lunedì 9 gennaio 2023
Eau (“Emirati Arabi Uniti”), ovvero il nuovo “Stato di Sorveglianza” arabo che rischia di eclissare il Grande Fratello cinese e, persino, di esportare nuove tecnologie utili allo spionaggio di massa. Circostanza incredibile, ma vera, secondo un’ampia inchiesta di Le Monde Diplomatique del 1° gennaio 2023. L’inizio dell’articolo è piuttosto interessante, dato che gli Eau “si sono dotati di importanti strumenti numerici per inquadrare e controllare la loro popolazione, lavoratori stranieri compresi. Al punto di essere in grado oggi di esportare la relativa tecnologia”. Sarebbe sufficiente questo passaggio per allacciare le cinture di sicurezza da questo lato del mondo democratico. Così, il visitatore occidentale in viaggio per lavoro o per turismo negli Eau può sentire la vibrazione del suo telefonino, in contemporanea a quello dell’autista di taxi che lo conduce a destinazione, in cui entrambi vengono avvertiti che un incidente causa problemi sull’autostrada (da quattro corsie per carreggiata!) in cui si sta transitando, senza che però che nessuno sciolga l’arcano su come e quando il cellulare dell’ospite sia stato posto sotto sorveglianza dagli emiri arabi. Stupirà, ma occorre sapere che i cittadini dei ricchissimi Stati petroliferi del Golfo sono i più grandi consumatori del mondo di gigabyte (in media, 18 Giga per persona in un mese), felicissimi, anche se molto incauti, di abitare nelle più grandi smart city del mondo in cui tutta la vita è “numerizzata” (o digitalizzata, nella versione anglofona).
Tuttavia, dato che non si tratta di un ludico videogioco planetario ma di politica vera e propria, la sorveglianza h24 dell’occhio digitale del Grande Fratello significa che chi controlla il gioco conosce tutto di te. E loro, gli Emiri, che fanno le vittime dicendo che lo Stato di Sorveglianza (Sv-State, per semplicità) gli è assolutamente necessario per difendersi dalle minacce geopolitiche, disseminano il proprio territorio con una rete capillare di decine di migliaia di telecamere, le cui immagini sono costantemente filtrate e analizzate da potenti algoritmi centralizzati. Nemmeno fossero gli ucraini sotto la pioggia quotidiana di missili russi! L’unica, sorprendente somiglianza con la cyberwar di Kiev è costituita dall’americana Palantir, che ha fornito il software Gotham agli Emirati, in grado di analizzare i Big data prodotti dall’Sv-State, e provveduto alla formazione degli specialisti arabi. Perché, nei ragionamenti dei politici con la Kefiah, per più sicurezza e benessere si possono pur fare dei sacrifici, accettando un minimo di restrizioni alla propria libertà. Il problema è che, dal nostro punto di vista di democrazie avanzate, quel “minimo” è molto al di sopra della soglia massima per noi accettabile! Certo, una cosa sono i Big data che Xi Jinping mette da parte ogni santo giorno, accumulando informazioni sostanziali e di dettaglio sulla vita del suoi 1,4 miliardi di cittadini; tutt’altra, invece, diviene nel caso degli Eau la raccolta di dati rispetto a una popolazione limitata di appena dieci milioni di abitanti, tra cui gli emiratini assommano al 10 percento, contro il 30 di arabi-iraniani, il 50 di asiatici del Sud Est e appena il 10 di occidentali. Ed è proprio sentendosi gli emiratini “assediati” da comunità esterne che il discorso sul Surveillance State si fa tranquillizzante per i responsabili politici degli Eau, per così dire “onnipresenti”, grazie ai loro occhi e orecchi digitali disseminati dappertutto nei centri abitati del Paese.
Il che, di fatto, rende quasi impossibile la libertà d’espressione nel caso del dissenso antigovernativo, dato che dall’altro versante del produttore c’è sempre e comunque presente lo Stato tra i possibili “consumatori”! Da dove nasce tutto questo zelo alla cinese e la smodata passione per l’Sv-State degli arabi ricchi? A quanto pare, il tutto va fatto risalire al terrore fobico di dover subire una qualche riedizione dell’11 settembre 2001 per l’azione delle frange più estremiste dell’Islam radicale e politico sunnita. Così, da allora il Governo ha posto sotto la lente d’ingrandimento i curricula professionali e le relazioni parentali degli arabi immigrati, dando molto più spazio all’immigrazione per lavoro dai Paesi del Sud Est asiatico, ritenuti più “docili” dal punto di vista politico-religioso e maggiormente propensi ad accettare condizioni (inaccettabili per gli standard occidentali) di impiego. E poiché non fidarsi è sempre un bene, come in Cina i due maggiori provider di Internet negli Eau, Etisalat e Du, sono per legge tenuti (come Huawei e gli operatori del 5G nel Regno del Dragone) a “filtrare i contenuti presenti sulle loro piattaforme in funzione dell’interesse dello Stato” avvalendosi di potenti e performanti algoritmi, che fanno di questi ultimi un “bene da esportazione”. Tanto più che le famose “Rivoluzioni arabe” del 2011 hanno rafforzato presso le autorità emiratine la volontà di reprimere e sorvegliare tutto ciò che, dal loro punto di vista, potesse essere considerato alla stregua di un proprio nemico interno.
