, i quali sono obbligati a tenere una banca dati del traffico telefonico.

Inoltre, nello schema della Legge Yarovaya incombono anche forti limitazioni alla libertà religiosa. Così, la sua controllata Mfi soft funge da coordinamento per elaborare soluzioni che hanno lo scopo di tracciare il traffico degli utenti verso i paesi ex Unione Sovietica. In più la Mfi soft, tramite la società canadese Aloe System, esporta tale tecnologia in Sud America. La Società Aloe, con sede a Toronto, ha la principale tecnologia di intercettazione, il noto NetBeholder, che eroga un sistema di rilevazione a livello superiore, in grado di creare una “cupola di controllo” che estrae, monitora, esamina e archivia le informazioni che viaggiano su Internet. Questo sistema, dall’utilizzo non complesso, è stato creato per le intercettazioni in hotel, ristoranti, bar e aree pubbliche.

Su questo argomento il 3 luglio il New York Times ha pubblicato un articolo che ha sollevato preoccupazioni in molti ambiti, anche tra i servizi segreti russi. Nel testo si descrive il programma di monitoraggio NetBeholder, che permetterebbe di individuare ogni interazione tra persone. Così, con la guerra in atto in Ucraina, l’articolo del Nyt ha fatto agitare gli 007 russi, i quali vedono minacciato questo sistema sofisticato di controllo da sistemi antagonisti. Se tale apparato di spionaggio venisse sabotato da altri strumenti di controllo nemici, priverebbe il Cremlino di una ulteriore arma nel controllo sia interno che esterno al Paese. Lo spyware NetBeholder ha la capacità di raccogliere dati dalla messaggistica, che poi sarebbero utilizzati dai servizi di intelligence russi. Tra questi sistemi di messaggi, che sarebbero controllati dallo spyware, ci sarebbero WhatsApp, Telegram e Signal, considerati finora sicuri perché ricadenti nel sistema di crittografia E2ee (end to end), dove possono leggere i messaggi scambiati solo le persone che comunicano. NetBeholder è anche in grado di identificare gli individui solo da frammenti di un discorso e perciò è in grado di fornire i dettagli biometrici. Circa dieci anni fa, fu svolta un’inchiesta giornalistica sul NetBeholder, ma non sortì risposte certe, non avendo potuto comprendere né il funzionamento né le reali capacità operative dello spyware.

In questa “spy story” la cosa abbastanza certa è che la guerra in Ucraina si combatte anche tra sistemi di spionaggio antagonisti. La notizia del New York Times, che muove la nebulosa delle intercettazioni, confonde maggiormente un sistema fisiologicamente e naturalmente nebbioso. Tuttavia, a questa “cupola di controlli” sfugge molto. Il tentato colpo di Stato di Evgenij Prigozhin, ma anche l’altro depistaggio delle bombe a grappolo statunitensi fornite agli ucraini. Fino ad alcuni giorni fa, la fornitura di Cluster bomb era sul tavolo dei negoziati occidentali, come al vertice di Vilnius dell’11 luglio, dove gli Usa chiedevano di poterle fornire e gli alleati intimavano prudenza. Ma sappiamo, invece, che tali bombe sono state già consegnate dagli Stati Uniti all’esercito ucraino. E che sono pronte all’utilizzo sul campo. NetBeholder permettendo.


di Fabio Marco Fabbri