Somalia, possibile ritiro delle forze americane

lunedì 30 novembre 2020


In Somalia circa 700 soldati americani stanno conducendo operazioni di antiterrorismo, di addestramento, consulenza e assistenza in supporto alle forze somale. La situazione nel Paese non è delle migliori, il Governo federale della Somalia esercita un’autorità limitata al di fuori della capitale, Mogadiscio. Il gruppo militante jihadista Harakat al–Shabaab al–Mujahideen (Al–Shabaab) continua a mantenere un territorio significativo nel sud della Somalia. Al-Shabab, il gruppo terroristico legato ad al–Qaeda, è attivo nel Paese ed è in grado di condurre attacchi utilizzando Ied-Vbied e armi leggere anche nella Capitale. Negli ultimi anni, il gruppo di Al-Shabab, che secondo alcuni analisti ha dai 5mila ai 10mila combattenti, ha perso molte delle città e dei villaggi che un tempo controllava. Nonostante un numero record di attacchi di droni americani, il gruppo si è trasformato in un’organizzazione più agile e letale, capace di compiere attacchi su larga scala contro obiettivi civili e militari in tutta la Somalia e nei paesi vicini. Nel Paese c’è anche una forza minore legata all’Isis, denominata Isis–Somalia, ma non ha la capacità di Al-Shabab. Gli Stati Uniti conducono attacchi aerei nel Paese per eliminare i membri dei gruppi terroristici.

In un rapporto generale dell’ispettore del dipartimento della Difesa, pubblicato il 25 novembre scorso, si afferma che il Comando Africa degli Stati Uniti (Africom) ha visto “un deciso cambiamento” negli ultimi mesi degli obiettivi del gruppo prendendo di mira gli interessi degli Stati Uniti nella regione, ben oltre le basi nel Paese, ovunque possibile. Africom ritiene che Al-Shabab sia la “minaccia più pericolosa, capace e imminente” sul continente. Il gruppo avrebbe l’intenzione anche di attaccare gli Usa, ma al momento non ne avrebbe la capacità. Nell’ultimo anno, Al-Shabab è stato responsabile di tre attacchi che hanno ucciso o ferito personale statunitense: a settembre 2019 a Baledogle Airfield in Somalia; a Manda Bay in Kenya a gennaio e un attacco a settembre nel sud della Somalia. Inoltre, all’inizio di questo mese, un veterano della Cia ufficiale paramilitare sarebbe stato ucciso in combattimento in Somalia. Secondo quanto riporta il New York Times, il segretario alla Difesa ad interim americano, Christopher Charles Miller, avrebbe incontrato lo scorso 27 novembre, truppe e diplomatici americani in Somalia, il primo capo del Pentagono a visitare il paese dell’Africa orientale dilaniata dai conflitti. La visita di tre ore a Mogadiscio avviene al termine di una visita in Medio Oriente e Africa orientale. Miller si starebbe preparando ad annunciare, già la prossima settimana, che tutti gli oltre 700 militari americani in Somalia potrebbero essere ritirati prima che il presidente Donald Trump lasci l’incarico a gennaio. Secondo funzionari che hanno familiarità con la questione e che hanno parlato in condizione di anonimato, il piano di ritiro di Trump non si applicherebbe a migliaia di truppe statunitensi di stanza nel vicino Kenya e Gibuti, dove sono di stanza i droni americani che compiono attacchi aerei in Somalia. Continuerebbero a condurre operazioni antiterrorismo contro Al-Shabab.

Secondo un rapporto pubblicato mercoledì dagli ispettori generali dei dipartimenti di Stato e della Difesa e dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo internazionale, negli ultimi due anni, la situazione della sicurezza in Somalia è sempre più tesa nonostante una campagna concertata di attacchi di droni e incursioni sul terreno sostenute dagli Stati Uniti contro Al-Shabab. “Nonostante molti anni di continua pressione dell’antiterrorismo somalo, statunitense e internazionale, la minaccia terroristica nell’Africa orientale non è degradata. Al-Shabab mantiene la libertà di movimento in molte parti della Somalia meridionale e ha dimostrato la capacità e l’intenzione di attaccare al di fuori del Paese, anche prendendo di mira gli interessi degli Stati Uniti. Solo quest’anno gli USA hanno compiuto 46 attacchi con droni americani per cercare di arginare il gruppo. L’anno scorso hanno compiuto 63 attacchi di droni, quasi tutti contro i militanti di Al-Shabab e alcuni contro il gruppo affiliato allo Stato islamico. Secondo Tricia Bacon, specialista della Somalia American University di Washington ed ex analista antiterrorismo del dipartimento di Stato “nel complesso, il ritiro delle truppe statunitensi incoraggerebbe Al-Shabab a migliorare la sua posizione già vantaggiosa nel conflitto, indebolendo la capacità del governo di contrastare il gruppo. Persino alcuni dei più fedeli alleati repubblicani del presidente Trump al Congresso lo avrebbero messo in guardia contro i tagli profondi delle truppe in Somalia. Da qui a poco tempo, la Somalia si troverà ad affrontare l’instabilità e il conflitto etnico dell’Etiopia che potrebbe danneggiare la sicurezza della Somalia. Le imminenti elezioni parlamentari e presidenziali in Somalia, previste per dicembre 2020 e febbraio 2021 starebbero aumentando le tensioni tra il Governo federale della Somalia, gli stati membri federali della Somalia e i clan. Infine, la decisione dell’Amministrazione Trump di ritirare la maggior parte delle forze per le operazioni speciali statunitensi dalla Somalia entro il 15 gennaio 2021, indebolirà ulteriormente le varie forze anti-Al-Shabab in lotta e rafforzerà i jihadisti. Le forze di sicurezza somale si stanno avvicinando alla scadenza del prossimo anno quando dovrebbero assumere il pieno controllo della sicurezza del Paese, ma non sarebbero ancora pronte e conterebbero ancora sul sostegno internazionale poiché Al-Shabab è ancora troppo forte.

(*) Tratto da “Il Nodo di Gordio

 


di Elvio Rotondo (*)