mercoledì 14 aprile 2021
Ra-Tg-13 è il nome del virus “cugino” del Sars-Cov-2 rinvenuto nelle grotte dello Yunnan al confine tra Cina e Laos dove, nel 2013, alcune persone erano morte per le complicazioni di un virus molto simile al Covid-19. Ra-Tg-13 era stato individuato e studiato proprio all’interno del laboratorio di Wuhan, il centro più importante al mondo per lo studio dei Coronavirus sui pipistrelli, al cui interno venivano regolarmente effettuati pericolosi esperimenti sui virus introducendo, nella cellula, sequenze di altri virus per testare la loro eventuale maggiore aggressività a penetrare in cellule animali, che il virus base non era in grado di perforare.
Nel Covid-19 sembra “manomesso” il sito di taglio della furina, cioè, una proteina aggiunta, di solito assente nei Coronavirus, ma molto diffusa nelle cellule umane e che lo avrebbe reso più infettivo e trasmissibile. Inoltre, il laboratorio di Wuhan ha effettuato sperimentazioni proprio sul recettore Ace-2, cioè la chiave che permette di entrare nelle cellule umane. Questo è quanto riferisce la puntata di Presa Diretta, su Rai 3, dello scorso 29 marzo.
Quindi, la riflessione sorge spontanea: poiché una delle poche cose che la Cina non ha potuto nascondere al mondo è che Wuhan sia stato il focolaio della pandemia, è assolutamente plausibile che il virus sia uscito proprio dal laboratorio, perché a Wuhan non esistono pipistrelli in grado di contagiare direttamente l’uomo come avvenuto nelle grotte dello Yunnan. Il laboratorio dista solo 200 metri dal mercato ittico dove, secondo la “ricostruzione di comodo” del Governo cinese del 20 gennaio 2020, sarebbe stato registrato il primo caso di Coronavirus, dopo un passaggio intermedio tra pipistrello e uomo. Tuttavia, l’intermedio non è mai stato trovato e questo spiegherebbe la manipolazione. Ma proprio sulla possibile provenienza in laboratorio del Coronavirus. “Sulla base delle caratteristiche appare evidente che si tratta di un virus che si è evoluto e cresciuto in natura, non certo in laboratorio, come ipotizzato da alcuni complottisti”: questo, secondo “Open” del 22 febbraio 2020, il parere dell’onnipresente Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano, un virologo che da quando è scoppiata la pandemia non c’è stato un solo giorno in cui non abbia preso parte a trasmissioni televisive in ogni possibile fascia oraria, anche più volte al giorno, lasciando interdetti. Mentre, dopo la puntata di Presa Diretta del 29 marzo, anche per la virologa Ilaria Capua è finalmente possibile che il Coronavirus sia nato in laboratorio, avendo dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera che “esiste l’ipotesi che Sars-Cov-2 possa essere figlio di un virus generato in laboratorio”.
Detto questo, pur non avendo competenze scientifiche in maniera, in un articolo del 15 giugno 2020 avevamo sostenuto su questo giornale che le modalità di trasmissione fossero così anomale ed inedite da indurre alla ragionevole conclusione che il Coronavirus fosse un prodotto di laboratorio. L’inchiesta dell’Oms sull’origine del virus doveva servire proprio a chiarire questa importante circostanza, fondamentale anche per impostare correttamente la risposta sanitaria vaccinale, perché l’efficacia della campagna potrebbe anche variare a seconda che il virus provenga dall’animale, ovvero risulti manipolato dall’uomo, visto che la scienza ancora non lo sa. Le conclusioni dell’inchiesta hanno escluso la fuga di laboratorio ma, a giudizio di molti esperti, il dato non è attendibile perché l’inchiesta ha registrato intrusioni del Governo cinese talmente forti da farla diventare un’autentica “farsa”. Perfino il capo del team, Peter Ben Embarek, ha ammesso che i suoi ispettori si sono dovuti fidare di quanto loro raccontato dai colleghi cinesi, poiché non avevano poteri investigativi per svolgere i necessari approfondimenti.
Proprio su questo punto, si è così “giustificato” Mike Ryan, il numero tre dell’Oms: “L’Oms non ha il potere di entrare non invitata in nessuno Stato, quindi, non vorrei che ci fossero stati fraintendimenti sul punto, perché l’Oms non ha poteri d’inchiesta”. In effetti, conferire il potere di svolgere un’indagine ad un soggetto, che questo potere non ce l’ha, rende perfettamente l’idea dell’assurdità della cosa.
