L’America vista da Bari Weiss

venerdì 12 novembre 2021


La politologa, giornalista e docente universitaria statunitense Bari Weiss ha scritto un preoccupato e preoccupante articolo sul pluralismo nel mondo della comunicazione e dell’istruzione in America. Colpa del politicamente corretto spinto fino ai confini estremi dell’universo, e della cancel culture, un buco nero che divora forme e contenuti della Storia con la “S” maiuscola. Weiss ha detto: “Ogni filo è spezzato, in America, soprattutto nelle università”. E ha aggiunto: “C’è una crescente divergenza tra ciò che si promette e la realtà, anche nelle più importanti sedi di Alti studi”.

Weiss ha ricordato che il motto di Yale è il latino e cristiano Lux et Veritas. Ad Harvard si glorifica solo la Veritas. I giovanotti che frequentano l’università Stanford, nella West Coast social-democratica, leggono e seguono un tedeschissimo motto, Die Luft der Freiheit weht, che significa “Soffia il vento della Libertà”. A me, nel vedere queste ecografie culturali, sembra di sentire il suono della meravigliosa toccata-prologo de L’Orfeo di Claudio Monteverdi, un’opera che ha dato il La a tutta la musica seguente, da Johann Sebastian Bach a Ornette Coleman, agli Who e – ahinoi– a Fedez. Il punto è che anche nelle università americane non si suonano più Domenico Scarlatti o Miles Davis: studenti e i docenti sono tutti alla fase Fedez. E non importa se poi in realtà c’è sempre una maggioranza silenziosa, forse liberale e liberal, certamente oppressa dalla dittatura culturale del massimalismo.

In effetti, così come a Stanford, un vento di libertà soffia in tutte le aule accademiche americane. Per Bari Weiss però più che libertà di apprendere e dire, gli studenti americani praticano la libertà di cancellare e abbattere. Sono in una fase di negazione totale, ma non come nei versi di Eugenio Montale:

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti

sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti,

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.

Queste parole di Montale potrebbero costituire il motto di tutte le università del mondo. Sono state scritte nel 1925, quando arrivavano fascisti e stalinisti con formule magnifiche per abbindolare le masse, le stesse masse che ancora oggi amano abboccare alle parole del primo cattivo profeta che passa. Del resto di questo fenomeno scriveva già Etienne de la Boétie nel suo “Trattato sulla servitù volontaria” (delle masse) del 1576. Il fatto è che Bari Weiss ha perso il suo posto di presidente del St. John’s College di Annapolis. Allora ha costruito una nuova università a Austin (Texas), dedicata a un fearless pursuit of truth, ovvero una coraggiosa ricerca della verità. Ai miei amici liberal e democrat si drizzeranno le antenne: ma Austin è in Texas. Come a dire la Weiss è fuggita nel Nord Corea texano, e quindi è una fascia da gettare al macero. Non è così. Il Texas sarà pure legato al demi-monde razzista e omofobo, ma non è così per tutti i texani, intanto. E poi, se anche fosse così, perché trattarli da agnelli buoni solo per il pranzo pasquale, vuoti a rendere, scarti vegetali buoni come concime?

Voglio dire che il pluralismo è una cosa seria: non è come un hamburger da infilare tra due fette di pane prima di mascellarlo a dovere. È vero che negli Stati Uniti il clima culturale e sociale è cristallizzato tra Cancel culture, trumpismo, democratici e conservatori classici. È anche vero che le cose cambiano a seconda degli Stati: ad esempio la California e il Texas divergono nel bene e nel male. In realtà, Bari Weiss parla di un pluralismo opposto alla guerra delle masse di fanatici da tastiera e teiera. Si può vivere per sempre da separati in casa, ma non si può convivere in una casa in cui uno cerca di scacciare l’altro. Io prenderei a calci tutti: i giornalisti che fanno “Pro vax” terrorizzanti, ma pure quelli che flirtano coi “No-vax” perché così hanno più successo e il giornale vende di più. E anche chi legge e segue queste fuoriuscite craniche.

