Mali: escono i francesi, entrano i russi

mercoledì 23 marzo 2022


La guerra in Ucraina sta delineando, se Vladimir Putin dovesse restare in sella, un nuovo parziale assetto globale della geopolitica e della geoeconomia. Ma le attenzioni mediatiche su questa fase che porterà a un nuovo equilibrio mondiale, comunque vada a finire, pare che diano poco significato ai nuovi assetti che l’area sub sahariana e il Sahel stanno assumendo. Così, mentre l’operazione francese anti-jihadista denominata “Barkhane” precipita verso il buio, i soldati maliani, forti del supporto militare della Russia, stanno riprendendo il controllo del centro e del sud del Paese, a spese dei terroristi. Come sappiamo, dal 2012 il jihadismo saheliano, che essenzialmente è composto da banditi che sventolano una bandiera della quale spesso disconoscono il significato, imperversa nell’area dei tre confini (Niger, Burkina Faso e Mali). In questa regione hanno disseminato, oltre che terrore tra la popolazione, anche incertezze a livello politico, che ha reso impotenti i governanti e i “francesi” – loro ormai ex protettori – di fronte alle aggressioni e agli attentati.

Ma dall’entrata in azione della Russia, che ha messo in gioco i propri mercenari Wagner, punta di diamante in Ucraina, i risultati sul campo si fanno vedere. Gli uomini delle Forze Armate Maliane continuano a consolidare i guadagni operativi davanti al terrorismo jihadista. Ora la paura ha cambiato “schieramento”, i jihadisti fuggono verso i confini o si confondono tra la popolazione, altri si “redimono”. Così in questi ultimi giorni, grazie al supporto dei Wagner, una ventina di estremisti sono stati uccisi, altrettanti arrestati, tre loro basi sono state demolite, oltre al sequestro di attrezzature da guerriglia come alcuni Ak-47, varie bombe, detonatori e strumenti di comunicazione. Questo è quanto è stato riferito da fonti dell’esercito maliano.

Ma anche in Africa la guerra si combatte per via mediatica. Infatti, dagli ultimi mesi del 2021 il Senegal, confinante con il Mali tramite un “corridoio”, per voce della Dirpa, Direzione informazione e relazioni pubbliche delle forze armate, in concerto con la Fema, martellano con bollettini di guerra quotidiani la popolazione, esaltando i successi sui jihadisti. Tali vittorie sono direttamente proporzionali al coinvolgimento dei mercenari russi che operano non come supporto, ma come attori protagonisti. Per contro, il successo di queste operazioni militari, completate anche da azioni caritatevoli, si verificano con l’allontanamento dei francesi. Riferiscono i militanti dell’associazione Yerewolo, reputata antifrancese e filorussa, e ritenuta vicina alla giunta al potere artefice del doppio colpo di stato dell’agosto 2020 e maggio 2021, che la Francia, negli ultimi nove anni, ha perso uno a uno tutti i villaggi che i jihadisti hanno attaccato. Adesso, grazie alla collaborazione con la Russia, queste aree sono state riconquistate.

Intanto giovedì a Bamako, capitale del Mali, si è celebrato l’ultimo episodio che mostra, probabilmente, la fase conclusiva della degenerazione dei rapporti del Mali con la Francia, in un contesto di esasperato nazionalismo ed una convinta alleanza con Mosca. Infatti, il Governo maliano ha ordinato, il 17 marzo, la sospensione delle trasmissioni di Rfi-Radio France International e France 24, dopo la diffusione, da parte di queste emittenti, di notizie secondo cui l’esercito maliano sarebbe coinvolto in abusi contro civili. Il portavoce del Governo, il colonnello Abdoulaye Maïga, respingendo categoricamente le accuse verso il “gioiello di famiglia”, le Fama, ha avviato la sospensione delle trasmissioni a tempo indeterminato

Tuttavia, le notizie degli abusi sui civili, che si sarebbero verificate durante le attività dell’operazione antiterroristica chiamata Keletigui, sono state pubblicate l’8 marzo dall’Ohchr, Ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, e il 15 marzo, dall’Hrw, Human rights watch. Così, il 14 e 15 marzo, Rfi e France 24 hanno fatto da megafono a tali annunci. La decisione maliana, che non ha precedenti nel Paese, è stata immediatamente condannata da France Médias Monde, società pubblica francese capogruppo di Rfi e France 24, che ha affermato che adotterà ogni strumento affinché una tale decisione venga annullata. Anche l’Unione europea, tramite Nabila Massrali, la portavoce per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, organismo guidato dall’Alto rappresentante e vicepresidente Josep Borrell, ha ritenuto la decisione di Bamako “inaccettabile” e basata su “accuse infondate”. Inoltre, l’Ong Reporter senza frontiere (Rsf) ha disapprovato la sospensione dei due media francesi.

Secondo le informazioni diffuse da alcuni media locali, circa mille mercenari Wagner, chiamati “soldati bianchi”, tra dicembre e marzo sono stati inviati nel centro-nord del Paese per sostenere l’esercito nella lotta contro i gruppi jihadisti. Tuttavia, la giunta al potere, che ricordo autrice del doppio colpo di Stato, sostiene che la presenza dei Wagner nel Paese è solo a livello formativo, in quanto sono solo regolari addestratori russi nell’ambito del rafforzamento della collaborazione militare tra Bamako e Mosca. Secondo le autorità maliane, tale avvicinamento è finalizzato a compensare il vuoto di sicurezza lasciato dal fallimento dell’operazione antiterroristica francese Barkhane, in Mali.

Ma oltre la questione del Mali e alla luce dalla crisi ucraina, quello che si nota è che molti Stati dell’area sub sahariana sono particolarmente sensibili alla sicurezza che emana la presenza di russi sul territorio. Alleati di Mosca dei quali si dovrà tenere conto nel quadro dell’attuale guerra in Ucraina.


di Fabio Marco Fabbri