Nuova Guerra fredda Usa-Russia? Era il 2007

venerdì 8 aprile 2022


Di seguito ripubblichiamo un articolo di Paolo Della Sala, scritto per L’Opinione nel febbraio del 2007. Negli Usa appariva già evidente – sette anni dopo l’arrivo di Vladimir Putin al Cremlino – che la Russia era tornata a una vocazione di conquiste territoriali, il che avrebbe implicato, secondo il Pentagono, non tanto una riedizione della Guerra fredda quanto il ritorno a guerre convenzionali e sanguinose sugli scacchieri mediorientali ed europei.

Robert Gates ha negato che Usa e Russia siano alla vigilia di una seconda Guerra fredda, ma le relazioni delle due Potenze sono tornate ai livelli degli anni Ottanta. I punti di frizione nascono dall’installazione di sistemi antimissile americani in Polonia e in Cekia (col probabile placet tedesco). Gli Usa sostengono che si tratta di dispositivi di difesa contro i missili iraniani (in grado di raggiungere l’Europa del sud-est con relativa facilità). Mentre si attende il sì definitivo, Mosca ha contrattaccato pesantemente. Il responsabile del settore missilistico, generale Nikolay Solovzov, ha dichiarato che, se si procederà con l’installazione, la Russia punterà i propri missili contro i due Paesi europei. Solovzov utilizzerebbe vettori in grado di aggirare ogni difesa e di “colpire qualsiasi obiettivo in ogni parte del mondo”. Un altro punto bollente è il Kosovo, il cui futuro sarà discusso dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. L’orientamento generale è per la concessione di una “pre-indipendenza” del Kosovo dalla Serbia, ma il Governo di Putin ha già fatto sapere che ciò avrebbe “le conseguenze peggiori per i Balcani e per tutta l’Europa”, con toni che ricordano la Sarajevo del 1914.

Nel 2006 la Russia ha confermato di essere il leader mondiale per la vendita di armamenti. L’export ha raggiunto 6,5 miliardi di dollari, nella completa indifferenza dei “pacifisti”, specializzati in silenzi omertosi non solo al tempo dell’Unione Sovietica, ma anche nel caso della guerra in Cecenia, per la quale né il ministro Massimo D’AlemaOliviero Diliberto lanciano proposte di Conferenza internazionale. Nel 2001 la vendita di armi russe ammontava a 3,7 miliardi di dollari (dati Pravda).

Il marketing militare di Putin ha coinvolto 64 Paesi, la parte del leone è fatta da aviazione e missilistica, settori di eccellenza per l’industria russa, grazie agli aerei Sukhoi e ai sistemi missilistici SS-27 Topol-M (con gittata da 10mila chilometri) e Topol M 1-2 (sistema mobile venduto all’Iran). Soltanto per i settori missilistica e sottomarini si parla di 189 miliardi di dollari in otto anni. In una riunione al Congresso sul budget militare del 2008, Robert Gates, ministro della Difesa e responsabile del Pentagono, ha dichiarato che, al di là della guerra asimmetrica contro il terrorismo, gli Stati Uniti debbono prepararsi a conflitti convenzionali con Paesi come la Russia e la Cina. Mentre l’Europa configura la propria difesa secondo gli schemi della guerra “di polizia”, l’America attua contemporaneamente due strategie, con diversi profili tattici.

Sarà indispensabile l’intero spettro dei mezzi militari, incluse le forze di terra, per combattere contro grandi eserciti e reparti speciali”: queste le parole di Gates di fronte alla Commissione sulle Forze armate del Congresso. Gates ha sottolineato che Putin insegue un profilo da Superpotenza, facendo leva sul nazionalismo, malattia endemica del continente europeo. Il capo del Pentagono ha indicato nel Medio Oriente il settore nel quale la Russia interverrà con decisione nei prossimi mesi.

In effetti, dopo essere stata messa sotto scacco nel continente europeo, anche a causa degli omicidi di agenti, diplomatici e oligarchi a Londra, la Russia ha riconfermato il sostegno al nucleare iraniano e la vendita di armi a Iran e Siria. Inoltre, Putin riscuote successo in Palestina, dove il suo approccio nei confronti della consorteria dei Fratelli musulmani locali (Hamas) è più morbido di quello americano. Ma il vero ago della bilancia è l’Arabia Saudita. A Ryad si stanno confrontando due poteri e due linee geopolitiche divergenti, una filorussa, l’altra filoamericana. Si tratta del clan del principe Bandar bin Sultan, vicino all’Amministrazione Bush, e quello opposto, guidato da Turki al-Faysal.


di Paolo Della Sala