Kutuzov e il più grande errore di questo Terzo millennio

venerdì 22 luglio 2022


La prima considerazione è di carattere geografico: la Russia si trova in Europa, occupa quasi il 30 per cento del Continente e più dei due terzi della sua popolazione vivono nella Russia europea, facendone così il Paese europeo più popoloso. La seconda è di carattere storico: prima del 1917 la Russia era un Paese la cui nobiltà e l’alta borghesia erano perfettamente integrate con le altre nazioni europee. Basta leggere gli insuperati capolavori della letteratura russa per accorgersi di questa incontestabile realtà. Tra i nobili si parlava il francese e gli scambi commerciali erano rivolti quasi esclusivamente da e verso gli altri Stati europei. Perfino la parola “Zar” deriva dal latino “Caesar”.

Mi colpì molto un episodio di Guerra e Pace in cui, prima della sanguinosa battaglia di Borodino, le truppe portano in processione l’icona della Madonna di Smolensk e a un certo punto la folla si apre per far passare Michail Kutuzov, il generale comandante in capo dell’esercito russo, il quale si prostra ai piedi dell’icona, si rialza con fatica e, con un gesto che Lev Tolstoj definisce “infantile e ingenuo”, bacia l’icona tra la commozione degli ufficiali e della truppa. L’umanità e la semplicità di Kutuzov sono emblematici della natura del popolo russo fortemente legata a valori e tradizioni marcatamente occidentali. Nell’ottobre del 1917 vi fu la rivoluzione comunista, poi lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la spartizione di Yalta e la divisione del mondo in due blocchi: Paesi dell’Est comunisti e Paesi del Patto atlantico democratici. Il mondo però è andato avanti e il regime sovietico si è dissolto a partire dal 1987, dopo appena settant’anni di storia.

Ora lungi da me il pensare che la Russia di oggi fosse pronta per entrare in nell’Unione europea o anche il mettere in dubbio la nostra permanenza nell’Alleanza atlantica. Credo, però, che la visione politica di ampio respiro di una Federazione europea non possa prescindere dalla Russia semplicemente per il fatto che la Russia è europea. Sono processi che si realizzeranno nei prossimi decenni, che forse i nostri figli potranno vedere compiuti ma sono le visioni di lungo periodo che una buona politica dovrebbe strategicamente perseguire. L’Unione europea dovrebbe cercare di assecondare la voglia di Occidente che ha da sempre permeato la popolazione russa, dovrebbe adoperarsi perché i valori democratici e liberali possano avere la meglio sui rigurgiti sovietici, liberticidi e dittatoriali di Vladimir Putin e della sua classe politica, per portare tra qualche decennio la Russia nell’alveo dell’Unione che così diventerebbe davvero una potenza mondiale con materie prime e una capacità sia industriale che manifatturiera.

Qualcuno sospetta che proprio per scongiurare questo scenario gli Usa avrebbero in qualche modo provocato la guerra in Ucraina. Lo stesso Papa Francesco ha parlato con coraggio, unico Capo di Stato a farlo, di un abbaiare della Nato alla base di questo sciagurato e assurdo conflitto nel cuore dell’Europa. Ma a prescindere dalla volontà e dai comportamenti degli Usa, è l’atteggiamento dell’Ue a essere stato deludente e fallimentare. L’Unione europea doveva adoperarsi con tutti i mezzi per evitare lo scontro bellico, doveva essere chiara nel voler rispettare gli accordi di Parigi del 1997 e pretenderne il rispetto da entrambe le parti, come pure la Germania ha cercato fino all’ultimo di fare. Nella visione di lungo termine, avrebbe dovuto tentare di mantenere lo status quo, giocare un ruolo nella risoluzione del conflitto in Donbass (che pure era una tragica realtà), non dare a Putin l’occasione di scatenare la sua pazza voglia di un ritorno alla dittatura sovietica, evitare lo spargimento di sangue e gli orrori della guerra, aspettare che a Putin succedessero altri capi di Stato in grado di completare, anche se lentamente, il processo di democratizzazione della Russia. Invece, il conflitto in Ucraina ha allontanato di decenni il sogno di un’Europa unita.


di Mariano Totaro