Mondiali di calcio in Qatar: l’Italia schiera 560 militari

domenica 11 settembre 2022


Souad Sbai: “Qatar non rispetta Diritti umani” 

In Qatar, l’Italia schiererà in campo, anzi a bordo campo, 560 militari. La “formazione” degli azzurri è stata scelta lo scorso 27 luglio dalle Commissioni esteri e difesa della Camera dei deputati che hanno approvato la risoluzione conclusiva del dibattito relativo alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022 in ordine alla partecipazione dell’Italia a tre nuove missioni internazionali, una delle quali sarà la missione bilaterale di supporto alle Forze Armate del Qatar in occasione dei Mondiali di calcio 2022.

L’Italia parteciperà alla missione con 560 unità di personale militare, 46 mezzi terrestri, 1 mezzo navale, 2 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione è pari a 10.811.025 euro (di cui 3.500.000 per obbligazioni esigibili nell’anno 2023), e sul sito web della Camera dei deputati leggiamo: “La missione bilaterale ha lo scopo di fornire supporto alle Forze armate qatarine per l’implementazione del sistema di difesa e sicurezza in occasione dei Mondiali di calcio 2022, che si svolgeranno in Qatar nel periodo compreso tra il 21 novembre ed il 18 dicembre 2022. Essi costituiscono un evento di rilevanza globale per copertura mediatica, valore economico e potenziali flussi di persone”.

Declinare “persone” in Qatar è difficile, perché “persone” sono anche i lavoratori che stanno usando il loro sangue come malta per costruire stadi e impianti vari in occasione del Mondiale. “Un Paese colpevole di sfruttare fino allo stremo centinaia di migliaia di lavoratori migranti dal 2010, quando gli venne assegnata la Coppa del mondo del 2022. La Federazione internazionale che governa il calcio (Fifa) avrebbe dovuto mettere a disposizione almeno 440 milioni di dollari per risarcire centinaia di migliaia di lavoratori migranti vittime di sfruttamento”, ha commentato la notizia sull’invio dei militari italiani in Qatar Amnesty International.

Nel 2021 di 6.500 lavoratori migranti provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka sono morti in Qatar da quando il Paese mediorientale ha ottenuto il diritto di ospitare la Coppa del Mondo di calcio 10 anni fa: una media di 12 lavoratori migranti provenienti da queste cinque nazioni dell’Asia meridionale sono morte ogni settimana dal dicembre 2010. Nel 2021, secondo il Guardian, i dati provenienti da India, Bangladesh, Nepal e Sri Lanka hanno rivelato che ci sono stati 5.927 morti di lavoratori migranti nel periodo 2011-2020. In questo si discute su chi ha o non ha il pedigree Occidentale, su chi sta con Vladimir Putin o meno (assolvendo da ogni peccato Erdogan, Cina e Algeria), non ci si tura il naso quando si parla di Qatar.

Non dimentichiamo quanto è scritto ne Qatar Papers Comment l’èmirat finance l’Islam de France e d’Europe (Lafon, 2019), il libro di Christian Chesnot e Georges, due giornalisti francesi che hanno fatto luce sul sistema di finanziamenti milionari della Qatar Charity (organizzazione qatarina non governativa e di beneficenza) a moschee, associazioni e militanti dei Fratelli Musulmani in tutto il continente europeo, allo scopo di trasformare i fedeli di religione islamica in militanti fondamentalisti.

Ne abbiamo parlato con Souad Sbai, esperta conoscitrice del vero volto del Qatar, scrittrice e giornalista, presidente Acmid Donna, e responsabile del Dipartimento per l’Integrazione e i Rapporti con le Comunità della Lega che il prossimo 25 settembre la candida per il Senato: “Questa scelta del Governo non la capisco. E non la condivido. Assolutamente. Per me il rispetto dei Diritti umani viene prima di tutto. Io combatto in prima linea per il rispetto dei diritti umani, per i diritti delle donne (!). I Paesi che non hanno un progetto per promuovere il rispetto dei diritti umani non hanno spazio, purtroppo l’economia obbliga ad avere dei rapporti ma non si può accettare tutto, tout court, bisogna mettere delle postille su alcune questioni: i diritti delle donne, la libertà di stampa, la libertà religiosa, in Qatar, come in altri Paesi, penso all’Iran o alla Turchia, vengono a mancare”.

Poi la Sbai aggiunge: “Questa scelta di impiegare i nostri militari per il Mondiale di calcio non la comprendo. L’avrei compresa se avesse giocato l’Italia. Ma l’Italia non c’è e noi abbiamo bisogno dei nostri militari qui in Patria, ne abbiamo bisogno su tutto il territorio vista l’aumento di violenza che si registra in ogni città o paese d’Italia. É inaccettabile che una donna che si trova al centro di Roma o di Milano corra il pericolo di essere violentata. É inaccettabile avere paura che qualcuno si svegli la mattina e decida di fare una strage con un coltello, come già è accaduto. Quei 560 militari era meglio impiegarli qui in Italia. Veramente non capisco questa scelta”.


di Costantino Pistilli