venerdì 29 novembre 2019
Il “teatro” libico non cessa di riservare interessi agli occhi di analisti e sorprese per gli osservatori. La Libia dopo essere stata, in era gheddafiana, il “tappo africano all’immigrazione” del centro nord Africa e dopo che è “saltato” il “tappo libico” conseguentemente alla deposizione del Rais, è diventata, come l’Iraq post Saddam Hussein, una sorta di “esperimento geopolitico”, che nell’empirismo generale ha prodotto sugli equilibri internazionali una difficile “ipoteca” da liquidare.
L’ex Stato libico è attraversato da pervicaci correnti “islamo-anarchiche” ed è stato diviso, dalle “pacifiche” politiche internazionali, in due “sfere di interesse”, quella che fa riferimento al maresciallo Khalifa Belqasim Haftar, capo del Lna (Esercito Libico Nazionale), uomo forte della Cirenaica e del Fezzan e quella del Gna (Governo di Unità Nazionale) con sede a Tripoli, “retta” dall’improbabile leader Fayez al-Sarraj imposto dalle Nazioni Unite. Oggi la Libia si presenta come un palcoscenico sul quale sfilano, a turno, le Nazioni interessate come per manifestare, alla “platea mondiale”, la loro esistenza ed il loro pseudo “peso” geo-strategico.
Le preoccupazioni internazionali si avvicendano e si aggrovigliano intorno a chi “sfila” su detto palcoscenico, come accaduto alcuni giorni fa quando le Forze statunitensi, stanziate in loco, si sono allarmate a causa della crescente presenza di milizie russe a fianco dell’esercito del maresciallo Haftar, che stanno combattendo contro il Gna di Tripoli. La presenza di queste milizie, con fisionomia mercenaria, connesse alla società di sicurezza privata denominata Wagner, notoriamente legata a Mosca, pone sul “piano militare” un importante vantaggio ai “programmi” di Haftar, destando forti preoccupazioni alle difese fedeli al Governo di Unità Nazionale di al-Serraj.
Un diplomatico occidentale di stanza a tripoli ha dichiarato che: “il coinvolgimento di mercenari filorussi in appoggio ad Haftar è molto serio e preoccupante e richiama uno scenario come quello siriano”. L’”atteggiamento” politico e militare statunitense, che mostra da tempo un attivismo “sottotono”, ha già manifestato una forte preoccupazione il 14 novembre a Washinton durante una riunione con una delegazione del Gna, asserendo, in un comunicato congiunto, che questo atteggiamento è “un tentativo della Russia di sfruttare il conflitto contro la volontà del popolo libico”. La Russia in risposta alle accuse USA, afferma con stizzosità, che quanto addebitatogli è falso, negando i “fatti” imputati. In questo “giuoco delle parti” che vede (sinteticamente e all’area afro-araba), l’esercito nazionale libico di Haftar (ANL) sostenuto da Egitto, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, confrontarsi con il GNA di Serraj, sostenuto dalla Turchia, la Libia rischia di essere risucchiata in una nuova rivalità tra Washinton e Mosca, collocandosi in un “rischio” con un livello di “peso specifico strategico” molto più pesante e complesso.
Tuttavia le smentite russe si stanno rivelando “flebili” a causa di numerose foto e video “raccolti” dai gruppi armati fedeli a Serraj, che mostrano documenti di identità russi, foto e istantanee su cellulari, che ritraggono combattenti moscoviti; tutto questo “materiale” è stato abbandonato in fretta dai mercenari della Wagner a seguito degli scontri armati con le truppe filo-tripoline. In conseguenza di detti scontri, da fonti libiche, non risultano ne vittime ne prigionieri, ma il sito di analisi in lingua russa Meduza con sede a Riga, rivela che detti scontri hanno causato dai dieci ai trenta morti. Ennesima testimonianza che il “pantano libico” non accenna minimamente a “prosciugarsi”, ma che diventando cronica la crisi, alza il livello delle attenzioni internazionali, ricreando, oltre che gli storici “antagonismi” politici, anche attraendo tutto quel sistema di organizzazioni, “para-politiche” e “para-belliche”, che hanno nell’area di crisi del Vicino oriente, il loro “luogo ideale di vita e proliferazione”, come la Wagner in Siria. Rammento che i combattenti della Wagner sono stati artefici, in Siria, di “articolate” operazioni militari, anche a carattere di guerriglia; in alcuni casi sono sati accusati di torture a danno di pseudo disertori dell’esercito regolare siriano di Bashar al-Assad. Un’indagine pubblicata il venti novembre, dal quotidiano russo Novaya Gazeta, tenta di “dissipare” ogni dubbio sugli artefici di tali “azioni” commesse dai mercenari della Wagner, denunciati già nel 2017.
In conclusione possiamo considerare che il “gioco alla destabilizzazione” dell’area afro-araba, tende a presentare il “conto”, manifestando crescenti “effetti collaterali” sempre più incontrollabili.
di Fabio Marco Fabbri