Argentina, fallito attentato contro la vicepresidente Kirchner

venerdì 2 settembre 2022


La pistola puntata contro Cristina Kirchner non ha sparato. Poco dopo è stato arrestato l’aggressore del fallito attentato contro la 69enne vicepresidente ed ex presidente argentina. Il fatto è avvenuto a Buenos Aires, mentre Kirchner scendeva dall’auto davanti alla propria residenza, nel quartiere Recoleta. L’aggressore, armato di pistola, ha tentato di uccidere la donna, colpendola alla testa. Ma il proiettile non è partito. L’uomo, identificato come Fernando André Sabag Montiel, nato in Brasile e naturalizzato in Argentina, ha 35 anni e qualche precedente penale per porto abusivo di armi. Diversi canali televisivi hanno trasmesso l’immagine di una persona che mira alla testa della Kirchner.

La televisione pubblica ha diffuso in esclusiva un video in cui si vede, fra la folla che saluta la Kirchner, il braccio teso di un individuo che impugna una pistola che poi punta a pochi centimetri dalla testa della vicepresidente. L’uomo, che non ha sparato, si sarebbe avvicinato alla Kirchner per salutarla e chiederle un autografo sulla sua autobiografia. Secondo l’agenzia di stampa Telam, Sabag Montiel sarebbe stato arrestato dalla polizia dopo essere stato bloccato dalla sicurezza della vicepresidente. A pochi metri dalla scena dell’attacco, segnalano i media argentini, sarebbe stata ritrovata una pistola calibro 32 Bersa di fabbricazione argentina con 5 proiettili nel caricatore e in condizione di sparare.

Come sottolinea il Corriere della Sera, nel suo profilo Instagram, Sabag Montiel si definisce “cristiano”. Il suo account è dominato da immagini che lo ritraggono davanti allo specchio, in palestra, a sfoggiare gli amati tatuaggi. Sul gomito sinistro indossa un sole nero, uno “schwarze sonne” simbolo esoterico che i nazisti usavano come amuleto della forza della razza ariana.

Secondo la ricostruzione del presidente Alberto Fernández, “Cristina è viva perché, per un motivo che non è ancora stato tecnicamente confermato, la pistola che aveva 5 proiettili in canna non ha sparato nonostante sia stato premuto il grilletto”. Il capo dello Stato, in un messaggio sulla televisione nazionale, ha definito il fallito attentato “l’incidente più grave da quando abbiamo recuperato la democrazia” nel 1983. In un clima di grande commozione generale per l’accaduto, il presidente Fernández ha disposto che la giornata odierna sia considerata festiva “affinché in pace e armonia il popolo possa esprimersi in difesa della vita e della democrazia e in solidarietà con la nostra vicepresidente”. Pochi minuti dopo la mezzanotte locale (le 5 in Italia) Fernández si è rivolto agli argentini attraverso la televisione, mentre il coordinatore del governo Juan Manzur, ha convocato una riunione urgente dei ministri. Per il ministro della Sicurezza Aníbal Fernández, “ora la situazione deve essere valutata dal nostro personale forense per analizzare le impronte digitali e la capacità e disposizione che aveva questa persona”.

Centinaia di attivisti si erano radunati dalla scorsa settimana davanti all’abitazione di Cristina Kirchner, accusata di frode e corruzione relative all’aggiudicazione di appalti pubblici nella sua roccaforte di Santa Cruz (sud), durante i suoi due mandati presidenziali (2007-15). L’accusa ha chiesto una condanna a 12 anni di reclusione e l’interdizione a vita dai pubblici uffici. L’attacco alla vicepresidente è stato condannato dalla coalizione di opposizione Insieme per il cambiamento, che ha chiesto un’indagine sui fatti, oltre che dal governo.


di Ugo Elfer