Taiwan, un boccone avvelenato

lunedì 8 novembre 2021


Da alcune settimane si stanno facendo sempre più incalzanti le voci di una invasione di Taiwan che la Cina ritiene da sempre una delle proprie province annesse. In un quadro di politica mondiale molto aggressiva, gli Usa stanno alimentando l’allarmismo nella regione soprattutto nei confronti delle nazioni circostanti e storicamente avverse al sistema totalitario cinese. L’impero giallo non ha interrotto, né intende farlo, i rapporti commerciali con questi Paesi. Perché allora questa strategia altalenante? È probabile che la Cina agiti lo spettro dell’invasione dell’isola di Taiwan come atto muscolare e per tentare di instaurare un riequilibrio delle forze nella regione a proprio favore. Come prova del suo proverbiale tatticismo, ricordiamo che la Cina non ha mai voluto invadere Hong Kong dove hanno operato indisturbate sofisticatissime strutture finanziarie di Pechino aventi lo scopo di garantire una ampia disponibilità di valuta pregiata da utilizzare nella vorticosa crescita dei propri scambi con il resto del mondo: ha aspettato la scadenza naturale del protettorato inglese. La Cina continua a realizzare i suoi traffici e il riciclaggio di denaro nelle piattaforme di Singapore che non viene azzerata da divisioni aviotrasportate cinesi!

Non è pertanto ravvisabile alcuna utilità nel loro azzeramento che alzerebbe il già alto livello di allarme di Giappone, Indonesia, Filippine, Nuova Zelanda, Australia, India, un colosso già massicciamente presente ai confini dell’impero giallo con numerose postazioni militari con missili terra-aria puntati sul territorio cinese. Possiamo immaginare cosa accadrebbe in caso di invasione militate di Taiwan! Gli effetti geopolitici non sarebbero completamente prevedibili. Immediatamente dopo l’uscita di scena di Trump, l’azione di forze politiche ed economiche in lotta fra loro costringe l’amministrazione Biden ad alimentare la tensione contro un colosso di oltre un miliardo e mezzo di umani che vanta crediti finanziari e commerciali stratosferici che gli Stati Uniti non onoreranno né ora né mai. La Cina, confucianamente, ha incassato in silenzio il colpo, salvo qualche battuta circoscritta nelle sedi istituzionali mondiali: la Cina tace in modo preoccupante grazie anche e soprattutto per la disponibilità di eserciti di decine di milioni di effettivi, di reparti speciali ottimamente addestrati, di infrastrutture sofisticatissime, di una tecnologia avionica in gran parte sconosciuta.

Operativo l’aereo da guerra elettronica cinese Shenyang J-16D - www.analisidifesa.it

In questo Grande Gioco nuova versione, la Federazione Russa rappresenta una pesante incognita ed è un pericoloso protagonista di rango. È probabile quindi che quella della Cina sia una iniziativa coreografica per tenere sotto pressione gli Usa in eterna ricerca di un nemico e ossessionata da una fretta bellica che, al contrario, Cina e Russia, con accordo tacito, hanno deciso di contenere con tattici “rallentamenti” per stritolare gli Usa per lenta implosione. Cina e Russia sono popoli orientali. Non praticano la politica spettacolo ipermediatica e agiscono volutamente piano perché rallentare le schizofrenie americane costituisce un efficace arma di logoramento che sta dando i suoi frutti.


di Manlio Lo Presti