Sanna Marin lascia il partito, la sinistra europea traballa

giovedì 6 aprile 2023


Da capo del primo partito alla terza forza politica in Finlandia. Nell’arco di 24 ore il destino dell’amata (forse non più) Sanna Marin, ex premier, si è ribaltato. La 37enne era alla ricerca di un secondo mandato, ma le elezioni di domenica scorsa – alle quali i tre partiti principali si sono presentati in una situazione di parità – hanno premiato i conservatori di Petteri Orpo, seguito dai veri finlandesi di Riikka Purra. Ieri, Marin ha annunciato le sue dimissioni da leader dei socialdemocratici, e che non si ricandiderà a settembre al congresso del partito. La leader è “è giunta alla conclusione” che non si candiderà “per un altro mandato come leader dell’Sdp”.

A febbraio scorso la scozzese Nicola Sturgeon si era dimessa dall’incarico di premier e, proprio mentre Marin stava lasciando il suo incarico, Peter Murrell, il marito dell’ex premier di Edimburgo è stato arrestato e, poi, interrogato. Tutto ciò nell’ambito di un’indagine sulle finanze del partito. Mettendo le lancette indietro di qualche mese, a settembre scorso anche il primo ministro svedese Magdalena Andersson, che ha riconosciuto la vittoria delle elezioni alla coalizione di destra, sostenuta dai democratici svedesi di Jimmie Åkesson.

Con le dimissioni di Sanna Marin si è chiuso un ciclo di leader di sinistra che hanno gettato la spugna, per motivi politici o “personali” (come nel caso della Sturgeon). Sembrerebbe che, agli elettori europei, cittadini di Stati con una tradizione quasi egemonica di sinistra progressista, certe dinamiche non stiano più a genio. Il paradigma woke non sta funzionando in Europa, dove la forte immigrazione e il conflitto alle porte tra Ucraina e Russia ha messo in allerta un po’ tutti. Anche negli Usa questo movimento sta mostrando segni di cedimento, messi in luce – guarda caso – dall’incriminazione dell’ex presidente Donald Trump. Benché Paesi come la Svezia e la Finlandia abbiano una tradizione culturale ben definita, lo spostamento a destra dei loro governi potrebbe portare l’Unione europea a rivedere alcuni equilibri, soprattutto in un momento in cui il discorso sull’immigrazione clandestina è portato avanti quotidianamente, dall’Italia in primis.


di Redazione