venerdì 27 dicembre 2019
Non si fermano le manifestazioni in India contro il Citizenship Amendment Act. La legge di cittadinanza approvata l’11 dicembre regolarizza migliaia di immigrati di diverse religioni, fatta eccezione per quella musulmana. In una ventina di giorni sono morte almeno 21 persone, 15 solo nello Stato dell’Uttar Pradesh. Ieri migliaia di persone hanno invaso Calcutta guidate dalla leader del Bengala occidentale, Mamata Banerjee. Intanto, il premier indiano Narendra Modi continua a difendere la controversa legge. Addirittura, Yogi Adityanath, governatore dell’Uttar Pradesh, ha sospeso oggi il servizio Internet nei 21 distretti dello Stato: il venerdì è il giorno ritenuto “più a rischio” di scontri per la ricorrenza della preghiera settimanale nelle moschee.
L’associazione degli studenti dell’Università Jamia Millia Islamia di Delhi ha indetto per oggi una manifestazione davanti alla sede dello Stato nella capitale con lo scopo di impedire ai dipendenti l’ingresso e chiedere le dimissioni del governatore, ritenuto mandante dell’uso delle armi da parte della Polizia e responsabile della morte dei ventuno manifestanti. Sempre a Delhi, un ingente schieramento di polizia presidia da questa mattina all’alba l’area attorno alla moschea Jama Masjid, nella Città Vecchia, per impedire alle migliaia di fedeli che si riuniscono per la preghiera settimanale di organizzarsi e protestare.
Ieri, decine di giornalisti si sono radunati fuori dal Press Club di Mumbai, in India, per protestare contro le limitazioni e gli attacchi subiti a causa degli articoli riguardanti le proteste attive da giorni nel Paese.
Frattanto, la comunità cattolica di Calcutta ha risposto all’invito di due sezioni dell’Arcidiocesi e si è unita ieri alle proteste contro la legge sulla cittadinanza (Caa) e contro il registro nazionale di cittadinanza (Nrc), che escludono i musulmani. Il quotidiano The Telegraph racconta che centinaia di persone, tra cui sacerdoti, suore e molti esponenti del clero, hanno dato vita ad una marcia pacifica, partita dalla Cattedrale di St.Paul, che inneggiava alla “molteplicità, diversità e unità della nazione indiana”. Raggiunta la statua di Gandhi in Mayo Road, i manifestanti hanno intonato in coro “Make me a channel of your peace” (“Fai di me uno strumento della tua pace”) e “We shall overcome” (“Certamente vinceremo”).
di Guglielmo Eckert