Xi Jinping parla al Congresso nazionale del Pcc

lunedì 17 ottobre 2022


La giornata di ieri ha sancito l’inizio del XX Congresso del Partito Comunista cinese. Tutti i 2296 delegati sono arrivati a Pechino da ogni angolo della Cina, per prendere parte all’evento più importante della vita politica della nazione. Della durata di una settimana, l’assemblea mette al vaglio tutti gli obiettivi dei prossimi anni ed elegge infine la nuova leadership politica che, secondo ogni previsione, confermerà Xi Jinping al vertice del partito. Gli esponenti dello schieramento comunista si riuniscono in un “momento critico”, ha ammesso il portavoce dell’evento, ma con l’obiettivo di costruire un “moderno Paese socialista in tutti gli aspetti” e la fiducia necessaria per realizzare “nuovi obiettivi e nuovi miracoli”.

Il Congresso del Partito Comunista è convocato con cadenza quinquennale, ed è la massima espressione della vita politica in Cina. Durante il suo svolgimento – come cita l’articolo 20 della Costituzione – viene strutturata la nuova classe di dirigenti politici, e solo durante la sessione dell’assemblea è possibile proporre degli emendamenti. Il Congresso prende in esamina i rapporti del Comitato centrale e della Commissione centrale per l’ispezione disciplinare e conferma o rielegge queste due istituzioni, come la leadership del partito. In casi straordinari, il Congresso può essere convocato prima o dopo dei canonici cinque anni.

LA RIUNIFICAZIONE CON TAIWAN

Di fronte ai più di 2mila delegati il presidente non ha accennato all’attuale crisi economica, né tantomeno a eventuali misure per contrastarla. Ha celebrato i successi dei suoi 10 anni di Governo e ha ribadito di voler sposare la dura linea di “zero-Covid”. Il momento più delicato del suo discorso riguarda la situazione di Taiwan, “una questione che – secondo il leader – spetta solo alla Cina risolvere”. La Cina perseguirà la via della “riunificazione” con l’isola, che è a oggi un Paese democratico a tutti gli effetti, governato in maniera indipendente dal 1949.

“Le ruote della storia stanno girando verso una riunificazione della grande nazione cinese”, ha annunciato Xi Jinping nel discorso di apertura. “Continuiamo a lavorare per una riunificazione pacifica con la massima sincerità e il più grande sforzo, ma non potremo mai promettere di rinunciare alluso della forza per ottenerla”, vuole mettere in guardia il capo di Stato.

Il New York Times fa notare che il punto focale dell’assemblea è e sarà molto probabilmente l’aumentare delle minacce interne ed esterne alla Cina. La “sicurezza nazionale” è stata nominata da Xi 26 volte, contro le 18 del 2017 e contro le quattro del suo predecessore Hu Jintao, dieci anni fa. Questa, secondo il leader, va perseguita sia all’interno, con un ulteriore inasprimento dei metodi di controllo (rete di telecamere, intelligenza artificiale, controllo della rete), sia all’esterno, contro le forze che vogliono “bullizzare” la Cina.

Gli Stati Uniti, anche se non vengono nominati, sono al centro delle minacce ne

anche troppo velate del primo uomo di Pechino.


di Edoardo Falzon