Tunisia: il presidente Kaïs Saïed mette all’indice i libri “controcorrente”

lunedì 8 maggio 2023


Quando possiamo classificare un regime come “agonizzante”? Senza dubbio i parametri sono molti, ma proprio per le caratteristiche governative dei sistemi autocratici è difficile prevedere il loro trapasso. Tuttavia, ci sono delle valutazioni di carattere esperienziale e universale che decretano il momento in cui il tramonto lascia lo spazio al buio. Uno di questi è quando gli “scritti” che dissentono con chi governa vengono censurati o meglio messi all’indice. Che il regime tunisino di Kaïs Saïed barcolli ormai da tempo è evidente, ma aver fatto ritirare dalla Fiera internazionale del Libro di Tunisi due opere che criticano il suo operato è un indiscutibile segno di crollo politico, ma soprattutto di un tracollo della “logica”.

Infatti, il 28 aprile è stata inaugurata la Fiera internazionale del Libro a Tunisi, un evento culturale importante che ha visto il presidente attore principale nel “taglio del nastro”. Ma poco dopo aver aperto i battenti all’evento e aver “consultato velocemente” il libro dal titolo “Il Frankenstein tunisino”, autore Kamel Riahi, lo ha fatto togliere dagli scaffali e lo ha messo all’indice. L’opera è un saggio politico, nella copertina è rappresentata una caricatura di Kaïs Saïed adattata alla consueta immagine di Frankenstein. La relazione che viene espressa è tra il presidente tunisino Dottor Kaïs Saïed, autore di una sorta di “colpo di Stato differito”, attuato nel luglio 2021 che lo ha condotto a poter applicare una “forzatura legislativa” autoritaria, e la creatura del Dottor Frankenstein disegnata da Mary Shelley nel suo popolare romanzo.

In realtà, il giorno stesso dell’apertura della Fiera gli agenti delegati al controllo e alla sicurezza imposero la chiusura dello stand dell’editore del libro incriminato, Dar Al Kitab, con il sequestro delle copie del “Frankenstein tunisino”, adducendo la motivazione che tale testo non era stato registrato nell’elenco presentato alla direzione della Fiera dalla casa editrice. Ma anche il giorno successivo è stato censurato un altro libro, di impronta politica, sul presidente. Il titolo: “Kaïs I- presidente di una barca ubriaca”, autore Nizar Bahloul, anche questo tolto dallo stand della sua casa editrice. Ma la forte impronta libertaria del popolo tunisino, supportata dai social network, ha alimentato la protesta e le polemiche, costringendo gli operatori “dell’inquisizione culturale” a ripensarci e far riaprire lo stand chiuso, facendo la gioia dell’autore, Bahloul, che ha incrementato le vendite in modo considerevole.

La reazione di Saïed è stata quantomeno scomposta, ma non imprevedibile, dato lo stato in cui versa il Paese da lui governato. Infatti, ha accusato ignote “entità straniere” di operare per un suo rovesciamento, negando nettamente ogni tentativo di censura dei libri. E affermando che le accuse sono semplici calunnie. Insomma, tutta la questione della “Fiera del Libro” è solo terrorismo intellettuale contro il suo Governo. Tuttavia, la realtà è che la censura a intermittenza dei “saggi politici” contro il presidente tunisino non è altro che la punta di un iceberg, che vede nel suo sommerso la denuncia e l’arresto di numerosi giornalisti. E le esternazioni di Saïed contro i media si collocano in un contesto di grandi limitazioni delle libertà individuali.

Il fatto che la Tunisia sia stata considerata fino a poco tempo fa uno degli Stati africani più democratici e adesso nella classifica mondiale della libertà di stampa pubblicata da Reporters sans frontières (Rsf), in occasione della Giornata mondiale della stampa, è crollata al 121 posto su 180, dà un segnale concreto della deriva globale che sta avendo il Paese. Dal 2021 al 2023 lo Stato nordafricano ha perso 48 posizioni, crollo derivato con la messa in discussione, da parte di Saïed, delle conquiste fatte circa la libertà di stampa dopo la Primavera araba. In osservanza del decreto-legge 2022/54, alcuni giornalisti sono stati accusati di “diffusione di informazioni false”. Così anche oppositori politici, avvocati, e comuni cittadini sono stati oppressi o incarcerati, alcuni a rischio di “pena capitale”, a causa di esternazioni o pubblicazioni antiregime. Il Decreto promulgato da Saïed nel settembre 2022 condanna con cinque anni di reclusione e sanziona con una multa di 50mila dinari (14700 euro, una cifra importante), coloro che usano sistemi di comunicazione, in generale, per dare informazioni false. Inoltre, nel caso di diffamazione nei confronti di un funzionario dello Stato, la pena può arrivare a dieci anni di reclusione.

È evidente che con il Decreto 2022/54 la libertà di stampa è imprigionata. In pratica Saïed “Frankenstein”, manovrando una “nave ubriaca”, sta trascinando la Tunisia verso un vortice pericoloso. Eppure, privando la libertà sotto tutti i suoi aspetti, si priva anche di circa due miliardi di dollari che la Comunità internazionale non può dare a chi, della Libertà, fa carne da macello.


di Fabio Marco Fabbri