Inoltre, come era lecito aspettarsi, la Cina ha impiegato forti resistenze politiche, per cui l’origine del Covid-19 continua ad essere avvolta nel mistero anche dopo l’inchiesta “farsa” e tre milioni di morti nel mondo. Tuttavia, il discutibile comportamento della Cina non ha impedito agli organizzatori del World economic forum di Davos, in Svizzera, di invitare il presidente cinese Xi Jinping, insieme ad altri “grandi del pianeta”, al tradizionale convegno che, quest’anno, ha fatto notizia anche per il mancato invito agli Stati Uniti, quindi, uno schiaffo anche a Joe Biden oltre che a Donal Trump. Ma la vera anomalia è che la grande stampa e la Comunità internazionale non hanno trovato nulla da ridire sull’invito alla Cina, benché il suo reticente comportamento sul Covid-19 sia già di per sé molto eloquente.
Infatti, non serve una pregressa esperienza da pubblico ministero, ma basta avere compiuto 16 anni per capire che se la Cina non avesse nulla da temere, avrebbe immediatamente permesso l’ingresso nel laboratorio di Wuhan. Quindi, tra i “grandi del pianeta” c’è anche una dittatura comunista su cui grava il sospetto di avere causato enormi danni al mondo nascondendo un virus potenzialmente originato da un “incidente di laboratorio”. Non c’era da aspettarsi che il “tempio del capitalismo” di Davos facesse da esempio, ma era lecito attendersi almeno qualche flebile voce di dissenso e la conclusione è che i cinesi devono stare proprio dalla “parte giusta” se, dopo quanto successo in tutto il mondo a causa del Covid-19, continuano ad essere invitati a certi tavoli e nessuno trova niente da ridire. Curiosamente, il World economic forum, unitamente alla Bill Gates Foundation ed alla John Hopkins University di Washington, sono coloro che, il 18 ottobre 2019, hanno organizzato a New York la “simulazione” della pandemia che, qualche giorno dopo, si è materializzata con impressionante precisione a Wuhan. Non risulta che la Cina abbia chiesto spiegazioni ufficiali su questa simulazione avvenuta in territorio americano, ma organizzata anche da chi l’ha poi invitata a sedersi al tavolo con i grandi della terra a Davos.
Coerentemente alla sua tradizione dittatoriale, la Cina è stata reticente durante le indagini sul Covid-19, ma anche nei mesi antecedenti aveva omesso la tempestiva condivisione di dati che avrebbero permesso al mondo una migliore risposta sanitaria, per cui l’indagine internazionale era fondamentale per ricostruire la verità dei fatti, anche in vista di possibili sanzioni. Tuttavia, l’inchiesta dell’Oms non è attendibile, perché espletata da un soggetto senza poteri investigativi, come ammesso dal capo del team Peter Embrak e dal numero tre dell’Oms Mike Ryan, per cui va azzerata e disposta una nuova indagine da affidare ad un’altra istituzione.
Il diritto internazionale assegna al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il potere di investigare su fatti che abbiano creato attriti tra gli stati membri, anche deferendo la questione al giudizio della Corte penale internazionale. Infatti, secondo il Trattato istitutivo di Roma, la Corte penale dell’Aja può esaminare crimini contro la comunità internazionale, ma giudica persone fisiche e non Stati, salvo che a sollecitare il suo intervento straordinario sia il Consiglio di Sicurezza Onu che, in base all’articolo 13 dello Statuto di Roma, può sottoporre alla Corte controversie che abbiano creato attrito tra stati membri.
Quindi, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu potrebbe subentrare all’Oms per investigare seriamente sulle origini del Covid-19, anche sanzionando la Cina con restrizioni economiche se rifiuta di collaborare. In proposito, suona bene l’insegnamento del gradissimo scrittore siciliano Luigi Pirandello, nel suo capolavoro “Sei personaggi in cerca d’autore”, secondo cui “la vita è piena di infinite assurdità le quali, sfacciatamente, non hanno nemmeno bisogno di apparire verosimili, perché sono vere”.
di Ferdinando Esposito