La caduta imminente della Russia: l’analisi di Kaplan

lunedì 16 gennaio 2023


Intervistato da Il Giornale, il noto analista americano Robert David Kaplan – famoso soprattutto per le sue previsioni che, il più delle volte, si sono rivelate esatte e tra i maggiori esperti contemporanei di geopolitica – preannuncia la sconfitta della Russia nel conflitto ucraino.

La svolta nella fornitura di armamenti da parte della coalizione occidentale – ossia il passaggio dall’invio di armi difensive ad armamenti sempre più offensivi – sta mettendo in seria difficoltà la campagna militare russa. Gli Usa continuano a spedire missili Patriot e i micidiali Himars (le batterie lanciamissimili a lunga gittata); Francia, Germania e Gran Bretagna stanno inoltrando carri armati; la Turchia sta fornendo bombe a grappolo e droni; l’Italia si accinge a mandare il potente scudo anti-missile Samp-T. Tutte risorse, queste, che le truppe ucraine hanno saputo sfruttare al meglio.

Complice gli scarsi rifornimenti e il morale sempre più basso dei soldati, ora Mosca prova a giocare la carta del corpo a corpo, inviando i mercenari ex galeotti del Battaglione Wagner a conquistare la cittadina di Soledar, nel Donetsk. Nonostante la ferocia dei miliziani e la propaganda del Cremlino, gli ucraini resistono, motivati a riprendersi fino all’ultimo centimetro di territorio e a entrare a far parte della coalizione occidentale.

La sconfitta della Russia è sempre più probabile, sentenzia Kaplan. Tuttavia, l’Occidente deve essere preparato ad affrontare i possibili effetti collaterali in termini di equilibri geopolitici e di sicurezza globale. La perdita dell’Ucraina, e il suo probabile avvicinamento alla coalizione euro-atlantica, per la Russia significherebbe una profonda crisi d’identità: un territorio da sempre soggiogato a Mosca, sin dai tempi degli zar, diventerebbe parte di un mondo percepito come ostile e nemico. E questo, a sua volta, implicherebbe il ridimensionamento del peso internazionale della Russia.

Tutto ciò non potrà non avere un riverbero sugli equilibri politici interni del Paese. La sconfitta in Ucraina aprirebbe in Russia una fase di instabilità politica, con un Vladimir Putin delegittimato e screditato – costretto a uscire di scena o fatto fuori dai suoi – e l’apertura di due possibili situazioni: un vuoto di potere e la conseguente lotta per la successione tra i gerarchi di Putin, oppure una transizione democratica. Per Kaplan, la più verosimile è la prima opzione. Così, l’analista americano suggerisce alla coalizione occidentale di fare tutto il possibile per evitare una simile situazione di instabilità in Russia, pur non chiarendo in che modo.

Cosa dovrebbe fare l’Occidente in concreto? Cercare di tenere Putin al potere, pur aiutando l’Ucraina a vincere la guerra? Oppure favorire e supervisionare la transizione democratica in maniera simile a quanto fatto dopo il crollo dell’Urss? Kaplan – di scuola neorealista e famoso per la massima “per salvare la democrazia servono pochi buoni dittatori” – direbbe la prima. Ma è possibile far vincere Kiev senza determinare il crollo del regime russo? Difficile, dal momento che Putin stesso ha scelto di giocarsi il tutto per tutto con questa guerra e che la sconfitta lo renderebbe inviso sia alla popolazione – tanto a quella che avversa la guerra, sia a quella che ha deciso di credere nell’utilità di questo massacro – che alla nomenklatura.

Sconfitta militare e crollo del regime putiniano vanno quasi di pari passo. Dunque, dobbiamo correre il rischio che al Cremlino arrivi uno molto peggio di Putin, magari anche più paranoico e pericoloso, considerando che parliamo di una potenza nucleare? L’abilità dei leader occidentali si vedrà proprio nel fare in modo che il passaggio dall’autocrazia alla democrazia avvenga con successo e in maniera repentina, che non significa né in maniera indolore né in modo pacifico. La transizione non è quasi mai nessuna delle due cose. Al limite, la scelta dell’Occidente dovrà ricadere su un membro dialogante e moderato della cerchia di Putin, una delle cosiddette “colombe”, capace di guidare il Paese verso la democrazia in maniera ordinata e di sopprimere qualsiasi rigurgito di ultra-nazionalismo autocratico.

L’Occidente può influire in questo senso? Se è vero quello che ha detto Kaplan nell’ultima battuta dell’intervista – che il declino dell’Occidente è relativo, che questa parte di mondo ha ancora un ruolo preponderante e decisivo negli equilibri mondiali e che non c’è errore più grande del pensare che sia fuori dai giochi – allora la risposta è . Se, secondo Kaplan, l’Occidente può evitare il vuoto di potere in Russia, allora ha anche la possibilità di fare in modo che quel potere finisca nelle mani di un esponente della fazione moderata e riformista, che ponga le basi per la trasformazione del Paese in una democrazia.


di Gabriele Minotti