La Costa d’Avorio piange Hamed Bakayoko

giovedì 18 marzo 2021


Hamed Bakayoko, capo del Governo della Costa D’Avorio, ministro della Difesa e Gran Maestro della Massoneria Ivoriana, è morto il 10 marzo in Germania all’età di 56 anni. Hamed Bakayoko è noto come un politico preparato ed ambizioso, premier di uno Stato africano dal difficile equilibrio, ma sotto molti aspetti imitabile. In questo ultimo anno, Bakayoko aveva lavorato con estrema intensità e fatica; prima un lutto per la scomparsa di Amadou Gon Coulibaly, suo predecessore come capo di Governo dal 2017 al 2020, oltre che sindaco di Korhogo, poi l’elezione del presidente della Repubblica che è stata particolarmente delicata, e durante la quale ha svolto un ruolo centrale, tanto che è succeduto a Coulibaly diventando il numero due del “sistema politico” del presidente Alassane Dramane Ouattara, soprannominato Ado.

Il crollo dello stato fisico di Bakayoko è stato inaspettato, e meno che mai si prevedeva un esito così fatale e veloce. Hamed Bakayoko aveva retto bene due volte all’influenza da Covid-19, aveva superato un attacco di malaria. La malattia oncologica che lo ha colpito ha, senza dubbio, trovato una condizione fisica fragile. Ricoverato prima in Francia per alcune settimane, è stato poi trasferito in Germania in condizioni disperate dove è deceduto.

Bakayoko era un massone e Gran Maestro della Gran Loggia della Costa d’Avorio (Glci); secondo informazioni locali i suoi “fratelli della luce” della Glci si sono riuniti in una “tornata” l’11 marzo ad Abidjan ed hanno decretato il lutto massonico, ricordando il loro Gran Maestro passato “all’Oriente Eterno”. In ambito politico gli apprezzamenti sono molteplici. I capi di Stato del Continente salutano un “grande statista” la cui scomparsa lascia un vuoto nel Continente africano; tra questi, Roch Marc Christian Kaboré, presidente del Burkina Faso, vicino a Bakayoko, commisera la perdita di un “fratello” legato al dinamismo costruttivo delle relazioni storiche tra i loro due Paesi. Bah Ndaw, militare e artefice politico della transizione maliana, lo descrive come “una grande perdita per la Costa d’Avorio e per l’Africa”.

Félix Tshisekedi, presidente della Repubblica Democratica del Congo, ha reso omaggio “a questo degno figlio del Continente africano riconosciuto per il suo impegno nella promozione delle culture africane”. Mamadou Touré, vice portavoce del governo e del Raggruppamento dei houphouëtistes per la democrazia e la pace (Rhdp), lo descrive come un “modello per i giovani”. Anche gli antagonisti politici ivoriani commemorano la memoria del loro ex avversario: Pascal Affi N’Guessan, presidente riconosciuto del Fronte popolare ivoriano (Fpi), lo ricorda come “un uomo convinto, generoso e combattivo”.

Il Mondo della cultura ha espresso molte reazioni e tutte dirette verso un apprezzamento indiscusso. Vedendo i media africani, molte affermazioni descrivono la sua statura, tra queste lo scrittore ivoriano Armand Patrick Gbaka-Brédé detto Gauz che su Twitter afferma: “Fairywell golden boy, fairy well HamBack”; il cantante ivoriano A’Salfo, leader del gruppo musicale Magic System ha detto: “Stanotte è caduto un baobab; la Costa d’Avorio sta perdendo un figlio degno”. La complessità dell’Africa sembra che in questa occasione si semplifichi intorno al giudizio su uno dei loro migliori figli; gli africani percepiscono che l’icona di una generazione si è addormentata per sempre. Nell’articolato equilibrio africano la morte prematura di Hamed Bakayoko lascia un vuoto etico e politico, che non sarà semplice colmare.


di Fabio Marco Fabbri