Hong Kong, domenica voto locale tra le proteste

venerdì 22 novembre 2019


Domenica ad Hong Kong vanno in scena le elezioni locali distrettuali. Inevitabilmente, rappresentano l’ennesimo terreno di scontro tra il potere e il cosiddetto “Movimento degli ombrelli”. Le proteste pro-democrazia da quasi 6 mesi stanno scuotendo l’ex protettorato inglese. La tornata elettorale è l’unica a suffragio universale tenuta ad Hong Kong. Per la prima volta, tutti i 452 seggi che fanno capo ai 18 consigli distrettuali saranno rinnovati, mentre tra i dati più rilevanti figura l’iscrizione nelle liste elettorali di 4,13 milioni di elettori, in aumento del 32 per cento sul voto del 2015.

Il campo pan-democratico, che schiera anche l’ex poliziotta Chaty Yau e che è privo dell’attivista Joshua Wong squalificato a fine ottobre, spera di fare il pieno di consensi come segnale per la polizia e la governatrice Carrie Lam, nonché per il governo centrale di Pechino. Il fronte pro-establishment punta sulla chiamata alla stabilità contro le violenze. Intanto, l’Alta Corte di Hong Kong ha reintrodotto, in via momentanea, e per la durata di sette giorni, il divieto sull’uso delle maschere negli eventi pubblici, malgrado a inizio settimana abbia espresso sulla misura un giudizio di incostituzionalità. La decisione, riporta il network pubblico Rthk, è stata adottata su richiesta del governo nel mentre procede il ricorso in appello contro l’incostituzionalità duramente contestata da Pechino.

Frattanto, Wong lancia un appello all’Unione europea dalle pagine dell’Handelsblatt di stamani. “L’Europa – ha affermato – finora ha fatto troppo poco. Hong Kong vive una crisi umanitaria. Addirittura medici, assistenti e soccorritori vengono arrestati e denunciati. Non si farebbe neppure in guerra una cosa del genere”. Secondo Wong, “l’Ue deve promuovere un’inchiesta indipendente ed esercitare pressione, in modo che si ponga fine alla brutalità della polizia, e che si possa arrivare a nuove elezioni a Hong Kong”. Per l’attivista, il governo di Pechino non potrà ignorare la comunità internazionale. “Abbiamo bisogno di un meccanismo di sanzioni che punisca le violazioni dei diritti umani e l’abuso di potere della polizia di Hong Kong”. 


di Lia Faldini