Iran, cresce la repressione contro i medici

lunedì 13 febbraio 2023


Arrestati, detenuti, torturati e uccisi. Questo il destino dei medici e del personale sanitario: la “colpa” è quella di aver curato i manifestanti feriti. È uno scenario terrificante quello che è stato denunciato dal Centro per i diritti umani in Iran (Chri), il quale ha evidenziato come ci sia in essere una violazione del diritto internazionale, che richiede appunto la protezione del personale medico mentre sta svolgendo il proprio dovere, ovvero prestare assistenza a chi ne ha bisogno.

Secondo i dati forniti, dall’inizio delle proteste antigovernative – divampate in Iran dopo la morte della 22enne di origini curde, Mahsa Amini, deceduta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale, perché non avrebbe indossato il velo in maniera corretta – sarebbero almeno 81 le persone arretate tra medici, operatori sanitari e studenti di Medicina. Non solo: due dottoresse sarebbero spirate in circostante sospette, almeno stando all’ultimo rapporto del Comitato iraniano sullo status dei detenuti. Hadi Ghaemi, direttore esecutivo del Chri, ha detto: “Il pestaggio e la detenzione di medici che cercano di curare i feriti mettono a nudo la disumanità e la criminalità della Repubblica islamica”.

Nel frattempo, è iniziata a circolare la notizia del rilascio di Mohammad Rasoulof – regista vincitore del Festival di Berlino con There is No Evil – dopo sei mesi di carcere. La circostanza è stata segnalata dai media locali, che hanno citato Shargh, quotidiano vicino al movimento per le riforme. Rasoulof era stato arrestato a luglio per aver criticato la repressione sulle proteste ad Abadan. Nei primi giorni di febbraio, Teheran ha rilasciato pure il regista Jafar Panahi, fermato sempre nel mese di luglio dopo essersi recato nella prigione di Evin, per chiedere informazioni di Rasoulof e di un altro regista, Mostafa Al-Ahmad.

Infine, Elnaz Mohammadi, responsabile della redazione del quotidiano iraniano Ham-Mihan, sorella di Elaha Mohammadi, è stata scarcerata su cauzione. Lo ha reso noto la Bbc Persian, spiegando che la donna è stata rilasciata dalla prigione di Evin. La giornalista era stata convocata in Procura e successivamente arrestata (i motivi della decisione sono ancora ignoti) a inizio febbraio. La sorella Elaha, anche lei giornalista dello stesso quotidiano, è ancora dietro le sbarre. La donna è stata arrestata mesi fa, dopo avere scritto un articolo sul funerale di Mahsa Amini.


di Alessandro Buchwald