La contromossa di Gazprom

martedì 1 marzo 2022


L’azienda energetica russa Gazprom ha fatto un nuovo passo verso il più grande accordo di fornitura di gas naturale con la Cina. Il colosso, di proprietà parziale dello stato, con il nuovo gasdotto Soyuz vostok, attraverso la Mongolia, porterà al gigante asiatico circa 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Già dal 2014 la Russia esportava energia in Cina, avendo sottoscritto un accordo per 30 anni e 400 miliardi di dollari per fornire direttamente 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno attraverso il gasdotto Power of siberia. Negli ultimi mesi, mentre i flussi di Gazprom verso l’Europa venivano limitati, e con i pacchetti di sanzioni verso la nazione di Vladimir Putin che hanno e stanno mettendo in ginocchio il rublo e l’economia del paese, questo ha iniziato a spedire volumi sopra la norma di gas verso la Repubblica Popolare, sottoscrivendo perfino un mini-contratto per la fornitura di 10 miliardi di metri cubi all’anno per 25 anni, direttamente dai giacimenti energetici dell’estremo oriente.

Oggi, è stato firmato il contratto di progettazione per un nuovo gasdotto, il sopracitato Soyuz vostok, e “questo significa che il progetto è passato alla fase di attuazione pratica”, dichiara l’amministratore delegato di Gazprom, Aleksej Miller, commentando la sigla dell’accordo. Anche se questo è solo il culmine di una trattativa durata diversi anni, quindi precedenti alla crisi ucraina odierna, ciò comporta effettivamente la diminuzione della dipendenza dell’azienda dal continente europeo, attualmente il primo acquirente di gas russo. L’accordo per questa costruzione infatti arriva all’indomani del varo delle sanzioni contro Mosca da parte di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Giappone e Unione europea. Un momento chiave per la storia contemporanea è lo schieramento della notoriamente neutrale Svizzera con i “sanzionatori”, con una decisione spartiacque per la sua politica estera. Le misure adottate tagliano la capacità di importazione di tecnologie chiave alla Russia, oltre a non permettere a questa di agire nei mercati finanziari internazionali e di attingere alle proprie riserve economiche in valuta estera, stimate sulla cifra di 640 miliardi di dollari. Il rublo sta calando a picco, e con lui la qualità della vita degli inermi cittadini russi, tra i quali cresce sempre di più un malcontento verso il loro leader.

Tornando all’asse Cina-Gazprom, questa nuova fase costruttiva permetterebbe al gigante di Mosca (che recentemente ha perso tutti gli accordi di sponsorship internazionale, tra cui quello con la Uefa) di costruire un interconnessione dei suoi gasdotti che vanno ad ovest con quelli diretti ad est, permettendo teoricamente alla Russia di reindirizzare verso la Repubblica Popolare il gas che adesso fluisce unicamente verso l’Europa. Questo è uno scenario abbastanza raccapricciante, al quale però l’Ue vorrebbe farsi trovare preparata. Infatti, l’Europa sta esplorando nuove opzioni per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas e di energia in genere, allontanandosi dalla dipendenza quasi totale dal Cremlino.


di Redazione