Violazione libertà di stampa: Turchia condannata dalla Cedu

giovedì 12 novembre 2020


Violazione della libertà di parola: questo quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nei confronti della Turchia, dove nel 2016 si procedette ad arrestare giornalisti e dirigenti del Cumhuriyet, considerato uno dei giornali di opposizione al Governo. Il tutto accadde pochi mesi dopo il colpo di Stato fallito contro il presidente Recep Tayyip Erdogan. La Turchia dovrà pagare 16mila euro di risarcimento a ciascun ricorrente.

Ma cosa venne imputato allora? In pratica venne mossa l’accusa di diffondere propaganda per conto di organizzazioni terroristiche tra cui il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. I giornalisti finiti dietro alle sbarre hanno subito fatto richiesta di rilascio, ma ogni tentativo è stato respinto dai tribunali turchi.

“Le decisioni dei tribunali nazionali che ordinano la detenzione preventiva iniziale e continuata dei ricorrenti erano basate sul mero sospetto che non raggiungeva il livello di ragionevolezza richiesto” hanno detto dalla Corte europea. In pratica, i giornalisti hanno esercitato il diritto alla libertà di parola senza sostenere l’uso della violenza e, peraltro, non c’erano prove per sostenere quest’ultimo assunto. Così, è stato sottolineata la violazione, da parte di Ankara, della libertà di parola e della sicurezza, come evidenziato dalla Convenzione europea sui diritti dell’uomo.


di Redazione