L’eco delle Banlieues risuona nel Maghreb

giovedì 6 luglio 2023


I tuoni che stanno stordendo la Francia, dove le seconde e terze generazioni di magrebini e immigrati con diverso status stanno tentando di destabilizzare il sistema della Repubblica, risuonano anche negli Stati di origine degli artefici dei tumulti. Così la stampa magrebina nel suo complesso sta dedicando grande attenzione ai “tumulti francesi”, dopo che martedì 27 giugno il diciassettenne franco-algerino Nahel M. è stato ucciso da un poliziotto a seguito di un controllo stradale. I quotidiani algerini, soprattutto, indugiano sui difetti cronici applicati nelle modalità comportamentali delle istituzioni transalpine verso questi “francesi” di seconda e terza generazione; i quali lamentano anche di essere considerati cittadini di seconda classe. Infatti il quotidiano algerino in lingua araba El Khabar sottolinea nei suoi articoli il fatto che Parigi continua a rifiutarsi di riconoscere i suoi difetti, perseverando nell’emarginare queste generazioni di immigrati, rifiutandogli i diritti civili anche se nati all’interno dei confini francesi. Mantenendoli in uno status di non “francesi di origine”.

Così “la palla” ritorna a rimbalzare sui trascorsi coloniali francesi in Algeria. Uno stimolo, le rivolte delle Banlieues, per rimettere in luce sui quotidiani algerini il violento passato coloniale e soprattutto l’ostinazione di Parigi a non ammettere quanto gli viene addebitato. Quindi la totalità dei media indugiano sulla situazione sociale francese, facendo riferimento alla vena razzista sempre presente e alle questioni legate all’immigrazione che abbracciano l’aspetto della fisiologica non integrazione. Inoltre gli attacchi dei media algerini, come il sito denominato Tout sur l’Algérie, si scagliano anche contro la stampa francese che ha indagato sulla vita di Nahel costruendo dubbi sulla sua fedina penale.

Insomma, un attacco a distanza che sicuramente non favorisce i “venti di pace”, anche per il fatto che molte testate giornalistiche magrebine in lingua araba sono distribuite regolarmente nelle edicole francesi. Tuttavia, anche tra gli Stati del Maghreb le opinioni sui fatti francesi sono condizionati dai rapporti tra le varie realtà nazionali; così vediamo il confinante Marocco che critica quanto le autorità algerine affermano, tramite comunicati stampa, sulle sommosse francesi. Il sito marocchino “Le 360” che pubblica in lingua francese, accusa il regime del presidente algerino Abdelmadjid Tebboune di esprimere opinioni giudicate “indecenti” circa la morte di Nahel; e di voler sfruttare la situazione esplosa nelle Banlieues per “regolare i conti con la Francia”. Ricordo che le relazioni diplomatiche tra Marocco ed Algeria sono interrotte da circa due anni a causa della questione del Sahara occidentale. Questa ex colonia spagnola è rivendicata sia da Rabat che dai separatisti del Fronte Polisario, movimento sostenuto da Algeri. Quindi le problematiche sociali che sta vivendo la Francia fungono da divisore anche tra queste due ex colonie francesi, che sfruttano le controversie interstatali per posizionarsi in antagonismo tra di loro. Considerando che la migrazione algerina in Francia guadagna il primo posto assoluto come numero, ma quella dal Marocco segue a breve.

Tuttavia nonostante il pericolo che queste proteste possano contaminare l’Europa, i quotidiani algerini non demordono dal loro obiettivo di attaccare la Francia. Così El Khabar svela anche un altro aspetto della “politica francese”, quello impostato dall’estrema destra di Éric Zemmour, che è accusata di aver organizzato un sito per le donazioni a favore del poliziotto che ha ucciso il giovane franco-algerino. Queste rivelazioni hanno creato rabbiose reazioni e denunce, definendo un “incoraggiamento all’omicidio” il comportamento dell’estrema destra francese. Le donazioni a favore del poliziotto incriminato, secondo il giornale algerino, in una settimana hanno raggiunto la cifra di 860mila euro, tramite una offerta minima di 15 euro. Una situazione complessa che ha messo in fibrillazione la sinistra francese, che ha espresso una chiara condanna, ma anche il partito Renaissance, che ha definito uno scandalo il fatto accaduto, accusando l’estrema destra di “soffiare sulle braci”; anche se in questa fase balenano fiamme alte piuttosto che braci.

In conclusione, El Khabar insiste nel sottolineare la pericolosità dell’operazione dell’estrema destra, affermando che Jean Messiha – nato al Cairo come Hossam Boutros Messiha – referente del movimento, elogia il crimine commesso dal poliziotto. Continua il quotidiano algerino affermando che l’estrema destra a guida Marine Le Pen ed Éric Zemmour, oltre ad incitare ad uccidere arabi e neri, offre una ricompensa economica a chi commette l’omicidio. In un momento in cui vede il poliziotto incriminato chiedere scusa ai genitori del ragazzo ucciso.

È evidente che da parte della stampa algerina, che come sappiamo, eufemisticamente, è carente di libertà, quindi condizionata da indirizzi governativi, non sembra ci sia la voglia di gettare acqua sul fuoco, ma contrariamente pare alimentare i tizzoni sociali, irreversibilmente caldi. Ma è anche vero che sociologicamente questa crisi non potrà mai essere superata con accordi tra le parti, ma sarà solo momentaneamente soffocata.

Comunque si possa concludere la protesta, le giovani “braci sociali” sono ancora fortemente alimentate da molteplici fattori interni alla comunità stessa; inoltre i feriti e i necessari arresti rafforzano la loro percezione di comunità non integrabile nel “consorzio umano” francese. Facendo restare le comunità di immigrati sul borderline della rivolta. Il tutto in un confronto che ripropone la rischiosa ridefinizione dei ruoli tra dominato e dominante.


di Fabio Marco Fabbri