mercoledì 2 ottobre 2019
Chi di “Impeachment” ferisce... Conoscete il gioco degli “agenti doppi”? Quelli cioè che fanno finta di fare la spia per conto del nemico infiltrandosi poi in quest’ultimo, per assestargli la stoccata finale? Bene. Questa storia tutta americana, in un anno di campagna elettorale che si concluderà a novembre 2020, ha uno strano alone di doppio gioco. Ovvero: potrebbe essere un agente doppio di Donald Trump la “gola profonda” del Deep State che ha reso pubblica la telefonata super riservata di “The Donald” al presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, affinché la Procura generale di Kiev portasse avanti le accuse precedentemente mosse a Hunter Biden, figlio del suo sfidante alla Casa Bianca, il democratico Joe Biden, e successivamente lasciate cadere a seguito del presunto intervento del padre Joe, allora vicepresidente degli Stati Uniti, che aveva minacciato di sospendere gli aiuti americani all’Ucraina. Le ombre su Hunter non aiutano di certo la sua famiglia impegnata a raccogliere milioni di dollari dai sottoscrittori per sostenere la campagna elettorale di Joe. Stavolta vale il motto contrario: le colpe dei figli non ricadano sui loro padri, sempre che questi ultimi non li abbiano aiutati a commetterle o a evitare la giusta punizione. I precedenti hanno il loro peso in questa faccenda. Hunter infatti è stato accusato dall’ex moglie di abuso di droghe ed è finito nei tabloid scandalistici americani per la sua relazione con la vedova di suo fratello Beau, grave delitto per gli ambienti puritani americani.
Per di più, Hunter, durante l’Amministrazione Obama, di cui il padre era il vicepresidente, divenne membro nel 2014 del consiglio di amministrazione della compagnia di gas ucraina, Burisma Holding, per il modesto salario di 50mila dollari al mese, incarico al quale ha rinunciato all’inizio del 2019. Poiché Burisma aveva solidi legami con l’allora presidente ucraino Yanukovych, insorsero all’epoca dubbi sul possibile conflitto di interessi, risolti disinvoltamente dalla Casa Bianca che aveva archiviato politicamente il caso asserendo che Hunter Biden agiva come privato cittadino e, quindi, nulla quaestio. Ma i guai del giovane Biden non terminano con le sue dimissioni tardive. Trump e il suo avvocato Rudolph Giuliani accusano il padre Joe di aver minacciato di congelare aiuti per miliardi di dollari all’Ucraina, se il Governo di Kiev non avesse rimosso seduta stante il Procuratore generale Viktor Shokin, che aveva aperto un’indagine per evasione fiscale sia su Burisma che, presumibilmente, sullo stesso Hunter. Nel 2016, a seguito dell’inchiesta, il tribunale distrettuale ucraino assolse i vertici della società per non aver commesso il fatto, ma un anno dopo nel 2017 Burisma chiuse una transazione con il Fisco ucraino pagando un extra di 7,5 milioni di dollari di tasse, segno che l’indagine precedente e il Procuratore generale rimosso non erano andati molto lontani dalla verità.
Trattandosi dell’Europa dell’Est, c’è un fondato rischio di inquinamento delle prove da parte delle autorità pro-tempore. Tant’è che lo stesso Procuratore Shokin è stato a suo tempo accusato dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali di essere eccessivamente tollerante rispetto alla corruzione dilagante nel Paese, e per questo motivo ne era stata chiesta la sua rimozione che il Parlamento ucraino aveva poi avallato successivamente. In questo contesto, il sito on-line Bloomberg News, facendo riferimento alla documentazione citata nell’intervista a un alto funzionario ucraino, rilevava come l’inchiesta giudiziaria su Burisma fosse rimasta dormiente per più di un anno, fino a quando il vicepresidente Joe Biden aveva rinnovato l’invito alle autorità ucraine a disfarsi del clima di corruzione esistente nel Paese. Ed è stato proprio l’ex Procuratore generale a dichiarare a Bloomberg di non aver trovato alcuna prova della presunta colpevolezza di Joe e di Hunter Biden a proposito dell’affaire Burisma.
Ma qui siamo alla commedia della recluta che si spara sul piede per non andare in guerra. Ovvero: Trump si è tirato da solo il colpo destinato di rimbalzo a colpire a morte il suo avversario alla corsa per la Casa Bianca; fendente duplicato nel frattempo dal fuoco amico della Warren che, negli ultimi giorni, con la richiesta di impeachment contro Trump ha sopravanzato nei sondaggi (del gradimento dei democratici per la prossima nomination alla Casa Bianca) di parecchi punti il “vecchio” Biden, a sua volta coinvolto per il gioco di sponda nello scandalo ucraino. Capito il giochino?
di Maurizio Guaitoli