Nigeria: bande jihadiste si contendono il potere

lunedì 8 novembre 2021


In Nigeria, intorno alla critica area del lago Ciad, si stanno intensificando cruenti scontri tra il gruppo jihadista Boko Haram, conosciuto anche come Jas, e le milizie dello Stato islamico dell’Africa, Iswap o “Isis Africa”. Una battaglia tra terroristi islamici che sventolano la identica bandiera del jihadismo, dove le atrocità dei combattimenti si consumano nella quasi totale assenza di un intervento dell’esercito regolare nigeriano, forse strategicamente voluto. Ricordo che la scissione dei due raggruppamenti jihadisti è avvenuta nel 2016, quando il gruppo Boko Haram è imploso dividendosi in due, lo Jas, Jama’atu Ahlis-Sunna Lidda'Awati Wal-jihad (popolo impegnato nella propagazione degli insegnamenti del profeta e del jihad) e l’Iswap. Da allora, con intensità variabili, le due organizzazioni jihadiste si vedono impegnate in una lotta “fratricida” all’ultimo sangue in tutto il nordest della Nigeria. Dopo il “fatale” suicidio, ancora coperto da seri dubbi, del leader del gruppo Boko Haram, Abubakar Shekau, avvenuto a maggio, l’Isis Africa ha approfittato intensificando gli attacchi, convinto della propria momentanea superiorità.

Shekau decise di innescare la sua cintura di esplosivi (alcune fonti parlano di morte in battaglia), per non essere catturato dagli uomini dell’Isis Africa. Questi miliziani lo avevano rintracciato nella foresta di Sambisa, roccaforte dei jihadisti Boko Haram; tuttavia, a sei mesi dall’uscita di scena di Shekau, molti miliziani zoccolo duro del movimento, hanno continuato a combattere in attesa di individuare un nuovo leader. Il disorientamento dei superstiti del gruppo di Boko Haram ormai è diventato cosa nota, anche da chi si occupa di combattere il jihadismo nel nord ovest africano. Infatti in Camerun e nell’Area della foresta di Sambisa, dove ora dominano gli uomini dello Stato Islamico Africa, non c’è nessuna resistenza organizzata, ma piuttosto residui di Boko Haram che sopravvivono perpetrando, a bordo di malconce motociclette, saccheggi e ruberie, inoltre chiedendo riscatti, anche esigui, a seguito di rapimenti ai danni anche di soggetti non economicamente agiati: generalmente donne e giovani, cercando, così, di sopravvivere al di fuori del controllo dell’Isis Africa.

La resistenza dei jihadisti Boko Haram resta più efficace solo sulla sponda est del lago Ciad dove rimane una sottofazione guidata dal jihadista Ibrahim Bakoura, noto anche come Bakoura Doro, rimasto fedele ad Abubakar Shekau, anche se risulta che, negli ultimi anni, tra i due non c’è stato né un legame solido né costante. Fonti nigeriane riferiscono che i recenti combattimenti tra le due fazioni hanno causato oltre cento morti tra i jihadisti, anche se i dati sono difficilmente riscontrabili; la realtà è che alla fine di settembre, le milizie di Bakoura sono riuscite a occupare l’isola strategica di Kirta Wulgo. Attualmente questi combattimenti non hanno determinato una netta supremazia dello Stato islamico Africa su Boko Haram, forse a causa della morte ad agosto, del capo dell’Isis Africa Abu Musab Al-Barnawi, neutralizzato durante questi scontri.

Quello che è abbastanza chiaro è che i combattenti Isis Africa non hanno facilità operativa in un ambiente lacustre, mentre la fazione Bakoura fatica ad allontanarsi dalla sua roccaforte nel Lago Ciad a causa della penuria di veicoli tattici e armati, idonei ad affrontare gli spostamenti in una area acquitrinosa, dove la guerriglia può essere innescata con chiunque si entri in contatto e per molteplici motivi. Fattore che, in teoria, avvantaggerebbe l’Isis Africa (Iswap), anche se il gruppo ha subito di recente gravi battute d’arresto. Tuttavia, la “voce” dei residui dell’Isis mesopotamico” ha pubblicato, sabato 30 ottobre, un video di propaganda durato circa un quarto d’ora, che esalta i successi della sua branca in Africa occidentale. Si nota una sequenza di immagini di battaglie, “l’assassinio rituale” di soldati nigeriani da parte di un bambino jihadista, e una parata di veicoli e armi sofisticate, che ricordano che l’Isis Africa (Iswap) è oggi il gruppo jihadista dominante nella regione.

Intanto “l’emorragia” della comunità di Boko Haram (Jas) continua. Come detto dalla morte di Abubakar Shekau e dall’occupazione della foresta di Sambisa da parte dell’Isis Africa, migliaia di persone si sono arrese alle autorità nigeriane. A oggi quasi 14mila terroristi e le loro famiglie, comprese quasi 4mila donne e circa 6mila bambini, si sono arresi alle truppe dell’esercito regolare nigeriano. Questi dopo cure e interrogatori differenziati vengono inviati nei campi destinati agli sfollati, allestiti intorno alla capitale dello Stato del Borno, Maiduguri, situata a nord-est del Paese. In questo contesto da tempo si opera affiche questi ex jihadisti, costretti a abbracciare l’estremismo islamico, possano reinserirsi nella vita civile, anche con prestiti a fondo perduto. Quella che è una realtà consolidata e percepita, è che la bandiera del jihadismo e i suoi rigidi e violenti principi sono solo dispositivi di coercizione per incutere paura nella massa, lontani da una convinzione ideologico-religiosa. Strumenti atti al plagio e alla manipolazione. Con altra “fisionomia” e in fase sperimentale, pare che anche oggi in alcune “aree” dell’Occidente si utilizzi lo strumento del terrore per incutere paura e plagiare la massa, impreparata e dogmatica.


di Fabio Marco Fabbri