Il Venerdì di La Repubblica tesse le parole di Maria Ressa, caporedattrice di Cnn e fondatrice del quotidiano on-line filippino Rappler, il che le è valso il Nobel per la pace. È una donna coraggiosa, che combatte “contro il virus della menzogna” per la verità. Quindi è come Bari Weiss? Di sicuro rischia la morte, essendo schierata sia contro il presidente filippino Rodrigo Duterte (destra) sia contro il ritorno dei Marcos: Ferdinand Marcos junior, detto Bong-Bong si è ricandidato alla presidenza, con l’aiuto della Cina.

Anche Ressa è schierata, a sinistra, anche se non lo dice (la sinistra è “universale”, non è “di parte”?). Comunque, è interessante la critica ai social media: dopo le elezioni 2020, in cui Facebook fu un terreno di battaglia, il social ha attivato la News ecosystem quality, in cui si dava la priorità alle notizie certificate, ovvero quelle dei media mainstream. La Ressa cita tra questi media solo Cnn e New York Times, due organi di informazione che certo non sono vicini ai conservatori, né trumpiani né classici. E qui un problema la cultura di sinistra se lo dovrebbe porre. Anche se ti fa schifo, devi dare la stessa visibilità a tutti i fornitori di notizie. Detto di passaggio, la News ecosystem quality è naufragata miseramente quando i piani alti di Facebook si sono accorti che i lettori, rimasti privi di gladiatori e di leoni del Colosseo, cominciarono a diminuire. Cosa dobbiamo imparare quindi? Che il pluralismo non è una foglia di fico, e che comunque non si deve tornare all’informazione classica in mano a solide mani contro ciò che la Ressa definisce “lucrosa manipolazione quotidiana dei social americani”. Qualcosa di nuovo, più libero e intelligente si riuscirà a fare, se si è autonomi e libero-pensanti.

Ma torniamo alle università di Bari Weiss. I numeri riportati sono interessanti: circa un quarto degli accademici americani nel campo delle Scienze sociali, antropologiche e umanistiche è favorevole a scacciare colleghi che abbiano “errate opinioni su questioni rilevanti come immigrazione o diversità di genere”.  Un terzo tra i docenti conservatori e degli studenti PhD afferma di essere stato minacciato di azioni disciplinari. Altri dati nel Center for the Study of Partisanship and Ideology. Il panorama degli Usa visti da Bari Weiss prosegue con l’articolo “Come evitare una Guerra Civile 2.0” in cui si parla di Andrew Yang “il più grande masochista mai visto”, dice la Weiss. Intanto, aveva deciso di diventare presidente degli Stati Uniti, perdendo. Poi ha deciso di diventare sindaco di New York, perdendo. Uno normale avrebbe mollato il colpo. Non Yang, che a ottobre ha deciso di abbandonare il Partito Democratico per imbarcarsi in un’altra fatica d’Ercole: formare un terzo partito chiamato Forward.

Weiss ha sentito Yang una settimana fa, chiedendogli di convincerla che l’idea di un terzo polo politico fosse cosa buona. L’intervista è molto gustosa. Basti qui percorrere i punti basici: “Sui media”; “Sulla situazione del Partito Democratico”; “Sulla teoria critica sulla razza nelle scuole”; “Sull’antisemitismo”. Sembra l’Italia. Da leggere anche un articolo su Blake Masters, candidato repubblicano in Arizona, che vuole tornare al Gop, abbandonando le derive massimaliste delle recenti traversie repubblicane, per tornare a vincere.

Nota

Da noi la cancel culture non attecchisce. Chi è l’idiota che tirerebbe un sasso alla Pietà di Michelangelo con la motivazione che così si relega una madre al suo ruolo fissato dagli uomini? Da noi si va in piazza, si fa qualche assalto: il corteo è il nostro inferno anti-pluralista e debordiano, con recita a soggetto. È vero che ora anche in Italia i cortei no-Green pass saranno limitati alle periferie e al sit-in. Finiremo quindi come in America? No, ogni scusa è buona per fare un corteo.


di Paolo Della Sala