Iran, prima condanna a morte di un manifestante

giovedì 8 dicembre 2022


Gli scioperi, i negozi chiusi, la rabbia di lavoratori e studenti. In questo contesto, in Iran è stata eseguita la prima condanna a morte di un manifestante. La magistratura della Repubblica islamica ha fatto sapere che Mohsen Shekari, arrestato nel corso delle proteste, è stato giustiziato. L’accusa rivolta alla vittima è stata quella di aver bloccato una strada, di aver estratto un’arma con l’intenzione di uccidere, di aver ferito intenzionalmente un ufficiale durante il servizio. Sempre la magistratura ha reso noto che l’udienza si è tenuta il 10 novembre e che l’imputato avrebbe confessato.

Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore della ong Iran Human Rights – che ha sede a Oslo – ha commentato: “L’esecuzione di Mohsen Shekari deve incontrare una forte reazione, altrimenti corriamo il rischio di aver esecuzioni di manifestanti ogni giorno, questa esecuzione deve portare rapidamente a conseguenze pratiche a livello internazionale”.

Shekari è stato ritenuto, da un tribunale rivoluzionario, di “inimicizia contro Dio”: così hanno riferito i media statali, citati dalla Bbc. Intanto, le proteste condotte dalle donne si sono allargate a macchia d’olio a 160 città in tutte le 31 province del Paese. Secondo quanto appreso, altri detenuti rischierebbero la pena di morte per il loro coinvolgimento nelle proteste.

“La Comunità internazionale deve urgentemente chiedere alle autorità dell’Iran di porre immediatamente fine alle esecuzioni previste e di smettere di utilizzare la pena di morte come uno strumento per la repressione politica contro i manifestanti in un disperato tentativo di sopprimere l'insurrezione popolare”. Sono state queste le parole di Amnesty International, in relazione alla condanna a morte di Mohsen Shekari. Non solo: “La sua esecuzione mostra l’inumanità del cosiddetto sistema di giustizia dellIran, mentre dozzine di altre persone affrontano lo stesso destino”.

Intanto, dalle colonne del Guardian è emerso che le forze di sicurezza iraniane sparano da distanza ravvicinata alle donne, durante le manifestazioni contro il regime, colpendole al volto, agli occhi, al petto e ai genitali. Questo è quanto avrebbero detto medici e sanitari intervistati dal quotidiano. in tutto il Paese. 

“Sosteniamo e aderiamo alla marcia che il Partito Radicale organizza a Roma il 10 dicembre, in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani dedicata all’Iran e ai manifestanti che sostengono lo slogan Donna,Vita, Libertà”. Così in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani. Successivamente, hanno specificato: “Siamo angosciati dalla situazione in cui si trovano le donne, gli studenti e tutto il popolo iraniano che coraggiosamente si batte a mani nude per rovesciare il regime teocratico. Finalmente, i governi occidentali si stanno rendendo conto della tragica repressione in atto, che ha già causato centinaia di vittime e che minaccia di impiccare i dissidenti. Ma non basta. Serve una mobilitazione globale”.


di Alessandro Buchwald