Come gli americani e gli europei incoraggiano il terrorismo palestinese

giovedì 3 novembre 2022


Lions’ Den è un nuovo gruppo terroristico stanziato nella città cisgiordana di Nablus, controllata dall’Autorità Palestinese (Ap). Il gruppo è composto da decine di uomini armati affiliati a un certo numero di fazioni palestinesi, tra cui Hamas, la Jihad islamica palestinese e il partito al governo Fatah guidato dal presidente dell’Ap, Mahmoud Abbas.

L’Autorità Palestinese, che conta centinaia di agenti di sicurezza a Nablus, non ha adottato alcuna misura per tenere a freno i terroristi di Lions’ Den, i quali nelle ultime settimane hanno rivendicato una serie di attacchi sferrati nell’area di Nablus contro soldati e civili israeliani.

Invece di assumersi la responsabilità di fermare gli attacchi terroristici nelle aree sotto il loro controllo, i palestinesi continuano a violare gli accordi che hanno firmato con Israele.

L’articolo XV dell’accordo ad interim (o provvisorio) israelo-palestinese sulla Cisgiordania e la Striscia di Gaza del 1995 afferma: “Entrambe le parti prenderanno tutte le misure necessarie per prevenire atti di terrorismo, criminalità e di ostilità perpetrate reciprocamente, contro individui che ricadono sotto l’autorità dell’altra parte e contro la loro proprietà, e adottano misure legali nei confronti dei trasgressori”.

L’articolo XIV stabilisce che: “Ad eccezione della polizia palestinese e delle forze militari israeliane, nessun’altra forza armata deve essere istituita né deve operare in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Fatta eccezione per le armi, le munizioni e l’equipaggiamento della polizia palestinese e quelli delle forze militari israeliane, nessuna organizzazione, gruppo o individuo in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza deve produrre, vendere, acquisire, possedere, importare né in altro modo introdurre in Cisgiordania o nella Striscia di Gaza armi da fuoco, munizioni, armi, esplosivi, polvere da sparo o qualsiasi attrezzatura connessa”.

La realtà dei fatti, tuttavia, mostra che l’Autorità Palestinese non ha rispettato i suoi accordi con Israele.

Nella Striscia di Gaza, l’Ap non ha adottato misure concrete per impedire ad Hamas di costruire una massiccia infrastruttura terroristica. Hamas in seguito ha utilizzato il suo arsenale di armi non solo per attaccare Israele, ma anche per rovesciare il regime dell’Autorità Palestinese e prendere il pieno controllo della Striscia di Gaza.

Lo stesso scenario si ripete ora in Cisgiordania, in particolare nelle aree controllate dalle forze di sicurezza di Mahmoud Abbas.

Dall’inizio dell’anno, numerosi gruppi terroristici, tra cui Lions’ Den, sono emersi in queste zone sotto il naso di Abbas, il quale sembra riluttante o incapace di costringere le sue forze di sicurezza a dare la caccia ai terroristi. Questa, ovviamente, è una chiara violazione degli obblighi dei palestinesi previsti dagli accordi firmati con Israele.

Anziché cercare di contenere i terroristi, Abbas e l’Autorità Palestinese condannano Israele per averli arrestati o uccisi. Invece di esortare i gruppi armati a fermare i loro tentativi quotidiani di uccidere gli israeliani, i leader palestinesi continuano a glorificare gli uomini armati definendoli “eroi” e “martiri”.

Quando le forze di sicurezza israeliane hanno finalmente raggiunto e ucciso alcuni membri del gruppo Lions’ Den, a Nablus, il portavoce di Abbas, Nabil Abu Rudainehha accusato Israele di aver commesso un “crimine di guerra” contro i palestinesi. Questa è la logica contorta della leadership palestinese: invece di denunciare i terroristi per aver preso di mira gli israeliani, come si sono ufficialmente e ripetutamente impegnati a fare, si scagliano contro Israele per essersi difeso dall’attuale ondata di terrorismo.

