Investimento in democrazia o guerra per procura?

venerdì 23 dicembre 2022


Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, in tuta mimetica militare – al Congresso Usa – ha detto: “Il vostro denaro non è beneficienza, state investendo in democrazia”. Siamo passati dalla “esportazione della democrazia” professata dal presidente americano, George Bush, all’invio di armi e assistenza militare per oltre 50 miliardi di dollari del comandante in capo Joe Biden. Sostegno al conflitto in Ucraina che il portavoce di Vladimir Putin, Dmitrij Peskov, ha definito “una guerra per procura” del popolo ucraino.

Lo sforzo economico degli Stati Uniti supera il contributo di tutti gli altri Paesi, compreso quello dell’intera l’Europa. Per l’Amministrazione americana, l’aiuto allUcraina deve essere evidentemente considerato strategico per le sorti della democrazia nel mondo. Per quanto tempo ancora il contribuente americano sarà disposto a pagare la guerra, in un Paese che dista migliaia di chilometri? Speriamo che il risultato del grande sforzo economico e militare non sia il medesimo della cosiddetta “dottrina Bush”. Purtroppo, i fatti ci hanno insegnato che la democrazia non si può esportare. I risultati sono sotto gli occhi di tutti in Afghanistan, dove si doveva portare la democrazia e ci ritroviamo al Governo i talebani e il conseguente divieto di accesso all’istruzione delle donne afghane. L’ultima aberrazione dei barbari talebani è il divieto di iscrizione all’Università delle donne.

Stiamo vivendo una stagione geopolitica e diplomatica terribile. Tutte le azioni sono volte ad alimentare la guerra in corso piuttosto che cercare una via diplomatica alla risoluzione del conflitto. La retorica della guerra “a difesa della democrazia” è l’imperativo che si sono dati i Paesi appartenenti alla Nato. È diventata una certezza assoluta. Il dogma della guerra di liberazione dell’Ucraina è considerato il bene assoluto contro il male assoluto che è “l’impero del male”. A mio avviso nessuno, dico nessuno, conosce la reale situazione sul campo di battaglia, ovvero sull’intera Ucraina. Le poche notizie che arrivano sui media occidentali descrivono un popolo stoico e di un esercito, quello ucraino, di valorosi eroi. In contrapposizione a un esercito, quello della Federazione Russa, mal equipaggiato e demotivato.

Qual è la reale situazione? Io nutro forti dubbi sulla vocazione al martirio della popolazione ucraina e anche di un esercito russo in rotta. Ci sarà un vincitore? La mia paura e che ci stiamo abituando alla guerra e che, piano piano, la stampa stia relegando il conflitto alle pagine interne dei giornali. C’è stato un sussulto di news grazie allo spettacolare viaggio di Zelensky negli Stati Uniti, interpretato dai mezzi d’informazione come una posizione di forza e di controllo del territorio del presidente ucraino. Se, come sembra, si sta attenuando il problema di approvvigionamento delle fonti energetiche in Europa, quello che succederà in Ucraina diventerà uno dei tanti conflitti locali. La verità è che non ci sono nel mondo dei veri leader politici in grado di risolvere diplomaticamente un conflitto che, nelle condizioni date, si protrarrà sine die!


di Antonio Giuseppe Di Natale