Iran, Amnesty: torture e violenze su detenuti minorenni

giovedì 16 marzo 2023


Torture, abusi sessuali, uso dell’elettroshock, minacce per ottenere confessioni forzate. Amnesty International denuncia quanto avrebbero subito i minori arrestati in Iran negli ultimi sei mesi nel corso delle proteste antigovernative iniziate a fine settembre dopo la morte di Masha Amini, la 22enne di origini curde deceduta dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale, perché non avrebbe indossato il velo in modo corretto.

La documentazione della ong fa leva sulle testimonianze di genitori e compagni di cella. Sotto la lente d’ingrandimento i casi di sette minorenni, anche dell’età di 12 anni, che avrebbero subito abusi durante la detenzione da parte delle Guardie della Rivoluzione e agenti di polizia in carceri di varie province del Paese tra cui Azerbaigian orientale, Golestan, Kermanshah, Khorasan-e Razavi, Khuzestan, Lorestan, Mazandaran, Sistan-Baluchestan e nella capitale Teheran.

Diana Eltahawy, vice direttrice regionale di Amnesty per il Medio Oriente e il Nord Africa, commenta: “Senza la prospettiva di un’inchiesta interna efficace e imparziale riguardo alla tortura dei bambini, chiediamo a tutti gli Stati di esercitare la giurisdizione universale sui funzionari iraniani, tra cui coloro con responsabilità di comando e di alto grado, ragionevolmente sospettati di responsabilità criminali nell’ambito del diritto internazionale, tra cui la tortura di manifestanti bambini”.

In base a i dati della ong, risulterebbero oltre 22mila gli arrestati durante le manifestazioni esplose a fine settembre dopo la morte di Mahsa Amini. Secondo Hrana, l’agenzia degli attivisti dei diritti umani iraniani, almeno 530 persone hanno perso la vita negli con le forze di sicurezza nel corso delle proteste. Le ragazze in carcere, riporta una nota di Amnesty, avrebbero subito offese di natura sessuale, oltre a essere accusate di volersi mostrare in pubblico con il corpo nudo “solo per aver manifestato in favore dei diritti delle donne e delle ragazze e aver sfidato l’obbligo di indossare il velo”.

Una madre, per esempio, racconta: “Mio figlio mi ha detto mi hanno tenuto appeso fino al punto in cui sentivo che le braccia si stavano per spezzare. Mi hanno obbligato a dire quello che volevano dopo che mi avevano stuprato con un tubo flessibile. Mi hanno preso le mani e mi hanno obbligato a lasciare l’impronta digitale su dei fogli”.

Un altro ragazzo confessa a un parente: “Ci hanno sottoposto a scariche elettriche; uno mi ha colpito in faccia col calcio di una pistola, poi ho ricevuto scariche elettriche sulla schiena e mi hanno picchiato sui piedi e sulle mani coi manganelli. Ci hanno minacciato che, se l’avessimo detto in giro, ci avrebbero arrestati di nuovo, ci avrebbero fatto persino di peggio e avrebbero restituito i nostri corpi alle famiglie”.

Nel frattempo, l’ambasciata della Repubblica islamica dell’Iran in Italia smentisce la ricostruzione secondo la quale i morti e i feriti di martedì notte siano collegati alle proteste in corso in Iran. Così l’ambasciata: “L’ultimo mercoledì dell'anno in Iran è denominato Chaharshambe Suri e celebra un’antica tradizione iraniana ancora molto sentita, in cui si è soliti battere cucchiai e coperchi, per creare frastuono e saltare su fuochi accesi. La tradizione è molto popolare tra i giovani, che con l’entusiasmo e la sconsideratezza dell’età spesso corrono rischi”. L’altra sera “come ogni anno, nel corso dei festeggiamenti consueti, hanno perso la vita alcuni nostri connazionali. Purtroppo, e sorprendentemente, i media italiani hanno messo in relazione questi incidenti con le proteste e i disordini interni e hanno pubblicato notizie prive di fondamento. L'Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran smentisce quanto pubblicato dai media e auspica che essi possano sempre rappresentare con verità la realtà dei fatti”.


di Alessandro Buchwald