Perù: Castillo in carcere, Boluarte prima donna presidente

giovedì 8 dicembre 2022


Dina Boluarte è la prima donna presidente del Perù. Ha giurato dopo l’arresto di Pedro Castillo. L’ormai ex presidente è stato fermato dalla polizia poco dopo che il Parlamento ne aveva votato la destituzione, ignorando la sua decisione di sciogliere la legislatura presa poche ore prima. Il voto di impeachment per “incapacità morale” è stato approvato da 101 parlamentari su un totale di 130, in una sessione trasmessa in diretta televisiva nonostante Castillo avesse annunciato lo scioglimento del Parlamento e l’insediamento di un governo di emergenza. Cosa aveva detto il presidente destituito? “Da questa data fino all’insediamento del nuovo Congresso – aveva annunciato, in abito blu e fascia presidenziale – il governo sarà retto da un decreto legge. È stato decretato il coprifuoco in tutto il Paese da oggi, dalle 22 (le 4 di giovedì in Italia) alle 4 (da noi le 10 di giovedì). Il sistema giudiziario, la magistratura, l’ufficio del pubblico ministero, il Consiglio nazionale della giustizia e la Corte costituzionale sono dichiarati da riorganizzare”.

In uno sforzo dell’ultimo minuto per salvarsi dall’impeachment, Castillo aveva comunicato lo scioglimento del Congresso poche ore prima che il Parlamento si riunisse. “Si impongono le seguenti misure: sciogliere temporaneamente il Congresso della Repubblica e istituire un governo di emergenza eccezionale; convocare al più presto un nuovo Congresso con poteri costituenti per redigere una nuova Costituzione entro un periodo non superiore a nove mesi”, aveva detto Castillo in un messaggio alla nazione letto dal palazzo del governo e trasmesso dalla televisione. Un colpo di Stato a tutti gli effetti.

Castillo, maestro e sindacalista, si era insediato il 28 luglio 2021, dopo aver battuto di stretta misura al ballottaggio Keiko Fujimori, leader della destra peruviana e figlia dell’ex presidente Alberto Fujimori. Da vicepresidente Boluarte aveva denunciato il Golpe. La nuova presidente ha giurato davanti alla plenaria del Congresso e ha affermato che “c’è stato un tentativo di colpo di Stato che non ha avuto eco né nelle istituzioni né nelle strade. Chiedo una tregua politica per installare un governo di unità nazionale”. In poche ore, la presidente del Consiglio Betssy Chavez e cinque ministri avevano rassegnato le dimissioni, così come avevano fatto il capo dell’esercito e alcuni ambasciatori, fra cui quelli alle Nazioni Unite e presso l’Organizzazione degli Stati americani. Membro del partito di stampo socialista Perù Libre (lo stesso partito di Castillo), avvocata, di 60 anni, Dina Boluarte ha prestato giuramento in una seduta straordinaria del Parlamento, assumendo la guida della Repubblica, come previsto dalla Costituzione.

Subito dopo il giuramento, la prima donna presidente del Perù ha invitato tutte le forze politiche a una tregua e si è impegnata a lottare “per i nullatenenti e gli esclusi”. “Assumo la carica di presidente costituzionale della Repubblica consapevole dell’enorme responsabilità che mi compete e la mia prima invocazione, come non potrebbe essere altrimenti, è quella di fare appello alla più ampia unità di tutti i peruviani”, ha detto Boluarte di fronte alla sessione plenaria del Congresso chiedendo una tregua politica per installare un governo di unità nazionale. Boularte ha affermato nel suo primo discorso presidenziale che bisogna parlare, dialogare e raggiungere un accordo, e ha chiesto un ampio processo di dialogo tra tutte le forze politiche, “cosa tanto semplice quanto impraticabile negli ultimi mesi”, ha dichiarato.

“La mia prima misura – ha proseguito – sarà affrontare la corruzione in tutte le sue forme”, perché questo cancro dev’essere estirpato”. Boluarte ha poi ringraziato “le Forze armate e la Polizia nazionale, che hanno dimostrato di essere un pilastro della democrazia e chiedo loro di avere fiducia nel processo che stiamo inaugurando”. Le ultime parole della presidente sono state dedicate a ricordare la sua origine umile e alla volontà di impegnarsi “affinché i nessuno e gli esclusi tornino ad avere un ruolo nel Paese”.

Joe Biden aveva esortato Castillo a rinunciare allo scioglimento. “Gli Stati Uniti esortano con forza il presidente Castillo a revocare il suo tentativo di chiudere il Parlamento e a permettere alle istituzioni democratiche del Perù di funzionare secondo la Costituzione”, aveva twittato l’ambasciatore a Lima Lisa Kenna. “Respingo la decisione di Pedro Castillo di perpetrare la rottura dell’ordine costituzionale chiudendo il Congresso. Questo è un colpo di Stato che aggrava la crisi politica e istituzionale che la società peruviana dovrà superare rispettando rigorosamente la legge”, aveva dichiarato Boluarte su Twitter, “oggi c’è stato un colpo di Stato nel migliore stile del XX secolo. È un colpo di Stato destinato a fallire, il Perù vuole vivere in democrazia. Questo colpo di Stato non ha alcuna base legale”, ha dichiarato alla Radio Rpp Francisco Morales, presidente della Corte Costituzionale. Per l’analista politico Augusto Alvarez, “il presidente Pedro Castillo ha compiuto un colpo di Stato. Ha violato l’articolo 117 della Costituzione peruviana ed è diventato illegale. Si tratta di un autogol”.

Decine di manifestanti a favore e contro il presidente si sono radunati fuori dal Parlamento fin da prima dell’annuncio, in attesa del dibattito sull’impeachment. In seguito all’annuncio, diversi ministri del governo e funzionari di organizzazioni internazionali hanno annunciato le loro dimissioni sui social media e in dichiarazioni alla stampa. L’ambasciatore del Perù presso l’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Harold Forsyth Meji’a, ha annunciato a Washington le sue dimissioni a causa della “rottura dell’ordine costituzionale”. L’ex presidente peruviano Ollanta Humala ha detto che “da oggi, Castillo fa parte della triste schiera dei dittatori”. L’Unione europea, gli ambasciatori degli Stati membri residenti a Lima hanno diffuso una dichiarazione sulla destituzione del presidente Pedro Castillo e la successione della vicepresidente Dina Boluarte, in cui “rigettano qualunque azione che vada contro la Costituzione e lo stato di diritto”.


di Ugo Elfer