La cyberwar in Ucraina: digitale vs analogico

mercoledì 28 dicembre 2022


Chi sta vincendo la guerra in Ucraina? Risposta: l’Artificial intelligence (“Ai”) senza alcun dubbio, nelle sue versioni di “cyberwar” e “cyberspace”. Per capirne di più, sarà opportuno ricorrere ad alcuni contributi fondamentali di grande divulgazione, apparsi di recente nella stampa angloamericana, solitamente molto bene informata sull’argomento. Uno dei pilastri fondamentali per capire questo capovolgimento che vede Davide spuntarla sul Golia post-sovietico è rinvenibile negli articoli “Kyiv outflanks analogue Russia with ammunition form Big Tech” di The Times del 24 dicembre; “How the algoritm tipp the balance in Ucraina”, Parte I e II, pubblicati dal Washington Post (Wp) del 19 dicembre 2022. La suddetta rivoluzione digitale, ovviamente, non si fa con la bacchetta magica ma attraverso un grandissimo lavoro di squadra dietro le trincee e nei possenti laboratori della Silicon Valley. Accade così che “i soldati ucraini hanno rivoluzionato il modo di combattere nel XXI secolo conducendo una “guerra algoritmica”, che li sta mettendo in grado di averla vinta sulle forze soverchianti dell’invasore, pur essendo Kiev in inferiorità numerica”. Le ragioni di questa sorprendente supremazia sono da ricondurre integralmente alla mentalità da Seconda guerra mondiale che caratterizza, oggi come ieri, le strategie militari verticistiche e assai poco flessibili del comando strategico russo, che si presenta al mondo e agli analisti di cose belliche con la testa rivolta al passato.

Ieri, infatti, per vincere le grandi battaglie fu sufficiente all’Armata Rossa spianare i teatri di guerra con massicci, ininterrotti, imprecisi ma devastanti tiri di artiglieria. Una vera e propria tempesta di fuoco quest’ultima, con decine di migliaia di colpi quotidiani tirati a caso, in modo che la fanteria e le truppe corazzate facessero poi una passeggiata sulle rovine totali dei territori colpiti, per assicurare la vittoria dell’esercito russo/sovietico. Tutto questo, a quanto pare, diviene di colpo “archeologia militare”, come dimostra la guerra in Ucraina. “L’Ai sviluppata dalle società specializzate occidentali ha dato all’Ucraina un vantaggio tecnologico sulla Russia, volgendo a suo favore le sorti della guerra”. Nelle battaglie terribili e quotidiane di artiglieria, in particolare, gli ucraini hanno preso il sopravvento per merito della “digitalizzazione” dei proiettili usati, cosa che ha consentito loro di guadagnare in velocità di tiro e in precisione assoluta dei colpi, che poi vuol dire centrare i bersagli e procedere a uno svuotamento molto più lento, calibrato e ragionato degli scarsi arsenali a disposizione. E tutto ciò è stato reso possibile grazie a un software creato dalla società americana Palantir (legata alla Cia) del miliardario Peter Thiel, che si avvale anche di algoritmi non dissimili da quelli del riconoscimento facciale.

Sicché, in buona sostanza, la Russia sta combattendo e perdendo la sua guerra analogica contro quella digitale ucraina, al netto però delle centinaia di migliaia di caduti, invalidi e feriti, da una parte come dall’altra. Per non parlare poi delle terribili devastazioni e distruzioni prodotte dalla pioggia di missili e dall’artiglieria dei russi sugli insediamenti civili e sulla popolazione, privata di acqua ed elettricità in questo inverno rigido da Holodomor, con due eserciti nemici che si impantanano, si ammalano e muoiono nelle trincee da Prima guerra mondiale, da una sponda all’altra del Dniper, come se fosse una drammatica replica nel Donetsk del Passchendaele (località che fa riferimento a una delle più sanguinose battaglie della Grande guerra del ’15-’18)! Ovviamente, questo incredibile successo bellico ucraino ha le sue solide radici nel cyberspace, dominio in cui opera con grandissima efficacia la società ucraina specializzata MetaConstellation, che sfrutta sia la rete commerciale dei 2mila satelliti Starlink di Elon Musk per individuare la posizione delle truppe nemiche, sia sensori termici e droni di riconoscimento e sorveglianza, coordinandosi con le informazioni ultra sofisticate e segretissime provenienti dall’Intelligence Usa, che confluiscono nei suoi computer assieme a una messe sterminata di “humint” (spie umane e infiltrati, in buona sostanza) disseminata nei territori occupati. In tal senso, la rete digitale capillare è completata dal contributo di un numero elevato di cittadini comuni che, grazie all’App denominata “E-Enemy”, sono in grado di inviare in tempo reale la posizione di truppe e mezzi nemici. Informazioni che vengono poi raccolte dalla piattaforma MetaConstellation e immediatamente tradotte in immagini sulle mappe militari digitalizzate, che individuano così puntualmente la dislocazione di artiglieria, carri armati e truppe russi.

