Sudafrica: il “Corona-business” che offusca l’Aids

giovedì 7 gennaio 2021


Anche il parcellizzato e non omogeneo sistema sanitario africano operante ufficialmente all’ombra dall’Oms-Africa (Organizzazione Mondiale della Sanità), si sta adoperando a contrattualizzare il business della fornitura dei vaccini anti Covid-19. Notoriamente, degli Stati africani, il Sudafrica è quello che nella percezione e nella gestione della “pandemia” assomiglia maggiormente ai Paesi occidentali. Il Sudafrica sta affrontando la fase “vaccinale”, della sempre più dubbia pandemia, con tempistiche sud-europee; infatti, il ministro della Salute sudafricano Zweli Mkhize ha dichiarato, in una conferenza stampa del 3 gennaio, che spera di ottenere i primi vaccini a febbraio, ma i tempi saranno subordinati dall’esito dei negoziati in corso con diverse aziende farmaceutiche. Attualmente, il ministro Mkhize ha affermato che sta trattando direttamente con diversi produttori tra cui Moderna, AstraZeneca, Johnson & Johnson e ovviamente Pfizer, oltre che con laboratori russi per lo Sputnik e cinesi. Mkhize ha anche fatto presente che i fondi per il finanziamento dei vaccini arriveranno dalle maggiori Compagnie assicuratrici sanitarie del Paese e dal settore privato che sarà impegnato, con garanzie statali, a erogare denaro per contribuire all’acquisto delle dosi necessarie le quali saranno stabilite al momento che saranno definite le case farmaceutiche fornitrici.

I dati sull’effetto del Covid-19 sulla popolazione sudafricana non contrastano eccessivamente con i dati generali africani; infatti, il Sudafrica risulta dalle statistiche e soprattutto mediaticamente, il più colpito del Continente con un numero di decessi che tocca i 30mila, ma su quasi 58milioni di abitanti; mentre il Continente africano conta circa 67mila morti di Covid-19 su quasi 1,3 miliardi di abitanti. Tuttavia, non va sottovalutato il fenomeno del “Corona-business”, e che proprio questo Stato partecipa al meccanismo Covax, istituito dall’Organizzazione mondiale della sanità e dal Gavi, Alleanza per i vaccini. Brevemente, ricordo, che il Covax è un articolato sistema di accesso ai vaccini istituito, oltre che dall’Oms, anche dalla Commissione europea e dalla Francia, ad esso possono partecipare sia i Paesi che si autofinanziano, sia i paesi finanziati che con detta adesione avranno accesso a questo portafoglio di vaccini. Inoltre, nella sfera operativa del Covax si colloca anche un sistema di finanziamento completamente svincolato dal primo, il Gavi Covax Advance Market Commitment (Amc), che supporta l’accesso ai vaccini anti Covid-19 per le economie più deboli e a basso reddito. L’insieme di questi strumenti dovrebbe coprire ogni paese con qualsiasi capacità economica ed anche con garanzie nulle.

Il Governo sudafricano alla fine di dicembre ha depositato 15,8 milioni di euro per aderire economicamente al programma Covax, grazie a questo piano prevede di ricevere le prime dosi nel secondo trimestre dell'anno e tale importo potrà coprire il costo dei vaccini per il 10 per cento della popolazione. Secondo quanto comunicato dal ministro Zweli Mkhize e da Anban Pillay, responsabile del Comitato scientifico del ministero della Salute, l’unico modo per combattere il Covid-19 è ottenere un’immunità di gregge attraverso la vaccinazione, ipotesi atipica, raggiungibile, secondo gli esperti sudafricani, con una inoculazione iniziale ad almeno il 67 per cento della popolazione del Paese ovvero circa 40 milioni di persone.  Il programma “sudafricano” prevede una disponibilità dei vaccini per la maggior parte delle persone entro la fine del 2021, e la vaccinazione dovrà seguire le tre fasi ormai stabilite come modalità globale: la prima fase riguarderà il personale sanitario, circa 1,25 milioni di persone, la seconda fase riguarderà la vaccinazione dei soggetti esposti come polizia, insegnanti, minori, le persone che vivono in luoghi collettivi come carceri, case di cura, centri di accoglienza, che rappresentano 8,6 milioni di individui, infine toccherà alle persone sopra i 18 anni.

Tuttavia, gli sforzi per contrastare questa forma virale di Sars-CoV-2, che anche in Sudafrica osservando i dati sembra sopravvalutata, si imbattono in quella che viene chiamata “la variante sudafricana”, sorella della “variante inglese”, che è stata individuata già da ottobre 2020 e denominata “501.V2”. Tale variante, secondo il virologo Tulio de Oliveira capo del laboratorio sudafricano Kwazulu-Natal Research, ha iniziato a caratterizzare molto rapidamente i campioni analizzati, ma la sua velocità di propagazione è inversamente proporzionale alla sua pericolosità. Detto questo ricordo che la principale causa di morte in Sudafrica è l’Aids con oltre il 33 per cento dei morti ogni anno, circa 202mila vittime, e che l’ictus, il diabete, malattie oncologiche, cardiache, polmonari, seguono a ruota; il Covid-19 con i suoi dubbi 30mila morti incide per il 4,8 per cento e la nuova “variante sudafricana”, la 501.V2, già risulta meno pericolosa per i contagiati; inoltre gli attuali vaccini sono giudicati già superati. Nonostante le perplessità che scaturiscono da queste osservazioni il Corona-business, a Johannesburg e “dintorni”, gode di ottima salute come anche la corruzione sulla gestione dei fondi Covid; ma questo è un “male” comune anche in Occidente.


di Fabio Marco Fabbri