Taiwan circondata: effetto collaterale di Bruxelles a Pechino?

martedì 11 aprile 2023


Il viaggio dell’anomala “Corte europea” presso “l’Imperatore Xi Jinping” sta dando quei frutti appassiti ampiamente previsti sotto il profilo negoziale per la crisi ucraina, ma non sotto quello economico. Lontano dai “tumulti francesi”, Emmanuel Macron, come fosse il rappresentante dell’Europa, sperava in un colloquio che potesse definire quantomeno le basi per parlare di pace in Ucraina. Infatti, il presidente francese contava di convincere il suo omologo cinese, diversamente potente, se non di assumere il ruolo di mediatore, almeno quello di essere portatore di una voce moderatrice con Mosca. Macron ha anche ricordato che l’aggressione russa ha posto fine “a decenni di pace in Europa”. Poco chiaro il riferimento temporale, vista la crisi balcanica di poco più di venti anni fa!

Così, dopo i fallimenti ottenuti dalla Francia direttamente con Vladimir Putin, la Cina, che rivendica “l’amicizia sconfinata con la Russia, poteva essere un fattore di successo per una mediazione con Mosca. Macron ha pronunciato una frase che avrebbe dovuto responsabilizzare Xi quando ha detto “so di poter contare su di voi per portare la Russia alla ragione e tutti al tavolo dei negoziati”. Ma lo spessore delle abilità diplomatiche francesi – a nome dell’Europa! – hanno trovato un terreno, se non ostile, almeno sconnesso. Infatti, al momento questo tracciato di pace, che Macron confidava di avviare, pare più un vicolo cieco, o per dirlo alla francese, un “cul-desac”.

Infatti, anche se l’incontro tra il presidente francese e l’Imperatore è stato apparentemente cordiale e franco, Xi Jinping – consapevole di poter manovrare i fili del “sistema” – si è limitato ad ascoltare le richieste di aiuto e di procedere moderatamente. Così, quella “riconquista europea” della benevolenza cinese a scapito dell’indulgenza di Xi verso Putin si è limitata ai banali principi della necessità di frenare una escalation verso armi chimiche e nucleari, ipotesi difficilmente se non impossibile da verificarsi. Inoltre, Xi ha confermato che potrà visitare l’Ucraina ufficialmente. E quindi incontrare il suo presidente in mimetica, Volodymyr Zelensky, solo quando le condizioni saranno soddisfatte. Ma quali condizioni saranno necessarie per un incontro? Forse la resa ucraina o un ridimensionamento dell’impegno della Nato?

La doccia fredda il “francese” l’ha avuta anche quando Xi non ha espresso condanna sulla decisione presa da Vladimir Putin, a valle del meeting di Mosca, di posizionare ordigni nucleari nel “mummificato satellite sovietico”, la Bielorussia. Ribadendo che tale azione russa infrange, oltre che il Diritto internazionale, anche gli impegni presi a livello interpersonale.

Inoltre, Xi ha sottolineato, riportando quanto detto da Putin, le legittime preoccupazioni russe, riferendosi al motivo esibito da Mosca per attaccare l’Ucraina, cioè l’espansione della Nato nell’est del Continente. A conferma che il problema del Donbass e del mantenimento della Crimea rappresentavano solo la fatidica “scusa”. Soprattutto Xi ha parlato, prendendo il campo a Macron, in merito al rivedere l’architettura geostrategica europea in un disegno “più equilibrato, efficace e sostenibile”. Quindi, le richieste sono state più quelle messe sul tavolo dalla Cina che dall’Europa/Francia.

Ricordo che giovedì il quotidiano del Partito Comunista, China Daily, ha categoricamente condannato l’adesione della Finlandia alla Nato, pubblicando una dichiarazione la cui fonte è ovviamente governativa, dove in sintesi si spiega: “Ora che l’Europa vuole che la Cina aiuti ad accelerare la fine della crisi in Ucraina, dovrebbe almeno iniziare a ripensare la politica della Nato, che a oggi è quella di ricercare la sicurezza propria a scapito della sicurezza degli altri. E questa è la principale fonte di instabilità globale”.

Secondo una fonte diplomatica francese, Macron, in privato, ha chiesto a Xi Jinping di non fornire nulla alla Russia che possa servire alla sua guerra contro l’Ucraina. Nell’incontro trilaterale, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è stata ancora più chiara: “Armare l’aggressore andrebbe contro il Diritto internazionale e danneggerebbe in modo significativo la nostra relazione”.

Tuttavia, la Cina ha bisogno dell’Europa come sbocco per i suoi prodotti e per i suoi investimenti. Più prosaicamente, vista l’enorme delegazione transalpina presente, se non si fossero sottoscritti importanti accordi commerciali tra la Francia e la Cina, in particolare nel settore aeronautico a favore di Parigi, il tanto esaltato vertice sarebbe stato solo uno scambio di riflessioni penose fatte al capezzale dei morti, sia ucraini che russi.

Intanto, subito dopo il vertice la Cina ha iniziato una grande esercitazione militare intorno a Taiwan, una prova di un assedio dell’Isola. E una nave da guerra Usa ha solcato il Mar cinese meridionale, tanto per suggellare la diplomaticamente poco utile “commedia” e la vecchia tattica del “poliziotto buono e quello cattivo”.


di Fabio Marco Fabbri