Texas: censurati possono citare i social in giudizio

venerdì 13 maggio 2022


Una notizia che, gioco-forza, ha fatto il giro del web. Siamo negli Stati Uniti. E qui la Corte d’appello del quinto circuito ha sospeso una ingiunzione temporanea sulla legge HB 20 (della quale ne è stato un primo sostenitore l’ex presidente americano Donald Trump, bannato da Twitter nel 2021). L’entrata in vigore di tale legge era stata bloccata da un precedente tribunale. Ma quale è il contenuto dell’oggetto in questione? In pratica, la norma tratta l’opportunità – per gli iscritti ai social – di citare in giudizio la piattaforma, se quest’ultima sospende il profilo o censura i post per motivazioni politiche.

Una notizia, questa, giunta pochi giorni dopo l’affermazione di Elon Musk, che aveva sostenuto come fosse stato un errore esiliare Trump da Twitter. La legge HB 20, nel dettaglio, riguarda tutti i servizi web che contano più di 50 milioni di iscritti al mese attivi e che fondano la propria ragion d’essere sui contenuti prodotti dagli utenti (includendo così Facebook ma anche app o siti). Inoltre, la norma va a toccare pure i provider di posta elettronica, attraverso delle specifiche regole.

I gruppi commerciali dell’industria tecnologica NetChoice e la Computer and Communications Industry Association (Cci) erano stati capaci di bloccare la legge in tribunale, nel 2021. Ma tale successo è stato annullato dalla Corte d’appello del quinto circuito. Ultimo aspetto: HB 20 fa riferimento ai social e altre piattaforme, dopo l’entrata in vigore. Pertanto, gli utenti lesi non possono citare in giudizio le app per avvenimenti passati.


di Brigida Baracchi