Sahara Occidentale: la svolta della Spagna (e la passività dell’Italia)

sabato 26 marzo 2022


Il 19 gennaio scorso la stampa internazionale ha informato di una svolta notevole nella posizione spagnola sulla questione del Sahara Occidentale. In effetti, in una lettera indirizzata al sovrano marocchino Mohammed VI, Pedro Sánchez riconosce “l’importanza della questione del Sahara Occidentale per il Marocco”, loda “gli sforzi seri e credibili del Marocco, nel quadro delle Nazioni Unite, per raggiungere una soluzione mutualmente accettabile” e “considera la proposta marocchina di autonomia presentata nel 2007 come la base più seria, credibile e realistica per la risoluzione di questa controversia”.

Riconoscendo la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale, territorio che è oggetto di una controversia regionale da 46 anni fra il Marocco e l’Algeria che utilizza il gruppo separatista Fronte Polisario, il cui leader, Brahim Ghali, è accusato di crimini ai danni di civili spagnoli e saharawi che si sarebbero verificati tra il 1976 al 1989, 13 Ong iberiche elencano più di 300 crimini terroristici condotti da Ghali e altri guerriglieri del Fronte Polisario tra il 1973 e il 1986. Inoltre, Ghali è attualmente oggetto di numerose denunce presentate alla giustizia spagnola da ex membri del Fronte Polisario per violazione dei diritti umani e crimini di terrorismo, stupro, sequestro di persone, torture, sparizioni forzate, di appropriazione indebita di aiuti umanitari, finanziari e materiali forniti da Ong, nonché da organizzazioni internazionali. La decisione di Pedro Sánchez ha il merito di liberare la relazione bilaterale tra Spagna e Marocco da una pesante ipoteca che impediva un rilancio dei rapporti bilaterali sulla base della fiducia e della trasparenza. E non è un caso che questi due termini occupino una posizione centrale nella lettera di Sánchez al Re del Marocco e nel comunicato del ministero degli Affari esteri del Marocco.

La scelta di Sánchez è in linea con la nuova dinamica creata nella regione dopo il riconoscimento nel 2021, da parte degli Stati Uniti, della sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale e del sostegno di vari Paesi europei, come la Francia e la Germania, manifestato nei confronti dell’iniziativa di autonomia, a parte gli altri supporti internazionali principalmente arabi, islamici e africani. La nuova situazione consacra la leadership regionale del Marocco, un Paese considerato porta dell’Africa, ma che mantiene con i Paesi occidentali degli stretti rapporti di fiducia e cooperazione sulle tematiche e sfide globali, come la lotta contro il terrorismo e il radicalismo, contro l’emigrazione clandestina e il cambiamento climatico. Di fronte a queste nuove e impostanti svolte, l’Italia mantiene un silenzio interrogante e un’attitudine in senso contrario. La visita realizzata il primo marzo dal ministro Luigi Di Maio in Algeria, per chiedere un aumento dell’approvvigionamento del gas algerino del 10 per cento, è un’azione in controsenso: scappare dal ricatto e dalla dipendenza energetica di un regime autoritario come quello russo, per gettarsi tra le braccia di una dittatura militare come l’Algeria, conosciuta per il suo strumentalizzare politicamente le risorse energetiche, come è accaduto con la chiusura in novembre del gasdotto Maghreb-Europa che attraversa il Marocco per rifornire la Spagna e il Portogallo.

L’Italia corre il rischio, ancora una volta, di arrivare tardi alla nuova dinamica aperta per gli Usa e i grandi Paesi europei riguardante la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale. Adesso si deve capire cosa farà l’Algeria dopo queste sconfitte diplomatiche. È chiaro che il Paese nordafricano, esposto ai grandi rischi di instabilità politica ed economica, affronta uno dei momenti di isolamento più profondi della sua storia. C’è anche il timore che la cupola militare, vera maestra del Paese, cercando di scappare dalla bomba a orologeria che rappresenta la situazione interna e gli sconfitti internazionali, tenti un’avventura balistica contro il Marocco, in complicità con il suo storico alleato, per aprire un nuovo fronte di guerra vicino al fianco sud dell’Europa, che sarà così stretta come in una tenaglia, al nord dall’Ucraina e al sud dal Nordafrica. Per l’Italia e l’Europa è arrivato il tempo di uscire dalla zona grigia e di scegliere, rispetto al Sahara Occidentale, la dinamica che garantisca stabilità, pace e progresso per l’intera regione Euromediterranea, rappresentata dall’iniziativa di autonomia marocchina.


di Costantino Pistilli