Accusare Putin di aver alimentato la violenza in Sudan

martedì 23 maggio 2023


La drammatica recrudescenza della violenza tra le fazioni in guerra in Sudan è solo l’ultimo esempio del caos generato in tutto il mondo dalla deliberata rinuncia alle responsabilità mondiali da parte dell’amministrazione Biden. Dimostra anche come, in mancanza di un’efficace leadership americana negli affari mondiali, Stati canaglia come la Russia siano disposti a riempire il vuoto per perseguire la propria nefasta agenda. E anche se la causa principale degli ultimi scontri armati che colpiscono la capitale del Sudan, Khartoum, è frutto di un’annosa faida tra fazioni rivali in seno alla giunta militare, non ci possono essere dubbi sul fatto che la nefasta influenza dell’onnipresente gruppo russo Wagner abbia un ruolo rilevante nell’alimentare la violenza.

All’origine dei tumulti, che hanno indotto i governi stranieri a precipitarsi a lanciare missioni di soccorso per evacuare i loro cittadini bloccati, c’è l’aspra rivalità tra le fazioni della giunta militare guidata dal generale Abdel Fattah al-Burhan e le Forze di Supporto Rapido (Fsr), truppe paramilitari autonome guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, comunemente noto come “Hemedti”.

Le Fsr sono una propaggine della famigerata milizia sudanese Janjaweed, responsabile di aver commesso atti di genocidio durante il sanguinoso conflitto del Darfur scoppiato all’inizio del secolo, nel 2003.

È stato a seguito di questi atti di barbarie che il presidente Omar al-Bashir, l’ex dittatore sudanese, ha ottenuto lo spiacevole primato di essere il primo capo di Stato in carica ad essere accusato di crimini di guerra dalla Corte Penale Internazionale. Successivamente, le milizie Janjaweed sono diventate un elemento chiave nella formazione delle Forze di Supporto Rapido, che hanno svolto un ruolo fondamentale nel colpo di Stato militare che destituì al-Bashir dal potere nel 2019.

Le Fsr sono state in prima linea nella brutale repressione del sit-in pacifico a favore della democrazia che si svolse davanti al quartier generale militare di Khartoum dopo il colpo di Stato che provocò la morte di centinaia di persone. Le Forze di Supporto Rapido raggiunsero un accordo di condivisione del potere con i politici che guidarono le proteste contro al-Bashir, accordo finalizzato a facilitare la transizione verso un governo democratico e mandato a monte da un ulteriore golpe militare avvenuto nell’ottobre 2021 in cui persero la vita più di un centinaio di manifestanti.

Il ruolo di primo piano che le milizie Fsr hanno svolto nel mantenere i militari al potere a Khartoum ha creato tensioni, con Hemedti sempre più insoddisfatto della sua carica di vice di al-Burhan. Pertanto, quando quest’ultimo il mese scorso ha deciso di porre le milizie sotto il controllo dell’esercito sudanese, Hemedti ha risposto lanciando la sua scalata volta ad assumere il controllo della giunta militare, scatenando l’ultima spirale di violenza che affligge il Paese.

La possibilità delle Forze di Supporto Rapido di assumere il pieno controllo del Sudan è stata notevolmente facilitata dall’appoggio che hanno ricevuto dal gruppo Wagner, la milizia paramilitare russa che Vladimir Putin utilizza come proprio esercito privato.

Recenti documenti pubblicati dal Dossier Center, un progetto investigativo messo in piedi dal dissidente russo Mikhail Khodorkovsky, dimostrano inequivocabilmente che la Wagner è finanziata e gestita da Yevgeny Prigozhin, il quale, a sua volta, risponde direttamente a Vladimir Putin. Negli ultimi anni, il gruppo paramilitare russo è stato particolarmente impegnato in Medio Oriente e in Nordafrica, lì dispiegato per raggiungere gli obiettivi di Putin di espandere l’influenza del Cremlino in Medio Oriente, un obiettivo che è stato notevolmente facilitato dagli Stati Uniti, vista l’intenzione del presidente Joe Biden di rinunciare alla storica presenza di Washington nella regione.

I mercenari Wagner hanno avuto un ruolo attivo nell’intervento militare della Russia in Siria durante la guerra civile per salvare il regime di Bashar Assad da una sconfitta certa, e più di recente hanno operato in ​​Libia e in Mali, come parte della strategia di Putin di espandere la presenza di Mosca in Nordafrica. Pertanto, le prove sempre più evidenti del coinvolgimento del gruppo Wagner in Sudan non sorprendono affatto e l’appoggio offerto alle Forze di Supporto Rapido è del tutto in linea con l’impegno del Cremlino finalizzato a stabilire una rete di nuove alleanze nel continente africano.

Il coinvolgimento della milizia paramilitare russa in Sudan risale al 2017, quando fu invitata a contribuire a rafforzare la dittatura di al-Bashir, dopo che questi si recò in visita da Putin, a Mosca, e promise di fare in modo che il Paese rappresentasse per la Russia la chiave per l’Africa. Da allora, si dice che la Wagner abbia fornito al Sudan grandi quantità di armi e attrezzature, inclusi camion militari, veicoli anfibi ed elicotteri da trasporto ed è stato anche affermato che abbia offerto alle Fsr missili terra-aria nella loro battaglia per sottrarre ad al-Burhan il controllo del Paese.

Il coinvolgimento della Wagner con le Forze di Supporto Rapido ha altresì importanti implicazioni economiche per Mosca. Uno dei motivi per cui le milizie paramilitari sudanesi sono in grado di sfidare il regime sudanese è che trarrebbero ingenti ricchezze dal controllo esercitato dal regime sull’industria dell’oro del Paese. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina dello scorso anno, è emerso che la Wagner avrebbe aiutato a contrabbandare notevoli quantità di oro fuori dal Paese per aiutare Putin a evitare gli effetti delle sanzioni internazionali e finanziare il suo sforzo bellico. In cambio, Mosca fornisce alle Fsr armi sofisticate.

Un’altra funzione vitale del coinvolgimento della Wagner con le Forze di Supporto Rapido è che potrebbe aiutare Mosca a realizzare il suo ambizioso piano di costruire una base navale a Port Sudan, e ciò offrirebbe alla Marina russa l’accesso a una delle principali arterie commerciali mondiali. Un accordo per costruire una base a Port Sudan era stato raggiunto quando al-Bashir era ancora al potere, ma poi venne congelato a causa del caos in cui precipitò il Paese dopo il rovesciamento del dittatore. Le Fsr mostrano ora che contribuiranno a rilanciare il progetto, se riuscissero nel loro intento di assumere il controllo della giunta militare sudanese, una mossa che potenzierebbe la possibile minaccia che Mosca rappresenta per il controllo del Canale di Suez e per la futura stabilità del Medio Oriente e dell’Africa.

Il conflitto in Sudan, quindi, non è una mera lotta tra fazioni militari rivali per il controllo del Paese. Rappresenta un palese tentativo da parte di Mosca di stabilire una roccaforte russa sul Mar Rosso, obiettivo che non sarebbe stato possibile senza l’intenzione di Biden di rinunciare alla leadership globale di Washington.

(*) Tratto dal Gatestone Institute – Traduzione a cura di Angelita La Spada

(**) Nella foto: soldati dell’esercito sudanese, fedeli al capo della giunta militare, il generale Abdel Fattah al-Burhan, a Port Sudan, il 16 aprile 2023.


di Con Coughlin (*)