E non è certo un mistero che, partendo dai pacchetti “grezzi” di dati, con un buon logiciel sia possibile stabilire connessioni preziose su Chi si connette a Chi, dove e quando e attraverso lo scambio di quali contenuti. Di che far impallidire Le vite degli altri di stasiana memoria (dall’acronimo Stasi, dei servizi segreti della Germania dell’Est)! E come Lenin riteneva che sarebbero stati i capitalisti occidentali a fabbricare per i sovietici la corda con la quale li avrebbero impiccati, così anche nel caso della realizzazione araba del Sv-State siamo stati sempre noi a cedere loro la tecnologia necessaria! Ora, verrebbe da chiedersi se non sia il caso di preoccuparsi seriamente, da parte di chi sia transitato attraverso gli Eau anche solo per un breve soggiorno turistico, temendo di essersi riportato a casa propria, una volta di ritorno, gli occhi invisibili del Grande Fratello arabo. Ipotesi affatto fantascientifica, rivisitando ricordi recenti che hanno visto lo spyware israeliano Pegasus al centro di uno scandalo internazionale, in quanto in grado di infettare a distanza cellulari di tipo iPhone con finti messaggi sms o chiamate, che inserivano un potente virus informatico per l’ascolto delle conversazioni e il furto di dati contenuti nelle memorie dei cellulari contaminati. Ora, visto che non esistono pasti gratis, ci si chiede quale sia stata la contropartita assicurata agli Usa per la sua fornitura tecnologica, a supporto del Sv-State degli Eau. La risposta potrebbe letteralmente passare per i cavi di trasporto dati che transitano nel territorio emiratino, rispetto ai quali Abu Dhabi potrebbe aver effettuato una “pesca a strascico” a favore dell’Intelligence Usa.
Ancora una volta, anche da questa parte del mondo lo spauracchio del terrorismo religioso è un ottimo affare e un alibi, per instaurare all’interno del regime una rete capillare di controlli sulla popolazione residente e sui cittadini stranieri di passaggio. Vittima privilegiata del Sv-State arabo è il Movimento dei Fratelli Musulmani, sostenuti invece dal Qatar, acerrimo nemico degli Emirati. L’agente che rappresenta fisicamente e istituzionalmente l’Sv-State è l’Agenzia emiratina Nesa (Autorità nazionale per la sicurezza elettronica), in grado di accedere a tutte le comunicazioni del Paese e a sua volta posta sotto il controllo politico del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, diretto e controllato dal cognato del principe ereditario “Mbz” (Mohammed ben Zayed Al Nahyane). E, poiché le Rivoluzioni arabe hanno fatto leva soprattutto sui social network per la mobilitazione dei manifestanti, ecco che negli Eau il loro utilizzo è strettamente regolato, a scanso di equivoci e sorprese! E, come tutte le armi a doppio taglio, gli emiri hanno reclutato a peso d’oro specialisti americani di cyberspying per costruire il loro “DarkMatter” che, addirittura, è accreditato per aver condotto operazioni di cyber sorveglianza su obiettivi americani, come dimostrano chiaramente alcune sentenze di condanna emesse dai giudici statunitensi!
La sola esistenza nota dell’Sv-State costituisce di per sé una tattica di intimidazione e di repressione, dato che il sistema è perfettamente in grado di introdursi nella vita privata delle persone e delle loro relazioni famigliari. Cosicché, ricercatori universitari e giornalisti sono costantemente sottoposti alla Spada di Damocle delle invisibili linee rosse che non possono essere supertate, pur non essendo affatto evidenti da enucleare. Altra seria minaccia sulle libertà civili è rappresentata dal Gruppo 42 (G42) specializzato nel cloud-computing che, guarda caso, fa capolino dietro ToTok (versione customizzata della cinese YeeCall) che fornisce servizi di tipo VoIP. Chiude il cerchio della minaccia globale l’acquisto da parte di Abu Dhabi del sistema 5G di Huawei, malgrado la minaccia americana di non fornire agli Emirati i suoi caccia supermoderni F-35, sostituiti tempestivamente con 80 Rafale francesi (ma, a che gioco gioca Parigi?). Perché, in fondo, da quella parte di mondo arabo la Cina è vista come una potenza in ascesa, contro quella declinante degli Usa. Uomo avvisato. E vale anche per Emmanuel Macron!
di Maurizio Guaitoli