A questo punto, è sufficiente un solo soldato ucraino “armato” di tablet per guidare una postazione di artiglieria digitalizzata e colpire con assoluta precisione il bersaglio nemico. Tra l’altro, essendo un algoritmo di Ai, il sistema auto-apprende preziose nozioni dall’esito dei tiri precedenti, in modo da identificare sempre con maggiore precisione i propri bersagli. Accade così che il Quartier generale ucraino abbia qualcosa come 300 obiettivi al giorno da poter colpire, rispetto ai 10 di venti anni fa, il che va molto oltre le sue effettive capacità operative! Magia della capacità di resilienza di un popolo invaso, che ha saputo (come nessun altro aveva fatto finora) mettere a frutto una diffusa tecnologia commerciale per qualificare con precisione i propri obiettivi su larga scala, in modo da ottenere immensi vantaggi nelle battaglie di artiglieria e sui teatri di guerra tradizionali, in cui sono massivamente coinvolte le truppe corazzate. Dalle stime degli esperti di settore, infatti, la Russia avrebbe già perso in Ucraina più della metà dei suoi mezzi corazzati, grazie ai micidiali missili anticarro Javel e similia, nonché alle testate intelligenti di artiglieria! A questo punto, nota un alto dirigente di Palantir citato da The Times, si può ben dire che la potenza degli algoritmi avanzati di cyberwar game equivalga per l’Ucraina a disporre di un’arma nucleare tattica contro il suo avversario “analogico”.

Di conseguenza, gli esperti prevedono la fine delle offensive stile “blitzkreig” (e tale avrebbe voluto essere l’invasione-lampo dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin, novello Adolf Hitler!) nell’era dell’informazione di massa! Questo perché qualunque cittadino della Nazione invasa può farsi “oppositore attivo”, veicolando verso un centro remoto l’informazione reale di cui dispone (per quanto minuta e apparentemente insignificante essa sia), senza che tale volume capillare e complessivo di mass-message possa venire in qualche modo ostacolato da un esercito, da una marina o aviazione nemici, dato che grazie al “www” il mondo si rende “trasparente”! Perché, sapendolo adeguatamente sfruttare, qualsivoglia ambiente in cui si svolge l’azione militare è disseminato di “sensori” (immagini termiche, ottiche, radar e così via): basta una piattaforma performante e di auto-apprendimento come l’americana Palantir per creare un incolmabile divario nei confronti delle primitive armi analogiche di un nemico che si credeva onnipotente! Ad esempio, la piattaforma americana di Project Maven permette di individuare un carro T-72 comunque mimetizzato, mentre il Palantir consente in ogni istante di poter rispondere alla questione vitale di “dove sono collocate le nostre forze e dove quelle del nemico?”. Sono poi i droni, una volta sparati i colpi, a trasmettere in tempo reale l’entità dei danni subiti dall’avversario “analogico”. La stessa piattaforma Palantir utilizza di norma qualche decina di satelliti che coprono h24 le aree interessate, ma può estendersi fino a 306 satelliti commerciali che scrutano il terreno di battaglia con una precisione nell’ordine di 3,3 metri!

Altro concetto basilare di questo ribaltamento prospettico è contenuto nell’articolo “Us plans to send satellite-guided bombs to Kiev” del New York Times. In sintesi: a oggi, l’Ucraina ha nei suoi arsenali forniture di armi e armamenti obsoleti risalenti all’epoca sovietica, con particolare riferimento alle bombe “stupide” trasportate dai cacciabombardieri e ai proiettili di artiglieria, che risultano molto imprecisi sui bersagli essendo di tipo analogico. Ora, il gioco si fa interessante se, facendo assumere ai proiettili una nuova veste “digitale” con la modifica delle testate e dei piloni di sostegno-armi dei caccia, si rendono quegli stessi strumenti semiciechi di distruzione assolutamente precisi come la malasorte! La tecnica hard-soft che muta un proiettile stupido in uno intelligente si chiama in sigla “Jdam” (“Joint Direct Attack Munition”), in grado di trasformare una bomba “cieca” in un dispositivo mirato a guida gps. E, ovviamente, la cosa si fa complicata ma “risolvibile”, quando si tratta di modificare, nel caso dei Mig-29 ceduti dalla Polonia, i piloni di sostegno dei missili e dei sistemi di guidance delle bombe poste sotto le ali dei caccia bombardieri, per farle dialogare all’interno del cockpit (cabina di pilotaggio) con il sistema centralizzato di puntamento aria-terra. Lettura assai istruttiva per gli appassionati di settore. Morale da non dimenticare: qual è la differenza tra le Autocrazie auto-perpetuantesi e le Democrazie rappresentative, rissose e perennemente cangianti? Ma l’Intelligence, miei cari!


di Maurizio Guaitoli