L’omofobia affonda le mani nella “morale” ghanese

giovedì 11 marzo 2021


In Ghana, dall’inizio di febbraio, il collettivo per i diritti Lgbt sta affrontando un’aggressione omofoba senza precedenti. Nasce tutto il 31 gennaio quando in una area periferica della capitale ghanese Accra, viene inaugurata la sede Lgbt+Rights Ghana. L’evento ha portato ad una serie di iniziative, quali quella della raccolta fondi per le necessità del collettivo, e anche alla presentazione di future iniziative per sostenere le comunità gay. L’associazione nasce nel 2018, e fino a gennaio 2021 non aveva causato particolari reazioni, ma la realizzazione di un punto di accoglienza e di ritrovo ha fatto sollevare una “bandiera” moralista, finora ammainata, da parte di molte organizzazioni identificate con appartenenze religiose e politiche.

Va detto che la comunità gay ghanese ha vissuto e vive nella massima discrezione, non ostentando, come accade a volte altrove, la loro propensione sessuale con colori ed atteggiamenti vistosi. Le conseguenze di questa sbandierata opposizione al centro di ritrovo dell’associazione Lgbt+Rights Ghana ha portato alla chiusura del circolo il 24 febbraio, dopo meno di un mese dall’apertura. Così, dopo lo sfratto degli associati, i locali sono stati perquisiti dalle forze dell’ordine, sicuramente sollecitati da gruppi organizzati anti Lgbt e moralisti comuni.

L’inizio della controversia e delle ostilità verso il centro gay nasce dalla denuncia fatta dall’avvocato Moses Foh-Amoaning, che in questo caso è riuscito a fare convergere tutte le lobby religiose ghanesi su questo unico argomento; infatti, Foh-Amoaning è il portavoce di un’unica potente lobby multi-religiosa, che accorpa cristiani, conservatori e musulmani. Così l’11 febbraio ha presentato una istanza al governo, finalizzata a far chiudere immediatamente la sede Lgbt+Rights Ghana ed esortando a fare arrestare le persone coinvolte.

La tenaglia che sta stringendo la comunità Lgbt è composta da due forze: quella politica e quella religiosa. Da un lato i leader politici ghanesi accusano “l’imperialismo occidentale” di intromissione nelle “questioni” nazionali, dall’altro, la Conferenza dei vescovi della Chiesa cattolica del Ghana, che ricordo è uno dei Paesi più religiosi del mondo con il 93 per cento della popolazione aderente ad un credo, ha attaccato il collettivo Lgbt condannandoli di osservare “una completa rottura della legge fondamentale di Dio quando ha creato l’uomo e la donna”. Inoltre, l’opinione pubblica appoggia gli atteggiamenti omofobi, infatti quasi il 90 per cento dei ghanesi è contrario a consentire alle persone Lgbt di tenere riunioni pubbliche. Un’inchiesta pubblicata il 22 febbraio dall’Ong ghanese Africa center for international law and accountability (Acila), attesta che oltre il 75 per cento dei ghanesi condivide le dichiarazioni omofobe di leader religiosi e politici.

Più articolato è l’aspetto relativo all’accusa di intromissione “dell’imperialismo occidentale”, che si basa sul concetto del rischio di perdita della sovranità nazionale causato dal “programma Lgbt” imposto dall’Occidente, in questo caso da Joe Biden, che il 4 febbraio in un memorandum ha proposto di estendere la protezione dei diritti delle persone Lgtb in tutto il mondo, ipotizzando sanzioni finanziarie contro i Paesi con leggi omofobe. Da parte sua, il ministro degli Esteri ghanese Shirley Ayorkor Botchwey ha affermato: “Gli Stati Uniti sono uno dei nostri più cari amici, ma nel nostro Paese abbiamo delle leggi. Nonostante quello che dice il presidente Biden, le leggi ghanesi criminalizzano le relazioni carnali illegali”. Inoltre, l’avvocato Foh-Amoaning ha accusato di “neo-colonialismo” quanto proposto da Biden, rafforzando il giudizio della interferenza dell’imperialismo occidentale nella politica ghanese.

Kwame Edwin Otu, dell’Università della Virginia che si occupa di Africa e specialista in questioni Lgbt, sostiene che il violento dibattito è comunque un segnale positivo del cambiamento del Ghana rispetto alle tematiche omofobe, specificando che in Ghana l’omosessualità non è illegale stricto sensu, ma che la legislazione è stata ereditata dall’epoca coloniale dove venivano penalizzati solo i “rapporti carnali contro natura”, cioè la sodomia. Tuttavia, il ministro dell’Informazione, Kojo Oppong Nkrumah, sostiene la criminalizzazione delle attività Lgbt. Il tema come vediamo abbraccia sfere sociali intense, come la religione e la politica, come la paura del “neo-colonialismo” ed il timore di perdere parte della sovranità nazionale, non sottovalutando che l’adozione di leggi omofobe, oltre che fare attrito con la Convenzione di Ginevra e seguito, darebbe una immagine del Ghana lontana dalle sponde della generosità internazionale e vicino alle sponde di quei sei Paesi che prevedono la pena di morte per l’omosessualità.

Non ultimo, come per il popolo algerino l’instabilità politica favorisce l’emigrazione, così un’aggressione legislativa omofoba in Ghana stimola l’emigrazione. Con la differenza che i Paesi di approdo saranno costretti a non negare la protezione internazionale, a causa del loro orientamento sessuale, che sia sincero meno, conferendo lo status di rifugiato, con tutte le agevolazioni previste a chiunque si dichiari gay.


di Fabio Marco Fabbri