Documenti a Mar-a-Lago: Trump incriminato

venerdì 9 giugno 2023


Donald Trump viene di nuovo incriminato, nell’arco di pochi mesi, stavolta dai procuratori federali. L’ex presidente sarebbe reo di aver portato nella sua villa di Mar-a-Lago delle carte segrete, che non potrebbero per legge uscire dalla Casa Bianca. Tra i reati contestati al tycoon: le false dichiarazioni e la cospirazione per ostacolare la giustizia, oltre all’aver trattenuto volontariamente documenti da consegnare ai National Archives. Anche l’attuale presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è stato trovato in possesso di documenti riservati, a gennaio scorso. “Erano in garage, non per strada”. Così si era difeso allora. Lo stesso che ora, con la sua Amministrazione, dovrà perseguire legalmente l’ex presidente che, tra l’altro, sarà rivale nella corsa alle presidenziali del 2024. Lo speaker della Camera Kevin McCarthy ha dichiarato essere “inconcepibile che un presidente incrimini il principale candidato che gli si oppone”.

È la prima volta nella storia degli Usa che un ex presidente si trova a dover sostenere un’incriminazione per reati federali. La notizia era nell’aria, da quando il consigliere speciale Jack Smith, un ex procuratore del tribunale dell’Aja, aveva notificato ai legali di Trump il fatto che il loro cliente fosse al centro dell’inchiesta. Un atto dovuto che presupponeva l’imminente incriminazione. A dare la notizia, è stato l’ex presidente in persona, sul suo social network Truth: “Non ho mai pensato che fosse possibile che una cosa del genere potesse succedere a un ex presidente degli Stati Uniti, che ha ricevuto più voti di qualsiasi altro presidente in carica nella storia del nostro Paese. Io – ha digitato con il bloc maiusc – sono un uomo innocente”. Al messaggio scritto ha fatto seguito un video, in cui Trump ha rincarato la dose: “È la più grande caccia alle streghe della storia”. E ancora: “Mi stanno perseguitando, perché guido i sondaggi per le elezioni presidenziali”.

Non bisogna sottovalutare Donald, che dentro l’occhio del ciclone sa muoversi discretamente. Già nella sua precedente grana giudiziaria – il caso Stormy Daniels – era riuscito a prendere il coltello dalla parte del manico, portando nelle casse della sua campagna elettorale oltre 15 milioni di dollari in donazioni. C’è già riuscito una volta, e il tycoon proverà di nuovo la contromossa.


di Redazione