Nigeria: coronavirus, trovato il “paziente zero”, è italiano

lunedì 2 marzo 2020


Il sospetto che il Sistema sanitario globale africano non fosse in grado di intercettare il Coronavirus è ormai più che una certezza.

Dopo i casi individuati in Egitto ed in Algeria, di pazienti affetti da Codiv-19, e l’evidenza che i flussi tra la Cina e l’Africa di beni e persone, non fossero né interrotti, né controllati, suscitava grande perplessità il fatto che un continente, con caratteristiche sociali tendenzialmente anarchiche, con dinamiche umane tradizionalmente senza “vincoli” e con controlli sanitari notoriamente all’“occasione”, non presentasse casi conclamati di focolai epidemici.

Le “comunità internazionali”, per prima l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), hanno tracciato una mappa dei laboratori in grado di “leggere” il Coronavirus, ma come già scritto in miei precedenti articoli, solo un Centro diagnostico a Dakar in Senegal ed un’altro in Sud Africa, hanno avuto, fino a pochi giorni fa, le competenze scientifiche per rilevare i contaminati. L’avere organizzato, in queste ultime ore, altri circa 26 laboratori in Africa, uno anche a Lagos (Nigeria), per la diagnostica del virus, ha permesso di rilevare un nuovo infettato appunto in Nigeria. Quest’ultimo caso risulta la prima contaminazione ufficiale confermata nell’Africa sub-sahariana. La Nigeria conta 200 milioni di abitanti; in questi ultimi giorni sono state isolate 39 persone, tutte concentrate nello Stato di Ogun, e tutti hanno avuto contatto con un cittadino italiano, lì presente, al quale è stato diagnosticato il Codiv-19.

Questo è quanto emerge, oltre che da informazioni dirette anche dal quotidiano in lingua inglese, Daily Trus, nella sua edizione di domenica. Tale quotidiano che è presente anche su piattaforma, riscuote apprezzamenti soprattutto nella comunità più intellettuale del nord Nigeria; oltre una decina di giornalisti, che attingono informazioni da tutto lo Stato, pubblicano su questo sito, ed in più occasioni hanno sottolineato la fragilità del “Sistema Nigeria” a causa dell’alta densità di popolazione accompagnata dalla debole Struttura sanitaria nazionale.

Tale connubio crea ovviamente delle importanti crepe nel controllo globale della regione. Il “paziente italiano”, primo caso identificato in Nigeria, risulta che lavori per un’importante azienda tedesca, la Lafarge Holcim, di spessore mondiale nella lavorazione del cemento, che opera nel sito di Ewekoro, nello stato di Ogun, non lontana da Lagos. L’italiano, proveniva dal nord Italia, riveste funzioni ispettive sui macchinari appena acquistati da una società svedese. Il commissario per la salute locale, Tomi Coke, ha fatto presente in un comunicato stampa, che l’italiano risulta arrivato a Lagos il 24 febbraio, e che ha intercorso relazioni con tre persone prima di trasferirsi nel sito di Ogun, dove ha subito accusato un preoccupante stato febbrile.

Dopo il suo trasferimento all’ospedale di Lagos, gli è stato diagnosticato il Coronavirus, tramite i test clinici conformi alle direttive dell’Oms. Bernet Eitel responsabile del gruppo Lafarge Hlcim, ha dichiarato all’Afp (Agence France-Press) che: “abbiamo identificato immediatamente tutto il personale che ha avuto un contatto diretto con l’interessato e applicato subito un protocollo di isolamento, quarantena e disinfestazione, in conformità con gli standard internazionali”. Sempre tramite l’Afp, risulta che il responsabile della società Lafarge Africa Plc di Ewekoro, Segun Soyoye, ha dichiarato che le 39 persone che sono entrate in contatto con l’italiano sono state messe in quarantena per 14 giorni, e le linee di produzione non sono state interrotte. Il ministro della Salute nigeriano, Akin Abayomi, ha voluto rassicurare la comunità internazionale, più che i nigeriani, che l’italiano “ufficialmente” “paziente zero”, è stato ricoverato in un centro specializzato per le malattie infettive; dopo un dubbioso spostamento da un ospedale ad un altro giustificato ufficialmente dalla migliore assistenza che il secondo nosocomio poteva offrire, il Daily Trust ha sollevato dubbi sulla qualità dell’assistenza.

Che la realtà della diffusione del virus sia difficilmente identificabile, risulta anche da quanto affermato dal Dott. Nimkong Ndam, commissario per la salute dello Stato dell’Altopiano, che ha dichiarato che: “43 persone sono state messe in quarantena nella zona di Wase per indagare sulla diffusione della malattia di Coronavirus (Covid-19), in quanto hanno avuto contatti con quattro minatori cinesi che di recente erano tornati dalla Cina tramite la rotta di Addis Abeba”, aggiungendo: “quando sono arrivati nel sito della miniera, i loro colleghi non hanno accettato di lavorare con loro per paura che sarebbero stati portatori della malattia già contratta prima del loro arrivo nello Stato… li abbiamo isolati in un centro di diagnosi e sorveglianza. Gli operatori sanitari sono stati efficienti”.

La cosa interessante, leggendo quanto riportato dal Daily Trust, è che la Sicurezza nazionale nigeriana sta applicando puntigliosi controlli in ingresso sugli aeroporti del Paese, sui porti, ma anche sulle frontiere terrestri, osservando particolare attenzione ai cittadini di nazionalità italiana, iraniana, ovviamente cinese e sudcoreana. Anche il Gabon sta attivando analoghe iniziative a riguardo dei cittadini con nazionalità come su citato; solo la nota Ethiopian Airlines, la più grande compagnia del continente africano, ha ancora attivi cinque voli giornalieri con la Cina e rotte aperte con qualsiasi nazione che li accetti, compresa la Nigeria. Considerando che cresce il numero degli Stati africani che interdicono i voli dalla Cina e dall’Italia, come Capo Verde, il Kenya, il Sudafrica, suscita molte riflessioni e preoccupazioni l’atteggiamento dell’Italia a riguardo, quantomeno, dell’osservanza di un reciproco controllo delle frontiere.

Tuttavia in un Paese dove i piccoli e medi agglomerati urbani confinano con megalopoli di oltre 10 milioni di abitanti, le pressioni dell’Oms e dei partner internazionali, circa l’“allerta sanitaria” sono molto incalzanti. La Nigeria ha previsto 427,3 miliardi di naira (800 milioni di euro) per il settore sanitario nel 2020, oppure il 4,1% del suo bilancio, lontano dalle raccomandazioni dell'Oms, che richiedevano almeno il 13 per cento del budget. Vista la verosimile imminente fase di conclamazione del Codiv-19 in Africa, con molta probabilità la stampa africana, come l’Agenzia nigeriana Nan, potrebbe ricredersi sulla notizia che il “paziente zero” in Nigeria è italiano.


di Fabio Marco Fabbri