Nigeria: Boko Haram rapisce 400 studentesse

sabato 19 dicembre 2020


In Nigeria dopo sei anni si replica il drammatico shock del “ratto” delle studentesse; il 15 dicembre un comunicato dei terroristi islamici della banda jihadista Boko Haram, ha dichiarato che quattro giorni prima alcune centinaia di studentesse delle scuole superiori erano state rapite. È ancora fresco il ricordo del rapimento delle liceali di Chibok, cittadina nello stato del Borno in Nigeria, avvenuto nell’aprile 2014; la quasi totalità delle 276 giovani erano di religione cristiana, quindi per “usanza jihadista” schiave del sesso. Tale notizia scioccò il mondo, le mobilitazioni furono diverse: organizzazioni, governi, iniziative private, sia in forma ufficiale che segreta, cercarono contatti per la loro liberazione. Il risultato fu che un flusso di denaro enorme transitò, come riscatto, nelle tasche dei jihadisti, generalmente senza ottenere successo; alcune ragazze riuscirono ad uscire dalla prigionia, tutte furono forzatamente convertite all’Islam, quasi la totalità divennero mogli di terroristi, alcune non resistettero alle violenze fisiche e psichiche e si lasciarono morire o persero la vita in varie circostanze. Le prime foto diffuse dai terroristi le ritraevano coperte dal niqab, marchio delle mogli dei miliziani di Boko Haram; della sorte della maggior parte di esse poco si conosce, sicuramente le ragazze, ormai ventenni, avranno figli e vivranno nelle foreste o negli isolotti del lago Ciad inaccessibili ai governativi.

A Kankara, nello Stato di Katsina nel nord-ovest della Nigeria, non lontano dal confine con il Niger, si è replicato il dramma di Chibok; venerdì 11 dicembre il collegio rurale della desolata cittadina di Kankara è stato attaccato, poco prima delle 22, da un centinaio di uomini armati con fucili d’assalto e a bordo di motociclette e pick-up che, al grido di “Allah è grande”, hanno terrorizzato la popolazione con raffiche di mitra sparate in aria. Le studentesse residenti nel collegio sono state catturate, separate in diversi gruppi e portate via dagli aggressori, alcune sono riuscite a scappare. La polizia locale ha tentato senza successo di intervenire. Sembra che i terroristi abbiano rapito intorno a quattrocento bambine e ragazze, dirigendosi poi verso la foresta che circonda l’agglomerato urbano, in un’area nota come rifugio di briganti e delinquenti vestiti da jihadisti, tutti noti per la loro brutalità e violenza. Secondo l’interpretazione jihadista, frequentare la scuola pubblica è peggio di un crimine; per Abubakar Shekau, capo del movimento Boko Haram, è quindi un peccato, così come per l’altro gruppo, scisso dal primo, denominato Jamaat Ahl Al-Sunnah Lil Dawa Wal Jihad, che considera qualsiasi studente un “miscredente” a cui promette sofferenza e morte con “proiettili e lama”.

Il messaggio audio che proclamava il rapimento è stato trasmesso, come consuetudine, sui canali tradizionali del gruppo e è durato circa cinque minuti; la voce dello speaker viene attribuita al leader Shekau che ha affermato di essere l’autore del rapimento di massa. Le giustificazioni del gesto sono date ufficialmente da motivazioni ideologiche e religiose, ma in realtà le vere cause non sono queste; infatti i rapimenti a scopo di estorsione sono all’ordine del giorno in questa parte della Nigeria, dove i gruppi armati rubano il bestiame e saccheggiano i villaggi solo per ragioni economiche e spesso anche come unico “stile di vita” conosciuto. Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari, lui stesso di Katsina, al momento del rapimento in visita nei luoghi natali, ha condannato l’attacco e ha ordinato di rafforzare la sicurezza in tutte le scuole e imponendone la chiusura di molte. I rappresentanti dell’esercito hanno affermato, già lunedì, che un nascondiglio dei banditi era stato localizzato e che era in corso un’operazione militare.

Tuttavia, l’aspetto più complesso da gestire nel controllo di queste aree infestate dai terroristi è l’articolazione delle varie fazioni che assumono repentinamente forme ed alleanze diverse. Molti osservatori avevano già da tempo avvertito che gruppi di criminali comuni si univano con gruppi jihadisti, tali connubi permettono l’estensione della loro influenza in tutta la regione del Sahel, dal Mali centrale al Lago Ciad e Camerun settentrionale. Idayat Hassan, esperto di sicurezza presso il Center for Democracy and Development (Cdd-Africa occidentale), ha riferito che ex combattenti che hanno lasciato Boko Haram o Iswap (Stato islamico nell’Africa occidentale), si sono alleati ai ranghi dei banditi nel nord-ovest della Nigeria. Tale affermazione è stata suffragata da Nnamdi Obasi, ricercatore nigeriano dell’International crisis group (Icg), che a maggio ha pubblicato un rapporto riguardante l’espansione dell'influenza dei gruppi jihadisti nel nord della Nigeria, ed in particolare negli Stati del nord-ovest, Katsina, Zamfara, Sokoto, Kaduna. La situazione della sicurezza si è notevolmente deteriorata nel nord della Nigeria dall’elezione del musulmano Buhari nel 2015, il quale aveva fatto della lotta contro Boko Haram la sua priorità nella campagna elettorale. Il quasi ottantenne capo di Stato ha annunciato che relazionerà all’Assemblea nazionale per spiegare le cause della schiacciante insicurezza che sta devastando il Paese. Tuttavia, il ministro della Giustizia, in un chiaro atteggiamento di attribuzione di responsabilità, ha affermato che: “L’Assemblea nazionale non ha il potere costituzionale di dare lezioni al presidente nel suo ruolo di comandante in capo delle forze armate”, quindi il presidente ha l’obbligo di assumersi la totale responsabilità dello stato dei fatti.

Al momento l’espansione dei gruppi jihadisti sembra inarrestabile, queste aree geografiche sono ormai diventate un albergo di passaggio per gente che non paga, dove i banditi attingono impunemente per ogni loro bisogno, stravolgendo le quasi inesistenti organizzazioni sociali. Anche se giovedì 17 un centinaio di studentesse sono state liberate dall’esercito nigeriano nella zona di Zamfara, l’equilibrio psichico-fisico delle ragazze e bambine cristiane e non, comunque vada, potrebbe essere già compromesso.


di Fabio Marco Fabbri