Ramzan Kadyrov: la carta sbagliata di Vladimir Putin

martedì 11 ottobre 2022


Molte analisi vengono fatte sull’attuale stato psico-fisico di Vladimir Putin: si osservano le posture, gli immaginari gonfiori del viso e la variazione cromatica della pelle, alcune posizioni delle mani e altro. Ma l’espressione più palese e indubbia del suo stato generale è l’avere promosso il ceceno Ramzan Kadyrov a generale colonnello, terza carica militare in Russia.

Mercoledì scorso l’autoritario capo musulmano della Repubblica russa di Cecenia, Ramzan Kadyrov, ha annunciato su Telegram di essere stato promosso al grado di colonnello generale dal presidente Vladimir Putin, suo caro amico da oltre quindici anni. Kadyrov già da tempo aveva criticato l’operato dei comandanti russi sul fronte ucraino, tra questi, pochi giorni fa, ha espresso giudizi negativi sulle tattiche del generale Alexandre Lapin, incaricato delle operazioni intorno a Lyman, località recentemente ripresa dalle forze ucraine. Ora, in un momento in cui le forze di Mosca stanno subendo battute d’arresto in Ucraina, Kadyrov ha la possibilità di mettere in pratica la sua abilità sul campo come comandante e diretto responsabile strategico. Va tuttavia ricordato che le spietate truppe cecene da anni operano nell’area del Donbass e Lugansk.

Rammento che la Russia sotto Boris El’cin, aveva intrapreso la Prima guerra russo-cecena, dal 1994 al 1996, conclusa con una semi-sconfitta russa, suggellata da una forzata pace nel 1996. La seconda guerra russo-cecena fu combattuta tra il 1999 e il 2009 sul territorio ceceno per la riconquista dei territori occupati dai separatisti ceceni. Questa fu seguita direttamente da Putin. La guerra espresse livelli di atrocità assoluti, caratteristiche drammatiche ben note al presidente russo, tra i quali il massacro di Beslan, nell’Ossezia del Nord, avvenuto fra il primo e il 3 settembre del 2004, causato da un’azione terroristica dei separatisti ceceni – fondamentalisti islamici – alla quale l’esercito russo reagì con sfrenata brutalità: circa trecento morti, tra i quali poco meno di centonovanta bambini.

Ora, perché Putin ha messo al comando dell’esercito russo in Ucraina il generale colonnello Kadyrov? Il comandante ceceno, che notoriamente non ha limiti di crudeltà, da tempo spinge Putin a utilizzare armi nucleari tattiche in Ucraina, il che significa ordigni atomici di basso impatto (!), ma micidiali anche negli “effetti collaterali”. Quindi Putin, nominando Kadyrov terza carica militare della Russia, dietro a quelli di generale dell’esercito e feldmaresciallo, ha dato potere a un comandante spregiudicato e fautore dell’utilizzo dell’arma nucleare. Incarico non ben visto nemmeno dai generali russi.

Kadyrov è molto criticato dalle Ong internazionali per avere commesso gravi violazioni dei diritti umani nella Repubblica che governa, ma anche nelle azioni di guerra in Ucraina dove vede, strumentalmente, la fede cristiana degli ucraini come un ulteriore motivo per annientarli. Le unità cecene, inclusa la milizia personale di Kadyrov, i кадыровцы kadyrovtsy” – unità paramilitari che terrorizzano e eliminano gli oppositori e i loro familiari – godono di una sinistra reputazione e combattono insieme alle forze regolari russe. Risulta che le milizie cecene siano artefici principali degli orrori che si stanno scoprendo in queste ore: fosse comuni, camere di tortura, violenze sistematiche, metodici stupri. Il tutto insieme altri “gesti” che ricordano i fatti della prima metà del secolo scorso.

Intanto, Kadyrov ha annunciato che manderà sul fronte ucraino tre dei suoi dodici figli ma sembra che ne abbia altri: Adam, Eli e Akhmat, rispettivamente di 14, 15 e16 anni. Un gesto che Putin giudica eroico. Ma chi è il “bombardiere”? Viste le sue prime azioni da comandante, Ramzan Kadyrov, classe 1976, è la carta vincente di Putin? La sua storia è legata alla politica espansionistica del Cremlino degli ultimi anni. Nel 2007, Kadyrov fu messo, da Vladimir Putin, a capo della Cecenia. Nel 2004 Akhmad Kadyrov, padre del neo-generale colonnello, fu il primo presidente filo-Cremlino della Cecenia. Fu assassinato in un attentato. Siamo nel pieno della Seconda guerra russo-cecena. Da allora, Ramzan Kadyrov ha imposto un regime soffocante alla sua Repubblica tramite il suo “kadyrovtsy”. Contemporaneamente, ha islamizzato la società: il velo è quasi imposto alle donne, l’alcol è di difficile utilizzo. Ufficialmente, gli uomini – come vediamo – ostentano “barbe adeguate”. La autorità cecene sono accusate di perseguitare gli oppositori politici, di ignorare i pochi diritti delle donne e di opprimere le persone Lgbtq. La “mano cecena” è spesso presente in diversi omicidi, come quelli dell’avversario di Putin, Boris Nemtsov, assassinato nel 2015 e della giornalista della Novaya Gazeta, Anna Politkovskaya, uccisa nel 2006. Kadyrov è un fautore della poligamia, è legato al Qatar, dove “prosperano” i Fratelli musulmani, come negli altri Paesi del Golfo Persico. Ma il ragazzo, dall’aspetto da lottatore, adora il lusso: possiede una collezione di auto sportive, soprattutto Porsche, una residenza faraonica arredata con due monumentali leoni di bronzo, oltre ad animali da compagnia come un orso e una tigre. E ama festeggiare il suo compleanno, invitando star internazionali, soprattutto americane. Senza dimenticare il ruolo avuto da molti ceceni nell’Isis, stretti collaboratori e spesso a capo di gruppi armati di jihadisti. La katibah, la brigata combattente, era composta da asiatici, ma anche da caucasici e ceceni. Può essere Kadyrov la carta vincente del Putin? Oppure è un gesto dettato dalla disperazione? Di sicuro le sue prime azioni da comandante, i bombardamenti a pioggia di lunedì 10 ottobre su Kiev (per la prima volta da giugno), Lviv, Ternopil e Dnipro, hanno alzato l’escalation della guerra. Serviva il generale colonnello Ramzan Kadyrov?


di Fabio Marco Fabbri