Ras-Putin: sciamanesimo e potere

lunedì 21 marzo 2022


Vladimir Putin è un Ras o uno Sciamano alla Corte dello Zar, cioè di se stesso, che interpreta i segni misteriosi dei tempi? Ma dov’è l’Armageddon, oltre all’evidenza di un furto di verità, in questa guerra d’invasione (la quale però non esiste, secondo lo Sciamano) che porta il soprannome di Operazione Speciale? E come può una misura di “polizia internazionale”, per la denazificazione di un territorio ostile che ha eletto democraticamente un presidente legittimo, per di più ebreo, impiegare per i suoi fini divisioni corazzate e fanterie con centocinquantamila uomini?

Quando scadrà la conta giusta delle migliaia di caduti tra i militari dell’una e dell’altra parte e di così tante perdite collaterali di civili? Se nel 1945, con Hiroshima, la Technè occidentale chiuse la terribile partita della guerra hitleriana sfruttando i risultati della Scienza dei quanti, oggi quella stessa Tecnica assiste Ras-Putin con i suoi missili ipersonici (ma quanti ne potrà lanciare, visto che costano una fortuna ciascuno, pagati con lo… spaccio mondiale di gas e petrolio?) nel tentare una replica fuori della Storia di quella guerra di conquista, solo per tenere in vita la sua predizione sciamanica auto-avverante di “la Nato ci attaccherà!”. E, poiché, una simile ipotesi aveva “scientificamente” una probabilità pari quasi a zero, si sono volute realizzare le condizioni per portarla vicino a uno, cioè alla quasi-certezza, con l’invasione dell’Ucraina, la grande Nazione confinante che vorrebbe essere Occidente, anziché satellite del grande fratello slavo.

Per non sbagliarci, avremmo dovuto dire a Putin, senza “nènè”, né distinguo etico-morali che, per noi occidentali e per tutte le democrazie liberali che si rispettino, lui per noi è come l’Adolf Hitler di ieri: tale e quale. Con tutto ciò che ne consegue. Poi, spettava al Ras russo tirare le conclusioni e farsi i suoi calcoli. Di certo, se già lo avessimo fatto, la Cina si sarebbe guardata bene dal fare il pesce in barile, dato che quella nostra presa chiarissima di posizione avrebbe seriamente compromesso trenta anni della sua crescita economica, a causa della fine prematura della globalizzazione e, quindi, del predominio cinese sui commerci mondiali. Domanda: si possono fermare senza no-fly-zone i missili russi che colpiscono l’Ucraina da terra e dal mare, al di fuori dei suoi confini territoriali? Sì: basta accecare i sistemi satellitari Gps del Polifemo-Technè (definizione quest’ultima che rappresenta l’ibrido perverso tra Scienza e Tecnica), cosicché i russi potranno al massimo usare il tiro classico dei cannoni (quello per cui si prende la mira con il binocolo, tanto per capirci) per fare ancora migliaia di vittime civili innocenti, bambini compresi.

Il problema, però, ha due risvolti. In primo luogo, i russi possono fare identicamente lo stesso con noi e, allora, accadrebbe l’Armageddon: Internet cadrebbe sulla terra; gli aerei non volerebbero più; le macchine e le persone non troverebbero più la strada per le loro destinazioni, non essendoci più né Google Maps né suoi succedanei o derivati. Torneremmo così alle telefonate intercontinentali via cavo, al posto di WhatsApp, Skype, Zoom e così via e, senza più telefonini, ci verrebbe restituita l’epoca remota del telefono a gettone; della corrispondenza cartacea con il francobollo e della posta pneumatica per parlarsi tra persone, uffici e aziende; delle telescriventi per comunicare in tempo reale le notizie dal mondo; e così via. I nativi digitali e le più giovani generazioni sarebbero proiettati nella terra incognita di parecchi decenni addietro, alle tecnologie obsolete dell’era elettromeccanica che li ha preceduti. Come raccordarsi senza impazzire con quei tempi lontani, quando oggi tutto scorre con i tempi luminali delle telecomunicazioni, che vanno cioè alla velocità della luce delle trasmissioni via cavi ottici e satelliti?

Eppure, nell’unica pupilla del Polifemo (che è contemporaneamente russo, cinese, europeo e americano), lì tra le stelle e i vari strati dell’atmosfera e della stratosfera, si aggira l’Ulisse incognito, con in pugno la lancia (oggi ipersonica) per colpire il monocolo e che renderà il gigante cieco per sempre, privandolo della sua immensa forza originaria. Accecati i sistemi Gps russi, europei e americani, resterebbero in vita solo quelli cinesi e asiatici. Sicché avremmo il poco simpatico risultato di doverci rivolgere a loro, per non pochi anni, prima di rimettere tutto in piedi, noi occidentali e i russi compresi. Il secondo risvolto, molto più interessante dal punto di vista teorico, è dato dal fatto che la Dea Technè (l’Occhio universale del Polifemo) si presenta come un immenso Giano bifronte con un volto perennemente double-face che nessuno può rivendicare per sé, né i Buoni né i Cattivi, che sono tali sempre pro tempore e, periodicamente, a parti invertite, come in ogni gioco di ruolo che si rispetti. Urss contro Hitler ieri e oggi noi contro l’hitlerismo della Russia!

Parlare poi da parte di Putin del ricorso (folle e mirabolante) all’arma nucleare significa perdere di vista ciò che, in questi tempi indecifrabili, può portare all’Apocalisse come già specificato. La sua versione contemporanea, per l’Homo Oculari (che vive di e attraverso le immagini), non sono le rovine fisiche dei quartieri urbani rasi al suolo, il sangue e le lacrime che fecondano da sempre la terra di feroci drammi (l’Ucraina è uno di tanti semi geneticamente modificati da cui germineranno piante intrise di vendetta e di odio), ma il crollo improvviso e repentino della Rete, vera retina digitale con cui oggi miliardi di essere umani guardano al mondo che li circonda. E i fili invisibili di quella trama trasparente stanno proprio tra le… Stelle! Putin ci ha invitato a guardare i piedi pesanti e corazzati del Polifemo-Technè, e non ciò che brilla nei suoi occhi, che vedono la tessitura invisibile di satelliti che, a centinaia, ruotano a differenti altezze fuori dall’atmosfera terrestre, per dare migliaia di occhi e di Intelligenza artificiale al mondo sottostante.

Ora, esiste un aspetto poco noto e approfondito di questo sommovimento storico e profondo dei rapporti Est-Ovest come li abbiamo conosciuti finora, e riguarda la futura, sempre più stretta cooperazione anche in campo scientifico tra Russia e Cina. Che cosa potrebbe accadere se la globalizzazione si scindesse in due metà compartimentate tra di loro? Per esempio, potrebbe saltare il circuito di validazione dei risultati pratico-teorici che oggi è comune a Occidente e Oriente, con potenziali, gravissime conseguenze per questo emisfero occidentale. Se, oggi, possiamo accecare il Polifemo-Technè al servizio dello Zar e del Celeste Impero, colpendo la loro rete di satelliti per le telecomunicazioni, nel futuro prossimo potremo trovarci confrontati a contromisure che sterilizzano le nostre capacità di reazione. Se, domani, Cina e Russia interrassero imponenti cavi ottici in parallelo e sottostanti a gigantesche condotte di opere infrastrutturali necessarie per portare in Cina il gas siberiano via terra, allora le armi spaziali servirebbero davvero a poco. Meglio rifletterci su per tempo.


di Maurizio Guaitoli