giovedì 24 marzo 2022
Da una attenta e costante osservazione, si nota che le azioni del giovane presidente ucraino sono cadenzate da una interessante spettacolarizzazione. L’uso delle risorse comunicative è totale. Si può notare una particolare ricercatezza nell’abbigliamento spartano che trasmette sofferenza, ma vuole anche dire che c’è una volontà guerriera mitigata però dal ricorso ad una postura a mezzo busto con le braccia appoggiate ad una scrivania, come a voler trasmettere che egli è un combattente ma è pronto a trattare.
A dispetto del tavolo rassicurante e distensivo, egli non ha ancora firmato accordi. Partecipa a tutte le trasmissioni con metodica solerzia ritmata dalla forza fisica di un maratoneta. Ad un occhio attento non sfugge che i suoi video denotano un utilizzo calibrato dei codici semantici e iconici a disposizione grazie alle esperienze professionali antecedenti il suo attuale incarico pubblico. Rispetto all’icona svedese ingegnerizzata da efficientissimi apparati comunicativi mondiali, esiste una sostanziale differenza che testimonia la progressiva dematerializzazione delle attività sociali: egli agisce mediante la video-conferenza. La ragazzina-icona e altri movimenti italiani “spontanei” e colorati dai nomi ittici – attualmente scomparsi dai radar – sono meno tempestivi rispetto ad una strategia presenzialista in rete permanente consentita dalle comunicazioni video.
Egli è il prototipo della video-politica che consente un presenzialismo iperveloce e ubiquitario. Le osservazioni appena accennate, consentono di comprendere i motivi per i quali egli, dietro imperiose e non negoziabili indicazioni degli alti comandi Usa-Inghilterra, continua a tentennare chiedendo aiuto a tutti i Paesi aderenti all’Unione europea e alla Nato o a entrambi gli schieramenti mediante il presenzialismo online.
L’attivismo-spettacolo segna una svolta significativa del modo di fare politica: non c’è più la necessità della presenza fisica nelle piazze e nei luoghi pubblici dedicati e attrezzati per le ampie riunioni intercalate e sorrette da programmi televisivi o da canali di rete. Diventa sufficiente la comunicazione video più ubiquitaria possibile. L’uomo, quindi, non è un incapace. Rappresenta egregiamente gli interessi anglosassoni per le risorse dell’Ucraina da depredare al più presto sottraendole ai russi e ai cinesi loro alleati di ferro.
Nel rispetto della famosa affermazione del giudice Paolo Borsellino “seguire i soldi”, si può tranquillamente affermare che dietro ad ogni conflitto, migrazioni, carestie, ossessive e martellanti politiche ambientali ci sono i soldi, miliardi di euro, di dollari, materie prime, posizionamento geopolitico. La sofferenza della popolazione è un danno collaterale. La narrazione videocratica del giovane presidente è realizzata in regime di eterna emergenza che non consente di riflettere. Si forniscono i dati dei morti e dei feriti delle varie parti coinvolte. I numeri sono diffusi senza citare una fonte attendibile. La tecnica è quella della mitraglia con una velocità che una verifica statistica seria non consentirebbe. Queste premesse fanno sollevare enormi dubbi sulla veridicità dei dati trasmessi televisivamente. Anche nel caso ucraino, l’ossessiva sovraesposizione fa massiccio ricorso a immagini e filmati senza contesto né date. Le riprese di donne e bambini feriti, popolazioni in fuga, ricoveri in campi di fortuna, le immagini sparate di edifici sventrati di cui non si conosce la localizzazione, la martellante e parossistica russofobia veicolata da una comunicazione spettacolare non fa venire in mente lo stesso stile cadenzato della precedente (e non finita) campagna epidemica nazionale e mondiale? Il perdurare della tecnica dell’emergenza eterna deve rendere lo “spettacolo video” affannoso e massacrante. Il cittadino bersagliato non deve avere il tempo di valutare le notizie lanciate a macchinetta dai canali in rete e cartacei.
Proviamo a guardare tutto questo in un’altra prospettiva in vari punti. Primo, l’Europa raccoglie milioni di “forze lavorative fresche che non si ribellano” da remunerare con paghe da fame. Secondo, il caporalato si estende facendo un salto di qualità: viene coordinato ed esteso a livello europeo, a dispetto della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Terzo, si allarga il mercato degli uteri in affitto. Quarto, si incrementa il traffico di organi umani di bambini irreperibili grazie al caos che domina le operazioni di “accoglienza”. Quinto, si allarga il riciclaggio e gli incassi delle Ong e di un ben nota Comunità” di estrazione religiosa italiana per centinaia di milioni di euro. Sesto, l’Europa si sottomette alle forniture energetiche angloamericane che saranno distribuite ad un prezzo leggermente inferiore alla soglia critica di due euro che sarà accolto con sollievo da una popolazione incapace di capire. Settimo, le nazioni ancora riluttanti saranno inglobate e sottomesse alla Nato che non è automaticamente il rafforzamento dell’Unione europea. Ottavo, la scarsità di risorse alimentari consentirà ai colossi, Bayer-Monsanto in testa, di commercializzare alimenti geneticamente modificati vietati fino a ieri dall’Unione e ogni sorta di cibo spazzatura, insetti.
Ovviamente, tutto quanto appena descritto non fa parte della narrazione mediatica al led del presidente-video. Egli è stato chiamato a diffondere stati emotivi, creare paura negli Stati europei – specialmente quelli che non si sono sottomessi alla Nato. Egli ha il compito di prendere tempo di fronte ad una Russia pericolosissima (non è la solita Libia o l’Iraq) armata con un enorme ed efficiente dispositivo nucleare nascosto negli Urali. Suscita strani dubbi una Russia che procede alle sue operazioni di pulizia lentamente e con un contingente esiguo, e che non ha ancora pensato di assassinare il giovane presidente. Questa “lentezza” militare potrebbe ipotizzare dietro le quinte un accordo geopolitico di massima con la Nato per obbligare gli Stati riluttanti ad arruolarsi sotto il suo ombrello? Chissà… Se apriamo la mente ci accorgiamo che è tutto calcolato, geometrico come la trama di una commedia di Shakespeare. È il palcoscenico di Hollywood, bellezza!
di Manlio Lo Presti