Amnesty: “In Francia disparità trattamento fra afghani e ucraini”

martedì 29 marzo 2022


Amnesty International accusa la Francia. Secondo l’Ong, Parigi è “molto lontana dall’esemplarità che ci si potrebbe aspettare” in materia di rispetto delle libertà pubbliche e dei diritti umani. La denuncia di Amnesty International è contenuta nel rapporto 2021 pubblicato oggi. L’Ong critica, in particolare, disparità nella politica di accoglienza. Un trattamento diverso tra i profughi ucraini e di altre nazionalità. Nathalie Godard, responsabile di Amnesty International-France, ha deplorato dinanzi alla stampa l’atteggiamento francese. “Ciò che vediamo da qualche settimana – sottolinea – si distingue singolarmente rispetto al modo in cui lo scorso anno i poteri pubblici hanno parlato dell’accoglienza degli afghani in fuga, dopo la presa dei talebani a metà agosto”. Lo Stato francese ha creato uno schema di accoglienza e di alloggio che propone “almeno 100mila posti” per chi fugge dalla guerra russa in Ucraina, secondo quanto riferito nei giorni scorsi dal premier Jean Castex. Il 16 agosto, nel suo intervento sull’Afghanistan, il presidente Emmanuel Macron aveva chiesto di “anticipare e proteggerci dai flussi migratori irregolari importanti”, sottolinea Amnesty, evocando differenze di trattamento tra i rifugiati ucraini e afghani.

Godard afferma anche che la protezione temporanea riconosciuta ai profughi ucraini dai Paesi dell’Unione europea era “stata chiesta anche per gli afghani, senza successo”. “Questo illustra i due pesi e due misure”, continua l’esponente di Amnesty. La protezione temporanea permetterà ai rifugiati ucraini di soggiornare fino a tre anni nell’Unione europea, lavorando, accedendo al sistema scolastico e di ricevere cure mediche. Amnesty critica inoltre “i trattamenti degradanti” subiti dagli esiliati, in particolare a Calais. “La polizia e le autorità locali hanno limitato il loro accesso all’aiuto umanitario e li hanno sottoposti a manovre assillanti”. Le critiche sulla situazione dei migranti a Calais e a Grande-Synthe sono riesplose dopo il naufragio che ha causato 27 morti il 24 novembre, durante un tentativo di attraversamento della Manica per raggiungere la Gran Bretagna. Numerose Ong hanno denunciato, in particolare, le tende dei migranti fatte a pezzi dalla polizia durante gli sgomberi, con l’avvallo delle autorità: accuse, queste, respinte dai diretti interessati.


di Ugo Elfer