La buona azione del discolo

mercoledì 8 giugno 2022


L’attuale Governo dell’Ungheria, ed il suo capo, Viktor Orbán, non godono di buona fama nell’Unione europea, soprattutto per quanto attiene ai principi dei diritti umani da essa riconosciuti e dello Stato di Diritto, cui si ispirano le sue Istituzioni e si debbono attenere le Costituzioni degli Stati membri. Storicamente, secoli prima della nascita delle Istituzioni comunitarie, quei diritti partirono dal riconoscimento della libertà religiosa, a metà del XVII secolo, con il quale si pose fine a sanguinose guerre. Perciò, da queste colonne, ho vivamente scongiurato l’inclusione del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’, Kirill, nelle sanzioni ritorsive verso esponenti di settori politici e sociali della Federazione Russa per la propria azione militare.

Adesso, tutti sono a dir poco seccati per l’iniziativa del Governo ungherese per impedire che si perpetrasse quell’affronto alla libertà religiosa. Certo, il modo può parere inelegante: non palesare la cosa nella riunione del Consiglio europeo e poi affondare la misura in sede di conseguente riunione degli ambasciatori degli Stati membri. Le reazioni seguite, però, meritano un esame dei motivi profondi. Il globalismo attuale è un’estensione, per tanta parte, al resto del pianeta della civiltà europea, nel suo approdo attuale: il globo simbolo dell’Expò di Parigi del 1889. In questo quadro, il sentire spirituale è limitato al foro interno di ciascuno. E le religioni positive, l’insieme delle loro istituzioni, dottrine teologiche, riti e gerarchie rilevano solo nel loro porsi sul piano secolare, il loro mero stare nella vita civile. Le chiese cattoliche in Occidente e quelle protestanti si sono adeguate. Per quanto attiene alla Chiesa di Roma, il Concilio Vaticano II non solo ha reso fondamentale la sua dottrina sociale, che è oggi, per molti, più rilevante della teologia, ma ha inciso un marchio di secolarismo persino sul rituale della messa: il sacerdote officiante non volge più le spalle al popolo, per sacrificare a Dio. Ma ha spostato l’altare per compiere il sacrificio rivolto al popolo, perché in esso risiede il divino, nel secolo, in questo mondo.

Solo il Cristianesimo ortodosso si pone fuori questo globalismo secolarizzato. I profani (pro-fanum=davanti al tempio) stanno innanzi, fuori dall’iconostasi, dove le icone simboleggiano il sacro per loro. Il sacrificio si svolge al di là, entro il tempio e rivolti verso Dio, simbolicamente a Oriente, dove sorge il sole. La teologia è preghiera. Anche in Occidente, i grandi teologi, nel senso antico della parola, restano ortodossi: per esempio, Kallistos Ware, metropolita ortodosso di Gran Bretagna. Durante la rivoluzione bolscevica ed il comunismo ateo, la Chiesa Ortodossa Russa ha conosciuto un grande battesimo di sangue, e ha prodotto grandi teologi, come Kallistos Ware, metropolita ortodosso di Gran Bretagna. Durante la rivoluzione bolscevica ed il comunismo ateo, la Chiesa Ortodossa Russa ha conosciuto un grande battesimo di sangue, ed ha prodotto grandi teologi, come Pavel Aleksandrovič Florenskij, anche grande matematico, trapassato in un gulag l’8 dicembre 1937.

Questa resistenza al secolarismo implica e comporta il non esercizio del potere politico, ma l’accettazione dell’autorità politica. Si veda la questione del matrimonio: la Chiesa, depositaria dei sacramenti, lo celebra. Spetta poi allo Stato normare in diritto di famiglia. Se lo Stato scioglie il matrimonio è cessato anche per essa e, se richiesta, può celebrare di nuovo il sacramento. Questo senza problemi per tre volte; dopo occorre una severa indagine. Giusto. Se un essere umano ci casca per tre volte e non gli basta, forse la sua psiche ha qualcosa che potrebbe non andare. Questi sono i rapporti tra il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ e le autorità della Federazione Russa.

Bisogna inoltre considerare come il concetto di Rus’ comprenda un’area che è più vasta della Federazione Russa. Per esempio, comprende prima di tutto l’attuale Ucraina. Infatti, la Rus’ venne convertita col battesimo di San Vladimir, Re della Rus’ a Kiev, nel IX secolo. Poi il centro si spostò a settentrione. In ragione, tuttavia, dell’indipendenza raggiunta dall’Ucraina, il Patriarca Alessio II dette al sinodo ucraino il potere d’eleggersi un metropolita. L’attuale metropolita di Kiev, Onufrij, venne eletto dal sinodo ucraino il 22 novembre del 2000, e riconosciuto dal Patriarcato di Mosca. Data la situazione attuale, fedele al governo ucraino, si è dichiarato autonomo dalla Chiesa Russa. Subito si è riunito il sinodo di Mosca, alla presenza del Patriarca Kirill. Ha preso atto della cosa e ha dichiarato di comprendere la situazione.

Si consideri un altro precedente. La Chiesa Ortodossa Russa condusse, nel secolo XIX, una efficace missione in Giappone. Quando si formò una rilevante chiesa ortodossa giapponese, il Santo Sinodo russo decise di eleggere un Metropolita del Giappone. Quando scoppiò la guerra russo-giapponese, per il controllo della Manciuria e della Corea, nel 1904-’5, il metropolita del Giappone pregò per l’Imperatore e per le Forze Armate nipponiche. Fu convocato dal Santo Sinodo russo, il quale decise che era giusto così, perché un Vescovo, nel caso Arcivescovo, ha il dovere di stare col suo popolo. Il globo secolarista, però, vede in ciò solo scelte secolari, politiche. Rifiuta di alzare lo sguardo alla trascendenza.


di Riccardo Scarpa