Mahmoud Habbash, consigliere per gli Affari religiosi di Abbas, ha definito l’uccisione dei terroristi a Nablus un “efferato massacro”. Habbash è andato oltre, appoggiando attivamente gli attacchi terroristici contro Israele e affermando che i terroristi hanno il diritto di “resistere” a Israele. È opportuno notare che anche i terroristi definiscono i loro attacchi contro gli israeliani una forma di “resistenza”.

Quando un alto funzionario palestinese come Habbash afferma che i terroristi hanno il diritto di condurre attacchi finalizzati alla “resistenza”, in realtà, sta dicendo loro di continuare a prendere di mira gli israeliani. Tali dichiarazioni non sono soltanto una violazione degli accordi firmati dai palestinesi con Israele, ma anche un ordine di lanciare ulteriori attacchi terroristici contro gli israeliani.

Un giorno prima che le forze di sicurezza israeliane facessero irruzione in una base appartenente al gruppo Lions’ Den, a Nablus, e uccidessero uno dei suoi comandanti, il ministro della Salute dell’Ap, Mai al-Kaila, ha apertamente elogiato i terroristi. Durante una visita a Nablus, al-Kaila ha dichiarato: “Rendiamo onore e stimiamo Lions’ Den e le famiglie dei martiri”.

Per “martiri” s’intendono i terroristi uccisi dalle forze di sicurezza israeliane dopo aver compiuto attacchi terroristici contro gli israeliani. I commenti del ministro rendono tristemente chiaro che la leadership palestinese sostiene e glorifica qualsiasi palestinese che abbia trasportato armi e abbia deciso di uccidere israeliani.

La leadership palestinese, in una politica denominata “pagare per uccidere”, fornisce già stipendi mensili ai terroristi palestinesi imprigionati da Israele e alle famiglie dei terroristi che sono stati uccisi durante gli attacchi. Presumibilmente anche le famiglie dei terroristi di Nablus beneficeranno di queste erogazioni.

Anche la fazione Fatah di Abbas continua a elargire elogi ai terroristi. Monir al-Jaghoub, un alto dirigente di Fatah in Cisgiordania, ha encomiato Uday Tamimi, un terrorista che ha ucciso a colpi di arma da fuoco una donna soldato israeliana a Gerusalemme all’inizio di ottobre.

Un altro dirigente di punta di Fatah, Abbas Zaki, ha coperto di lodi il gruppo Lions’ Den: “Ognuno di noi è un [membro di] Lions’ Den. Ognuno di noi è un [membro delle] Brigate dei Martiri di al-Aqsa [l’ala armata di Fatah]”.

Evidentemente, la leadership palestinese non ha problemi con i suoi fedelissimi di Fatah che effettuano attacchi terroristici contro Israele. Le Brigate dei Martiri di al-Aqsa, che hanno approvato alcuni dei terroristi di Lions’ Den come propri combattenti, appartengono alla fazione guidata da Mahmoud Abbas.

L’approvazione e l’esaltazione del terrorismo da parte della leadership palestinese non sorprende. Ciò che invece sorprende, ed è profondamente sconcertante, è che quei governi stranieri che forniscono aiuti finanziari e politici all’Autorità Palestinese, soprattutto gli americani e gli europei, non richiamino Abbas e la leadership palestinese per il loro sostegno pubblico al terrorismo e per la continua violazione degli accordi che hanno firmato volontariamente con Israele.

“Non ricorreremo alle armi e nemmeno alla violenza”, ha dichiarato Abbas nel suo ultimo discorso davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, “non ricorreremo al terrorismo, lo combatteremo”. Le sue parole erano dirette alla comunità internazionale, non al suo stesso popolo. Dopo il suo discorso, i palestinesi che vivono nelle aree controllate dalle forze di sicurezza di Abbas hanno compiuto decine di attacchi terroristici contro gli israeliani.

Il silenzio degli americani e degli europei riguardo alle azioni e alla retorica dei leader palestinesi equivale ad autorizzare Lion’s Den ed altri terroristi a continuare a lanciare i loro attacchi terroristici.

Se l’amministrazione Biden e gli europei credono che Abbas o qualsiasi altro leader palestinese impedirà a un terrorista di uccidere gli ebrei, si illudono in modo sconcertante.

(*) Tratto dal Gatestone Institute – Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Bassam Tawil (*)